SGOMENTO
Quel giorno di venerdì 17 che precedeva il Carnevale, Pancrazio tardava ad affacciarsi al bar, come solitamente faceva, intorno alle nove del mattino, sempre allegro e sorridente e Sebastiano cominciava a nutrire una certa preoccupazione per il suo amico e sodale; non è da lui, pensava, deve essergli successo qualcosa e già che la giornata si presentava sotto cattivi auspici, dal punto di vista della scaramanzia, con segni contraddittori quanto alle congiunture di due segni negativi, il venerdì e il 17, notoriamente infausti e la strana coincidenza con l’imminenza della festa più controversa dell’anno, il Carnevale, durante il quale, si sa, ogni scherzo vale e quale potrebbe essere lo scherzo che il destino avrebbe potuto riservare al povero Pancrazio? I primi due segni, entrambi negativi, si annullavano a vicenda, ma il terzo, il più temibile, lo scherzo di un destino avverso, restava in piedi, minacciosamente.
Non che io sia superstizioso, diceva a Maurizio, esternandogli le sue preoccupazioni, circa il 17, il venerdì e il Carnevale, ma mi sembra di aver notato ieri sera che Pancrazio fosse un po’ sgomento.
Sgomento Pancrazio? Rispose Maurizio, ma no! Era solo incerto su quale travestimento adottare per il martedì grasso, in vista del veglione al quale intende partecipare.
Egli è tetragono ai colpi di fortuna, aggiunse Oreste e certamente non si lascia intimorire da queste premonizioni.
Sì, però non glielo dite che è tetragono, ironizzò Maurizio, altrimenti s’incazza. Quanto alla fortuna, bisogna intendersi, se con essa intendiamo come facevano i romani, il destino, o se per fortuna intendiamo l’evento propizio, in contrapposizione alla sfortuna, o meglio alla sventura, che ne è l’esatto contrario.
Perché solo nel primo caso possiamo parlare di resistenza ai colpi del destino, che è volubile e comprende eventi favorevoli e sfavorevoli.
Quante storie, si sentì proferire da una voce che proveniva dall’ingresso del locale, ma sì, era la voce di Pancrazio, giunto all’improvviso, che faceva irruzione nel bar, portando una ventata di scompiglio, tra gli amici, in apprensione per lui.
Sono davvero sgomento, annunciò con fervore, per il Carnevale avevo scelto una maschera forte, volevo vestirmi da Don Rodrigo, mi hanno detto che era un tipo in gamba, ma mia figlia Evelina, mi ha detto che, per rimanere con i promessi sposi, mi vedeva meglio nelle vesti di Don Abbondio. Ammesso e non concesso, seguitò, poi, che io voglia rimanere con questi sposi che neanche conosco, perché mai dovrei vestirmi da prete, se io, nella mia vita, mi sono sempre astenuto da questioni clericali?
Poco fa, Pancrazio, si parlava proprio di te ed io ho detto che tu non ti saresti mai fatto prendere dallo sgomento, affermò Maurizio. Lo sgomento è un avvilimento che prende lo spirito di fronte ad eventi di cui si teme che non si possano affrontare le conseguenze. La parola “sgomentare” viene dal latino “ex-commentari”, che vuol dire “riflettere”, in quanto derivato dalla parola “mens-mentis”, la mente. Quindi si tratta di una reazione della mente, di fronte a qualcosa che spaventa ed induce il soggetto a riflettere.
Tu, su che cosa devi riflettere?
Saranno cazzi miei, che ne pensi? Se proprio lo vuoi sapere, io sono tretagono ai colpi e la fortuna non mi abbandona mai.
Ma nei panni di Don Abbondio vedo piuttosto te, con la tonaca e con gli occhiali, che non me, che sono anticlericale! Rispose il desso, notevolmente sulle sue.
Sei anche un mangiapreti? Interferì flebilmente Oreste.
Guarda un po’ che questo oggi mi deve fare incazzare! Per pranzo ho ordinato a Giulia un piatto di strozzapreti, che è una pasta senza uovo che si fa a Colleminuccio, condita con i soffricoli di pancetta. E si diresse al bancone: dammi un cordiale, Seba, ne ho proprio bisogno per non essere sgominato.
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