CUCUZZOLO

 

                                                                         

Renzo, in piedi davanti al tavolo dell’avv. Azzecca-Garbugli, dal quale si era recato per denunciare le molestie subite dalla sua Lucia, da parte di Don Rodrigo, è fortemente imbarazzato e, non trovando le parole appropriate, con una mano regge il suo cappello per il cocuzzolo e con l’altra lo fa girare.

E’ bella e realistica questa immagine del giovane esuberante che era il promesso sposo di Lucia, indignato per quanto le era accaduto e nello stesso tempo in difficoltà con la lingua, lui, povero analfabeta, di fronte allo scilinguagnolo dell’anfitrione, fintamente accattivante, ma in realtà incubo del suo succube cliente.

Questo cappello, un cappello da contadino del ‘600, doveva avere una foggia particolare, una calotta a forma di cono, con falde larghe spioventi, per cui l’atto di tenerlo per la sommità, era naturale ma nel contempo, esprimeva tutto il disagio del giovane di fronte al personaggio famoso che aveva di fronte, lui in piedi e l’avv. seduto nella sua ampia poltrona, che incuteva soggezione.

Pancrazio non capiva per quale motivo, Maurizio stesse dicendo quelle cose e ad un certo punto decise di uscire allo scoperto.

Senti, disse, rivolto a lui come se quello stesse parlando solo a lui, io non conosco questo Renzo, ma so che io, a quell’Azzecca che cosa, gli avrei dato una bella papagna sulla cocuzza, altro che rigirarmi il cappello fra le mani. Trattare così quel povero contadino, solo perché lui c’aveva l’istruzione e l’altro no! E’ una vergogna!  

Hai detto cocuzza? La cocuzza è la testa; il cocuzzolo à invece una parte della testa e precisamente quella più alta. Mi hai prevenuto, in quanto io là volevo arrivare, a dirvi che tutto parte dalla zucca: i latini chiamavano la zucca “cucutia”, da cui viene il nostro cocuzza, e tutt’e due indicano quel cucurbitaceo, ma per somiglianza, anche la testa umana, termine che poi è diventato cucuzzolo per indicarne solo la parte superiore.

Dopo la testa, il cappello, che si pone in testa, ma non tutto; il cucuzzolo è solo la parte più alta di esso: così, oltre ai capponi di Renzo, sbatacchiati lungo la via che lo conduceva dall’avvocato, rimuginando quello che doveva dirgli, anche il cucuzzolo dello stesso personaggio del Manzoni, entra nella storia della letteratura.

Ma non basta, anche la montagna ha il suo cucuzzolo, eccome!

Sali che ti Sali, un passo dopo l’altro, il panorama diventa sempre più ampio, arioso, il silenzio più profondo, il respiro affannoso, ma il cucuzzolo è sempre là, in cima alla vetta, che sembra irraggiungibile. Anche l’aquila sembra non interessata a sovrastarla, piuttosto si aggira con il suo “nero volo solenne”, sulle teste degli escursionisti, che la tengono d’occhio, non si sa mai…

Il cucuzzolo a questo punto ha preso il volo anch’esso e non c’è cosa che non ne abbia uno. Ma è meglio non esagerare, si potrebbe rischiare il ridicolo: il cucuzzolo del pan grattato, no!

Mi sembra, disse saggiamente Pancrazio, che con questo cucuzzolo (ma non si può dire pure cocuzzolo- certo rispose Maurizio - è uguale), abbiamo toccato il punto più alto dei nostri discorsi, ma non mi azzarderei a dire che il cucuzzolo di Maurizio deve ancora venire!  

   

                                                                           CUCUZZOLO

 

Renzo, in piedi davanti al tavolo dell’avv. Azzecca-Garbugli, dal quale si era recato per denunciare le molestie subite dalla sua Lucia, da parte di Don Rodrigo, è fortemente imbarazzato e, non trovando le parole appropriate, con una mano regge il suo cappello per il cocuzzolo e con l’altra lo fa girare.

E’ bella e realistica questa immagine del giovane esuberante che era il promesso sposo di Lucia, indignato per quanto le era accaduto e nello stesso tempo in difficoltà con la lingua, lui, povero analfabeta, di fronte allo scilinguagnolo dell’anfitrione, fintamente accattivante, ma in realtà incubo del suo succube cliente.

Questo cappello, un cappello da contadino del ‘600, doveva avere una foggia particolare, una calotta a forma di cono, con falde larghe spioventi, per cui l’atto di tenerlo per la sommità, era naturale ma nel contempo, esprimeva tutto il disagio del giovane di fronte al personaggio famoso che aveva di fronte, lui in piedi e l’avv. seduto nella sua ampia poltrona, che incuteva soggezione.

Pancrazio non capiva per quale motivo, Maurizio stesse dicendo quelle cose e ad un certo punto decise di uscire allo scoperto.

Senti, disse, rivolto a lui come se quello stesse parlando solo a lui, io non conosco questo Renzo, ma so che io, a quell’Azzecca che cosa, gli avrei dato una bella papagna sulla cocuzza, altro che rigirarmi il cappello fra le mani. Trattare così quel povero contadino, solo perché lui c’aveva l’istruzione e l’altro no! E’ una vergogna!  

Hai detto cocuzza? La cocuzza è la testa; il cocuzzolo à invece una parte della testa e precisamente quella più alta. Mi hai prevenuto, in quanto io là volevo arrivare, a dirvi che tutto parte dalla zucca: i latini chiamavano la zucca “cucutia”, da cui viene il nostro cocuzza, e tutt’e due indicano quel cucurbitaceo, ma per somiglianza, anche la testa umana, termine che poi è diventato cucuzzolo per indicarne solo la parte superiore.

Dopo la testa, il cappello, che si pone in testa, ma non tutto; il cucuzzolo è solo la parte più alta di esso: così, oltre ai capponi di Renzo, sbatacchiati lungo la via che lo conduceva dall’avvocato, rimuginando quello che doveva dirgli, anche il cucuzzolo dello stesso personaggio del Manzoni, entra nella storia della letteratura.

Ma non basta, anche la montagna ha il suo cucuzzolo, eccome!

Sali che ti Sali, un passo dopo l’altro, il panorama diventa sempre più ampio, arioso, il silenzio più profondo, il respiro affannoso, ma il cucuzzolo è sempre là, in cima alla vetta, che sembra irraggiungibile. Anche l’aquila sembra non interessata a sovrastarla, piuttosto si aggira con il suo “nero volo solenne”, sulle teste degli escursionisti, che la tengono d’occhio, non si sa mai…

Il cucuzzolo a questo punto ha preso il volo anch’esso e non c’è cosa che non ne abbia uno. Ma è meglio non esagerare, si potrebbe rischiare il ridicolo: il cucuzzolo del pan grattato, no!

Mi sembra, disse saggiamente Pancrazio, che con questo cucuzzolo (ma non si può dire pure cocuzzolo- certo rispose Maurizio - è uguale), abbiamo toccato il punto più alto dei nostri discorsi, ma non mi azzarderei a dire che il cucuzzolo di Maurizio deve ancora venire!  

   

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