DOMENICA DELLE PALME 2023

 

                                                          

 

Dopo aver scherzato sulle nostre disavventure nella improvvida, quanto improbabile, partecipazione alla preparazione della festa dedicata a questa ricorrenza così legata alla Pasqua,  propongo ora di dedicare un attimo di riflessione su quello che questa domenica delle palme rappresenta per noi, un po’ per farci perdonare la nostra eccessiva leggerezza nell’affrontare questo tema, ma soprattutto perché, benché laici, siamo interessati all’argomento, così denso di significato, che è la passione di Gesù, alla quale la festa di oggi ci introduce.  

Questo fu l’invito rivolto da Maurizio ai soci del Circolo, alla riunione del 2 aprile 2023. Non vi attendete niente di tanto profondo: le nostre conoscenze al riguardo sono poche e male assortite, per cui, dobbiamo semplicemente esporre il nostro punto di vista su questo tema, in piena libertà di pensiero, ma rispettoso del modo di vedere altrui e senza offendere la sensibilità di alcuno.

Come sapete, oggi si ricorda l’entrata di Gesù a Gerusalemme, a dorso di un somarello, l’animale più umile che c’è e che già altre volte è comparso nella storia di Cristo, (era presente nella capanna, alla nascita del bimbo prodigioso e poi è il mezzo di trasporto per lui e per sua madre, nella conseguente fuga in Egitto), ingresso che avvenne in modo trionfale, tra due ali di folla osannante, che stendeva per terra, davanti a lui,  mantelli e cospargeva la strada di fiori, acclamandolo “Re”, ancorché la sua cavalcatura non fosse un cavallo, come si addiceva al rango dei sovrani della terra.

Egli sapeva di andare incontro alla morte e ciononostante accetta il tripudio popolare e si lascia condurre dal popolo fin sul Tempio, lungo la salita che gli abitanti di Gerusalemme erano soliti fare nel giorno della festa di Sukkot, in cui in processione chiedevano grazie al Signore.  

E’ una festa, quindi, già velata di tristezza, perché sappiamo, come lui sapeva, che la settimana che seguirà, sarà quella in cui il suo destino si compirà.

La sua predicazione al Tempio è giudicata blasfema dai dottori della Legge del Sinedrio, timorosi di perdere il proprio potere sul popolo, per le idee rivoluzionarie da lui professate e per questo viene denunciato alle autorità romane sotto cui la Palestina era all’epoca sottomessa, nella persona del Governatore Ponzio Pilato, uomo cinico e crudele.

Ed è triste constatare che il popolo, ora osannante, sarà ben presto, sobillato dai sacerdoti, indotto a chiederne la morte, preferendo, nella ricorrenza della Pasqua ebraica, in cui era tradizione liberare un detenuto, dovendo scegliere tra lui, “il figlio di Dio” e un tale Barabba, di cui si sa solo che era un ribaldo rivoltoso, accusato di omicidio, denominato Gesù Barabba, cioè “figlio dell’uomo”, sceglie quest’ultimo e Pilato decreta la condanna a morte per croce di Gesù, accusato di aver peccato contro la legge mosaica, cioè di un reato ideologico, quel Gesù contro il quale non aveva trovato alcun capo di accusa e certamente meno pericoloso, per il potere costituito del sobillatore Barabba.

Tanto fesso era  questo Pilato, da mettere in libertà uno che minacciava la quiete pubblica e condannare invece Gesù che predicava soltanto la pace? Chiese incredulo Pancrazio.

Sta di fatto, rispose Maurizio che la pace predicata da Gesù, che poi non era una pace nel senso comune, in quanto lui  aveva detto, fra l’altro, “non sono venuto a portare la pace, ma la guerra, anche tra padre e figlio”, cioè a prefigurare un mondo assolutamente nuovo, sciolto dai lacci di una tradizione che soffocava le coscienze, era quella che più temevano Kaifa, il gran sacerdote del Tempio e tutta la casta sacerdotale e, si sa che allora, come ora, il potere politico è sempre propenso ad ingraziarsi il potere religioso, per tener buona la plebe, come pure, quello religioso, si avvale del primo, per raggiungere i suoi scopi.

Non è dunque cambiato nulla? Chiese desolato l’interlocutore.

Molte cose sono cambiate, ma certe altre sono dure a morire, come ci insegna, anche, la nostra storia più recente.

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