IL SILENZIO

 

                                                                              

Oggi, sabato santo, è il giorno del silenzio: Dio è morto, sulla terra si è fatto un grande vuoto; il Cristo è stato deposto dalla croce e il suo corpo è stato portato in un sepolcro provvisorio, un luogo dato in prestito da una persona amica benestante, data l’indisponibilità di altra sepoltura.

Nelle chiese, il prodotto della transustanziazione, il vino e il pane convertiti nel sangue e nel corpo di Gesù, dopo l’istituzione dell’eucaristia, avvenuta alla fine dell’ultima cena, è stato riposto nell’urna, il crocifisso è stato velato, le campane tacciono, tutto è fermo in attesa.

Ma in attesa di che? Chiede Pancrazio, esaltato e perplesso, perché dal racconto, che dura ormai da più giorni, della passione, fatto da Maurizio, egli ha tratto sensazioni contrastanti, da un lato di viva compenetrazione e dall’altra quasi di repulsione, per quelle cose che lui non capisce e che sono tali da angosciarlo.

In attesa della resurrezione che avverrà domani, risponde Maurizio: la pesante pietra che ostruisce l’ingresso del sepolcro, sarà rimossa e sul catafalco, che aveva sostenuto il corpo martoriato dell’uomo, rimarrà solo un lenzuolo, quello che lo avvolgeva e sul quale rimarrà stampato il suo volto.

Ma Gesù, una volta risorto e salito al cielo, ove siederà alla destra di Dio padre onnipotente, rimarrà in cielo mezzo Dio e mezzo uomo? Chiede; perché allora sarebbe diverso dal padre, che è solo spirito.

Maurizio a questa domanda non risponde.  

Le tre Marie, riprende a dire, che all’alba del giorno dopo si recheranno in visita al luogo della sepoltura, troveranno l’ingresso aperto e la stanza vuota ed un angelo le rassicurerà sulla sorte del loro figlio e signore.

Le tre Marie, in gita fuori porta! esclamò Pancrazio, improvvisamente tornato ad essere quello che era, via dalle troppe complicazioni, ho capito da dove viene la moda della gita nel lunedì dell’angelo. Partecipiamo alla festa grande, liberiamo i nostri cuori e facciamo che richiamino, con i loro battiti, i nostri migliori pensieri per una Pasqua e Pasquetta di serenità e di gioia, tanto, per la pace, è inutile nutrire troppe speranze.   

 

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