MESTO RITORNO ALLA REALTA'
MESTO RITORNO ALLA REALTA’
Il galeone che ancora trionfava nelle nostre case, nelle nostre mense, nelle nostre menti, è ormai scomparso alle viste, oltre l’orizzonte che ormai è vuoto; con sé ha portato la mesta cerimonia dello smontaggio di presepi e alberi di natale, confinati in cassette da riporre negli sgabuzzini. Anche le luminarie si spengono, una alla volta e torna l’atmosfera della norma, della vita che scorre indifferente, ignorando le nostre disillusioni.
Ci accorgiamo senza sorpresa che nulla è cambiato di quello che avevamo alimentato nelle nostre vacue aspettative.
Umorismo becero e vigliacco, quello dei militari russi che, la notte di Capodanno hanno bombardato l’Ucraina con missili su cui era scritto Buon Anno.
In Iran è stato condannato a morte un ragazzo di 18 anni, con l’accusa di “guerra e rivoluzione”. Esecuzioni avvengono quotidianamente di giovani rivoltosi che si ribellano ai soprusi degli ayatollah.
In Afghanistan i talebani al governo, vietano alle donne di studiare e di lavorare.
Addio ad ogni speranza di pace e di progresso per l’umanità, il nuovo anno si apre all’insegna del più nero dei pronostici. Non ci aspettavamo miracoli, ma solo che si fermasse la corsa verso un generale imbarbarimento della nostra specie.
Non è un apologo, se non nella sua accezione più semplice di narrazione, il racconto di un anno, che non è una favola e non ha intenti educativi; non è un’apologia, perché nell’anno che si è appena chiuso, non c’è nulla di rivendicare, o da difendere, ma si tratta proprio di un epilogo, cioè di qualcosa che si chiude, si esaurisce, finisce e può essere un sogno, un’illusione, comunque, qualcosa in cui avevamo creduto.
Un crepuscolo degli ideali più belli, la pace, la sapienza, l’importanza della scienza, la fratellanza fra i popoli, l’unità negli intenti di progresso e di miglioramento, la giustizia uguale per tutti, ecc.
Ed è mesto, perché nato sotto una cattiva stella, non l’epilogo che ne chiude il cerchio, ma, a cominciare dal prologo, per tutto lo svolgimento, fino alla fine della narrazione, di un anno trascorso in maniera infausta.
Guerre, crisi energetiche, cambiamento climatico, siccità e desertificazione, inondazioni, frane, con la pandemia aggrappata come una scimmia alle nostre spalle, che ha eroso ogni nostra certezza, creato barriere ideologiche tra di noi, facendoci dubitare di tutto, al culmine di un processo di dissolvimento delle ideologie.
Un ultimo segnale del decadimento è quanto avvenuto in Italia: gli italiani, democraticamente, con il voto, hanno ridato il potere alle forze che giusto un secolo fa, se lo erano preso con la violenza e la sopraffazione, immemori dei lutti e delle disgrazie che ne conseguirono, gettando nella polvere il senso profondo di una libertà riconquistata con la lotta e il sacrificio di molti e di fatto disconoscendo quei valori che da più di settanta anni ci hanno guidato.
Il sogno è il galeone. La vita è la vita ed è ancora tutta da vivere.
Ci rallegra la previsione fatta da un utente, sulla scia del galeone, che dice la vita è come una nave che procede tra bonacce e tempeste, ma è ancora lontano il porto presso il quale si ancorerà.
Speriamo.
- Lucio Di EugenioTi comunico una mia visione della realtà: talvolta immagino che io sia l'unico vero esistente e che tutto ciò che costituisce la mia vita sia come una scenografia teatrale funzionale per me, una scenografia su cui influisce il mio modo di "volerla percepire" e questo ne determina gli accadimenti. Ovviamente immagino che ciascuno possa percepire così il suo esistere. Uno dei tanti misteri della psiche ...
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