ABOMINEVOLE

 

                                                                           

Quella mattina Maurizio era vispo, quasi allegro, segno che aveva fatto pace con Chiara, dopo la rivelazione che lei gli aveva fatto a proposito delle sue frequentazioni con un giocatore del Chelsea, durante il soggiorno londinese. Dopo tutto non si doveva essere trattato di nulla di serio, pensava e comunque l’amore che egli provava per la sua fidanzata era superiore ad ogni altro sentimento, più che mai alla gelosia, dalla quale aveva giurato di rimanere immune.

Vi ricordate dello Yeti, l’abominevole uomo delle nevi che sarebbe stato avvistato tra i monti dell’Himalaya? Esordì il magnanimo, appena “sentì” il silenzio in sala e gli occhi dei presenti rivolti verso di lui.

Ora non se ne parla più, come non si parla più del mostro di Loch Ness, un drago che vivrebbe in un lago della Scozia, che è un fenomeno analogo a quello appena citato, ma un tempo si era diffusa una leggenda su questi esseri straordinari che sarebbero apparsi a testimoni oculari, sempre in condizioni di visibilità ridotta ed in modo poco attendibile.

Non è vero! Insorse Pancrazio, io l’ho visto! Era vero ed era gigantesco, sembrava un gorilla, ma si arrampicava sui grattaceli di New York, portando nel pugno una donna, che accarezzava con un grosso dito.

Quello era King Kong ed era una invenzione cinematografica, un mostro di cartapesta, lo redarguì bonariamente Maurizio, mentre lo Yeti, secondo la leggenda, nata tra le popolazioni dell’Himalaya, ma propagatasi poi per il mondo intero, con caratteri di verosimiglianza, era un essere in carne ed ossa ed incuteva paura.

Per la verità, le uniche testimonianze che abbiamo di questo essere mostruoso, sono di persone non note, che, in maniera estemporanea, affermavano di averlo visto vagare per i monti e di aver trovato, dopo il suo passaggio delle orme enormi che lasciava sulla neve, che poi si sono perse nella tempesta. Avrebbe avuto sembianze umane in forma mostruosa, di un uomo-orso.

A noi non interessa approfondire il discorso sulla attendibilità o meno delle così dette testimonianze, tanto più che oggi la leggenda appare archiviata, ma è utile, invece, indagare sull’appellativo di “abominevole”, sotto il quale l’essere leggendario è passato nell’immaginario collettivo.

Abominevole è per noi, oggi, ciò che fa ribrezzo e che non vorremmo mai vedere. In realtà, la parola ha origini in po’ diverse, derivando dal greco “ab” che indica il  distacco, l’allontanamento e “omen” che vuol dire “presagio”, quindi il significato sarebbe quello di una ripulsa di un presagio, sfavorevole per giunta, con l’ulteriore precisazione che se all’originario “oman” si aggiunge una “s”, sì da formare il più antico “osman”, ne deriverebbe che il presagio di cui parliamo, sarebbe quello fatto oralmente da qualcuno, un oracolo, perché la desinenza “os” vuol dire, appunto, “bocca”.

Non vi è, quindi, nessuna attinenza fra l’origine della parola “abominevole” e l’epiteto dato allo Yeti, che nella realtà dei fatti, è invece frutto di un errore di traduzione commesso a suo tempo, dell’espressione nepalese “yeh-teh” che veniva usata per indicare l’essere sconosciuto, e che significa soltanto “quella cosa là”, mentre “abominevole” deve essere stato aggiunto dopo, forse a seguito delle descrizioni fatte dai sedicenti testimoni di questo mostro orrendo, nel significato che noi oggi diamo a questa parola.

Perché, in ultima analisi, mi preme ricordare che, come è avvenuto con molte altre parole, anche per “abominevole”, l’evoluzione subita dall’uso, nel tempo, ha portato ad un ampliamento del significato originario, che, partendo dal senso di respingere un presagio infausto, è passato ad indicare tout-court, il senso di repulsione per il ribrezzo che si prova di fronte ad ogni cosa che susciti ripugnanza, mentre si è perso il senso dell’oggetto della repulsione, che era il presagio.

A proposito, ragazzi, sapete da che viene il termine ripugnante? Dal latino “repugnans”, formato dal prefisso “re”, che significa “addietro” e il verbo “pugnare” che vuol dire “combattere”, quindi ripugnante è ciò che noi respingiamo con forza perché contrario ad ogni nostro modo di sentire.

Era un po’ che Pancrazio ascoltava le parole del Maestro, rimuginando qualcosa dentro di sé e torvo in viso, poi alla fine esplose: Tutto questo discorso per dire che non debbo più andare al cinema? Chiese esterrefatto.     

Qualcosa mi dice che tu sei rimasto ancora al presagio, ironizzò Maurizio.

In realtà, seguo Sottocorona sulla 7, per le previsioni del tempo, è male? Rispose indispettito il drudo.

Acc! (nota del compilatore) Il drudo? E che vuol dire? Avrebbe chiesto l’interessato. Originariamente “amante fedele”, ora ha un senso un po’ spregiativo, quasi buffo, avrebbe risposto, evasivo, Maurizio. 

Commenti