LA NOTTE DEGLI OROLOGI

 

                                                                  I

Grande agitazione ieri notte fra gli orologi di casa: era corsa voce che gli umani avevano intenzione di forzarli ancora una volta a compiere un atto innaturale, saltare un’ora, per fini occulti a loro e noti solo ai detentori dei poteri forti (quali? chiese l’orologio a cucù; e che ne so, gli rispose la pendola della sala, è una cosa che dicono loro) e sapevano anche che avevano scelto, per compiere il colpo di mano, l’ora più amorfa che c’è, le due (non ti offendere, disse la lancetta del cronometro al 2 del quadrante, che, sentendosi nominare era diventato rosso), che è un’ora fatta apposta per gli agguati: infatti arriva quando non è finito il primo sonno e non è ancora iniziato l’ultimo, quella che precede l’alba e tutto può avvenire.

Pancrazio doveva aver subdorato qualcosa, un’aria di rivolta che serpeggiava nell’ambiente e non si sbagliava: tutti gli orologi avevano deciso di non fargliela passare liscia, questa volta, agli umani prepotenti e si erano coalizzati per boicottare il loro intento malevolo.

Come avviene sempre nelle coalizioni, giunti al momento fatale, quello in cui occorre agire per attuare un piano, si verificano le prime defezioni: ma io c’ho famiglia, ma poi che succederà al mio piccolo da polso, ecc. ecc. e quelli che erano collegati in rete, furono facilmente fagocitati e, nonostante le proteste di alcuni, (l’orologio di un computer e quello del TV di casa), costretti a saltare dalle due alle tre, senza che potessero fare niente per opporsi, insieme a quelli dei cellulari, che, per la verità erano, fin dall’inizio, molto scettici sull’esito della rivolta.

Ne seguì uno scompiglio generale fra i rimanenti e resistenti orologi meccanici ed elettronici. Qualcuno si inceppò quando la mano del possessore tentò di girare la corona che regolava la carica e lo spostamento delle lancette, altri opposero difficoltà nascondendosi nel “mode” del congegno elettronico, ma all’alba, ogni resistenza era stata vinta e la vanagloria degli umani aveva avuto il sopravvento: ancora una volta, l’onesto mestiere di controllore, regolatore e misuratore del tempo, assegnato ad ogni orologio (Orologi di tutto il mondo unitevi), costretto a sottomettersi al corrotto mondo degli umani che chiamano legale l’ora che essi stessi creano illegalmente, perché contro il naturale corso del tempo, regolato dal movimento del sole (gli orologi possono ignorare la rivoluzione copernicana).          

Pancrazio guardava il quadrante del suo orologio da polso, mentre azionava la corona per spostare le lancette di un’ora in avanti ed intanto pensava dubbioso: chissà se Sebastiano si è ricordato di rimettere il suo orologio ed è pronto per il primo caffè del mattino?

  

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