RICETTACOLO

 

                                                                                        

Ieri sera, a tarda ora, è venuto il medico a visitare Giulia, che sta male e non portava il ricettacolo, per cui sono dovuto andare alla farmacia di turno e, dopo mille insistenze, sono riuscito a farmi dare la medicina che lui mi aveva scritto su un pezzo di carta. Ma vi sembra giusto? E’ come se il contadino andasse in campagna, senza la zappa.

La voce di Pancrazio suonava giustamente indignata ed egli guardava con sguardo fiero i suoi interlocutori, tra i quali c’era uno che non conosceva e dal banco, si era avvicinato al tavolo dove loro erano riuniti, ad ascoltare cosa stava dicendo.

Ah, ah! Esclamò ridendo il tapino, “ricettacolo”! Il medico non portava il ricettacolo!

‘Mbè che c’è da ridere? Chiese il nostro.

Non si dice “ricettacolo”, si dice “ricettario”, affermò decisamente il primo.

Eccolo! Esclamò Pancrazio, è arrivato un nuovo Maestro, che ci vuole insegnare come dobbiamo parlare! Perché, cos’è, secondo te, il ricettacolo?

Il ricettacolo è un posto adatto a ricevere determinate cose, mentre il ricettario è il blocchetto sul quale il medico scrive le ricette.

Ho detto prima che era tardi e il medico non aveva tempo di cercare un determinato posto per scrivere la ricetta e quindi…si giustificò Pancrazio, ma certo, se vi fosse Maurizio, quello ti potrebbe insegnare cosa è una ricetta.

Ma ecco che arriva Chiara, forse lei potrebbe…

Che succede? Chiese la nuova arrivata, qualcuno oggi ha avuto le traveggole? Vi vedo così agitati!

L’unica traveggola è il signore qui presente, che non sa cos’è una ricetta medica, affermò Pancrazio, risentito. 

Ah! Qui mi tocca mettere gli occhiali di Maurizio e darvi una lezione magistrale sulla ricetta, canterellò Chiara allegramente.

So benissimo cos’è una ricetta, affermò deciso l’intruso, è il suo amico che…

Come ti chiami? Lo interruppe Chiara, per parlare in questo consesso, devi prima presentarti.

Mi chiamo Paolo…rispose.

Bene Paolo, allora impara a stare zitto ed ascolta. Ricettacolo, ricetta e ricetto, perché esiste anche il  ricetto, lo sapevi? derivano da due verbi latini che sono “receptare” che vuol dire “ricettare”, nel senso di “ricevere, accogliere” e “repere”, che vuol dire “prendere”.

Il ricettatore, oggi, gode di cattiva fama, essendo per lo più colui che “riceve”  merce di provenienza illegale, per riciclarla, ma all’origine non era così: come pure il “ricettacolo”, che da esso deriva, significa luogo adatto a ricevere, in un primo tempo, oggetti di qualsiasi genere, ora quasi esclusivamente nel senso negativo di “ricetto”, che è propriamente il “rifugio”, dove si nascondono malfattori, o topi, o comunque non certo gente dabbene.

E la ricetta? Chiese a questo punto Pancrazio, ammirato di quanto aveva sentito e impaziente di giungere al dunque.

La ricetta, riprese Chiara in tono professorale, viene da “formula recepta”, che un tempo era la maniera di prescrivere una cura, da parte del medico, porgendo al paziente un foglio, sul quale era scritta la “formula” della medicina, dicendo “recipe”, cioè “prendi” quello che ti ho scritto.

Quando ancora non c’era l’industria farmaceutica, infatti, era il farmacista, all’epoca “cerusico”, che pesava le polverine delle sostanze prescritte dal medico, nella misura da lui stabilita e confezionava il medicamento da dare al cliente, dietro presentazione della (formula, sottintesa), “recepta” (ricevuta) dal medico.

Chiara tacque e rimase sospesa, in attesa di eventuali domande, da parte degli ascoltatori, i quali, però, non fecero altro che guardarsi l’un l’altro, meravigliati, tranne Pancrazio che era in cerca di una rivincita morale nei confronti di quello screanzato che aveva detto di chiamarsi Paolo.

Che ti dicevo? lo apostrofò, se il medico non portava il ricettacolo, me lo dici come faceva a farmi un ricetto? 

   

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