SPELONCA

 

                                                                       

Ma perché parliamo di due cose così lontane tra loro, come la spelonca e la specola? Solo per via dell’assonanza tra i due termini? Chiese Oreste e Maurizio rispose, rivolto a tutti gli ascoltatori:

A me piace spaziare, anche al di fuori dei normali canoni, in cerca di curiosità e trovare convergenze, o discrepanze, tra cose vicine o lontane, magari anche scontate, ma che, a rifletterci, possono ancora darci qualche punto di riflessione.

Anche io, esordì Pancrazio, ieri notte ho avuto discreti dolori di pancia, che mi hanno fatto riflettere su quello che avevo mangiato, ma per fortuna senza crepanze.

Maurizio finse di non aver sentito e continuò:

La spelonca è una caverna che si addentra nelle viscere della terra. Dal latino “Spelunca”, che significa  “grotta”, ha la stessa radice del greco “spelaion” , da cui deriva speleologia, la scienza che studia i luoghi sotterranei della terra, anche per quanto riguarda l’eventuale presenza dell’uomo nelle caverne (speleologia antropica) o di altri esseri viventi.

La specola, invece, è un osservatorio astronomico, la parola italiana deriva dal latino “specula”, che prende origine dal verbo “specere”, “guardare”. Per mezzo di essa è possibile studiare le profondità dell’universo.

Quindi, andando dalla spelonca alla specola, si va , per così dire, dalle stalle alle stelle.

Speculare (p.e. in borsa) è un guardare, appuntare l’attenzione, su qualcosa o qualcuno per trarne profitto. E la cosa non ci interessa.

Più volte abbiamo parlato del significato delle parole, specificando ogni volta che, al di là del senso stretto di esse, spesso si trova un significato più ampio, ideale; un senso figurato, che trascende quello originario, limitato all’oggetto trattato, per acquisirne uno di valore generale, applicabile a molte altre occasioni di cui il nostro linguaggio è ricco.

Se pertanto prendiamo queste due parole, Spelonca e Specola, apparentemente simili, vediamo subito che la prima, la spelonca, è essenzialmente un luogo oscuro, profondo, una grotta.  La stessa parola, acquista col tempo anche il significato di abitazione, rozza e scadente, sulla scia di quella che deve essere stata la dimora degli uomini primitivi. Mentre la specola, è un luogo aperto, luminoso, scelto come punto di osservazione della cupola celeste, cioè, un osservatorio astronomico.

Ma perché vi sto dicendo questo? Non perché tra la spelonca e la specola, passano millenni di storia dell’umanità, ma soprattutto per far rilevare che, attraverso la storia dei due termini, si passa dalla osservazione di quello che è sotto i nostri piedi, dentro la Terra, ad alzare lo sguardo fuori, verso il cielo, per osservare tutto quanto ci sovrasta.

Quindi da una parte ci addentriamo nei misteri delle viscere della terra, mentre dall’altra, spicchiamo il volo per la conquista dell’universo, per fortuna finora solo in senso figurato, di acquisizione di tutte le informazioni che, dallo studio dell’astronomia, ci possono aiutare a comprendere la complessità e l’enormità rappresentate dal mistero del creato.

Dico per fortuna, perché ritengo che da un eventuale quanto improbabile, almeno per il momento, viaggio interstellare, che ci portasse a scoprire nuovi mondi, ci sarebbe ben poco da sperare, circa la possibilità di modificare la nostra natura umana, tesa sempre al dominio e all’egemonia, per portarla al superamento dei conflitti e delle mire espansionistiche, che finora hanno caratterizzato il nostro assurdo modo di essere.

Tu, Pancrazio propenderesti di più per la caverna, o per la specola?

Io sto bene a casa mia. Tuttalpiù, qualche week-end a Colleminuccio, d’estate, per stare all’ombra di un bel fico e godermi la frescura, e, se proprio dovessi scegliere, pretenderei una bella villa con giardino, vista mare, possibilmente lontano da posti molto affollati.

Ma perché, per te propendere equivale a pretendere?

Mai senza il tuo consenso! Ma qui siamo alle propaggini di un nuovo discorso, non ti pare?

Per l’osservatore attento, sarebbe stato interessante notare una vena che pulsava su una tempia di Maurizio, mentre rivolgeva uno sguardo sgomento, da lui agli altri astanti, che pendevano inebetiti, dalle sue labbra.         

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