PARODIA
Noi cantiamo una canzone sul metro di un’altra che supponiamo nota, annunciò Maurizio, in tono molto dimesso, quasi dolente, a modo di imitazione, o, anche, calcando sulle righe, a fini satirici. Talvolta, forniamo-soltanto una brutta copia della prima, o tutt’al più, in controcanto.
Che stai a fa’ il Karaoke? Gli chiese stralunato Pancrazio, oggi è un giorno un po’ strano, ma se ti metti a fare ‘sti discorsi…
Questi sono i vari significati della parola “parodia”, rispose, non a lui, ma a tutti, Maurizio, che ci viene pari-pari dal greco, formata da “parà” che significa, a seconda dei casi, “simile”, o “contro” e “ode”, che vuol dire “canto”.
E allora cantiamo, rise Pancrazio, anche se io, ti avverto, sono stonato.
Noi cantiamo, centellinò Maurizio, quindi, e soffermò lo sguardo assente sul suo incubo, o cercando di emulare, simulando un canto ben conosciuto, a fini di semplice imitazione, o, accentuando i toni del nostro canto, sì da distorcerne il senso, per pura burla, o beffa.
Con i baffi finti? Sarebbe buffo!
Maurizio fece una smorfia, ma non rispose. Poi riprese:
Immergendoci nel mare della parodia in senso allargato, possiamo dire che, “cantare” è come “vivere”, esprimendo i nostri sentimenti e parodiare significa fingere di essere quello che siamo, o che vorremmo essere.
Ci stai facendo cadere le brache per terra, insorse Oreste, questo è un discorso da disfattista.
Parodia della vita, incalzò egli, in tutte le sue implicazioni. Con noi stessi, nei nostri rapporti sociali. Nei confronti della natura, dell’esistente e di quello che immaginiamo esserci o non esserci oltre. Una finzione, un’infinita finzione parodistica. La nostra autostima risibile, i nostri mostri sacri, le pretese conquiste.
Un fac-simile, un simulacro, la nostra boria.
La nostra cicoria.
Piantala Pancrazio, lo redarguì Silvana.
Io ho deciso che me ne fotto, esplose Pancrazio, per me vivere è vivere e basta!
Parodia della verità, vi spaventa la verità? Cos’è la verità? chiese Pilato a Gesù e non attese risposta perché non credeva esistesse.
E’ il giorno di Emmaus; Gesù è da poco risorto e si accompagna a due dei suoi ex apostoli, con loro fa un tratto di strada e con loro si sofferma a mangiare al tavolo di una locanda, senza che i due si avvedano di lui, lo riconoscano come il loro Maestro, che si è sacrificato per tutti. Ancora una volta “Quid est veritas”?
Ca…spita, questa non la sapevo…’mbè, a me sembra grave; a voi no?, chiese perplesso, girandosi verso i volti indifferenti del gruppetto di osservatori. Questa parodia ci porta sfiga!
[H1]Tuando i toni
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