CHI HA PAURA DELLA MORTE

 

                                                            

Io! Rispose subito Pancrazio.

Non era stata neanche una domanda, se non nelle orecchie di Pancrazio, aduse a percepire il non detto, era una semplice riflessione a voce alta fatta da Maurizio, originata da una serie di considerazioni lette negli ultimi tempi sul tema della morte, da parte di menti ragguardevoli, che affrontavano lo spinoso problema da più punti di vista, con parole solenni, o dimesse, ma sempre di grande efficacia.

Al centro di questa nobile tenzone, la notizia della morte annunciata da una scrittrice di successo, nel fiore degli anni, per un male inesorabile che le concedeva soltanto pochi mesi di vita.

Ah, Maurì, seguitò Pancrazio rivolto ad un assorto maestro che sembrava imbambolato, è inutile che mi ripeti di quel filosofo lì, che diceva: non bisogna avere paura della morte, perché, se ci sei tu, non c’è la morte e se c’è la morte, non ci sei tu. Il fatto è che io ci VOGLIO essere, senza la morte.

Vedi Pancrazio, tentò di argomentare Maurizio, tutti gli esseri viventi, hanno l’istinto di conservare la vita il più a lungo possibile. Il genere umano non fa eccezione, pur essendo l’unico ad essere consapevole di dover morire, prima, o dopo.

Tutte le filosofie che si sono fatte per esorcizzare la morte, altro non sono che tentativi di rendercela meno sgradevole, più vicina a noi, al punto di chiamarla sorella come fa Francesco d’Assisi, oppure dicendo che la vita e la morte sono le due facce di una stessa medaglia, ma in fondo in fondo, ogni teoria pur buona, serve soltanto ad allontanare l’idea incombente della fine. A spostare avanti il problema e quando ci mettiamo a riflettere sulla sostanza vera della morte, pensiamo sempre alla morte di qualcun altro, mai di noi stessi, perché facciamo una gran fatica a vederci morti, a vedere il nostro corpo inerte steso su un letto funebre.

Ed in effetti, per quanti sforzi facciamo, non riusciamo a sapere come saremo da morti. Non dico di dove andremo, che quello è un altro problema, ma che figura faremo nell’ultima rappresentazione di noi stessi, di fronte agli spettatori del momento, che piangono per la perdita, che riguarda più chi resta, che non il morto.

Pace all’anima sua, concluse Pancrazio. Ma non credere di avermi convinto!

  

  

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