PICCOLO CABOTAGGIO

 

                                                                     

Dipende solo da me determinare quale piega prenderà la giornata. Al mattino, dopo la colazione, con quel vuoto che si crea, tra la voglia di fare e il non fare, tutta un’intera gamma di ipotesi, che non mi va nemmeno di esaminare. Solo fermare il tempo, indugiare a contemplare; questa è l’ora, le nove o poco più, in cui tutto può cominciare, o finire.

Alle dieci sarà già tutto esaurito, svanita l’euforia del nuovo giorno; già premono le incombenze, che si chiamano così, perché appunto incombono, stanno lì, in attesa subdole, per legarci alla routine giornaliera, con i suoi tempi, le sue scadenze, i suoi lacci dai quali non possiamo scioglierci.

E la giornata è già bella e che avviata, verso il suo esito fatale, inesorabile: non siamo più noi a dirigere la navigazione, s’è innestato il pilota automatico, che non guarda in faccia a nessuno e determina la rotta di questa esigua traversata, seguendo una linea che è già tracciata, il cui traguardo è il tramonto, stra flutti amari, incontro alla sera, con le sue pallide ombre.

  

Dal diario di un pensionato.

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