LIBRARSI Sulle ali della libertà

 

                                                                     

                                                             

Nella vivida luce del mattino, un canto si librava nell’aria, rompendo il silenzio cupo delle arcate gotiche, dapprima solo un mormorio sommesso, poi un inno alto e solenne, con modulazioni di una sonorità vibrante e dolce, che toccava il cuore e infondeva nell’animo pace e speranza.

Pancrazio ricordava il mattino in cui si era trovato a passare davanti alla porta di quella chiesa ed aveva ceduto all’impulso di entrare, attratto dal canto melodioso che da essa proveniva. E grande fu la sua meraviglia nel trovarsi solo, nel tempio deserto, ad ascoltare quelle voci in coro che provenivano da una cappella laterale, e gli sembrava di essere entrato in un altro mondo.

Maurizio insensibile a tali sdolcinatezze, ne approfittò, come al solito, per impartire una delle sue stucchevoli lezioncine di lingua. 

Noi diciamo, cominciò, “librare le ali”, nel senso di aprire le ali, ma diciamo anche “librarsi in volo” dopo che, aperte le ali, l’uccello spicca il volo.    

In effetti, “librarsi”, è un derivato di “libra”, che in latino significa “bilancia” ed il suo significato è “equilibrarsi” e più ancora “rimanere sospeso nell’aria”, proprio come fanno gli uccelli, quando volano ad ali spiegate, sostenendosi sul filo delle correnti. In senso figurato, così fa anche la voce umana, quando si dispiega in larghe volute, imitando il volo degli uccelli, fra alti e bassi, secondo le leggi della gravità e dell’armonia, come è capitato a Pancrazio di ascoltare.

Ma “librare”, come pure “calibrare”, sono verbi che traggono dal concetto della bilancia, il loro significato più pertinente che è quello di “pesare”, il quale, propriamente, è un problema di equilibrio. Calibrarsi è l’attitudine a conoscere il proprio peso, sapere quel che uno vale e quindi, anche, conoscere i propri limiti.

Io mi sono pesato ieri e faccio 80 chili, affermò Pancrazio, quindi sto bene. Mia moglie Giulia, invece, dovrebbe equilibrarsi un po’ di più, perché sta ingrassando leggermente. 

Ma voi credete, continuò paziente Maurizio, che il librarsi sia tutto qui? Nel volo dell’aliante, che senza un propulsore, segue una traiettoria discendente, equilibrando il proprio peso, solo sostenuto dall’aria?

Equilibrarsi vuol dire mantenere l’equilibrio, nell’aria come nella vita. Danzare, volteggiare, sono attitudini fisiche che si apprendono con il librarsi, cioè con il mantenere l’equilibrio del corpo, così come, in senso più ampio, noi ci troviamo a fare in una qualsiasi attività che richieda equilibrio mentale, o sentimentale; la nostra è una continua ricerca dell’equilibrio fisico e spirituale.

Il canto gregoriano dei monaci del monastero, ascoltato da Pancrazio, è un esempio di perfetto equilibrio fra l’austerità del luogo, la soavità del canto e la pace interiore che ne è la conseguenza ed è la conquista più grande che si possa fare nella nostra lotta di sopravvivenza.

Librarsi ha questo di particolare, che, da un lato, significa pesare, dall’altro, con il senso di sollevarsi in volo, acquista il significato di liberarsi dal peso, per potersi innalzare, cioè elevarsi spiritualmente.

Il nostro animo è compresso dall’immensità di quanto ci sovrasta e librarsi è per esso l’unica via di fuga dalle ombre che incombono tutt’intorno.

In questo contesto, librarsi è anche liberarsi delle scorie, cercare, trovare la luce di cui il nostro spirito ha bisogno per vivere ed esprimere il meglio di sé, pur nell’equilibrio instabile del momento, perché l’equilibrio è libertà, di muoversi, di agire, di pensare e la libertà, lo sappiamo, non è una cosa che una volta acquisita, resta sempre con noi, ma va riconquistata e difesa momento per momento.

                                           Dedicato al 25 aprile, Festa della Liberazione

 

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