LA MERLA, LA VECCHIA E LA CANDELORA

 

 

                                                      

Pancrazio, mi sai dire, chiese Maurizio, perché di questi tempi si parla dei giorni della merla e dei giorni della vecchia, con la Candelora in mezzo?

L’ho sentito da qualcuno, ma non gli ho dato retta, erano tutte scempiaggini, qualcosa come una vecchia che prese in prestito tre giorni per fregare una merla, ma non so cosa c’entri la Candelora, che è un giorno della Madonna.

Hai fatto una gran confusione, interloquì Sebastiano, dal bancone, i giorni della merla sono quelli in cui ci troviamo, gli ultimi tre di gennaio e si chiamano così per via di una merla bianca (si è vista mai una merla bianca?), che per il freddo si riparò nel comignolo di un camino e diventò nera di fuliggine (una boiata); mentre invece i giorni della vecchia sono gli ultimi tre di marzo, ma lì la storia è un po’ più complicata…

Ma no, che dici? Intervenne Silvana, al suo fianco, è molto semplice: una vecchia che pascolava le pecore, cercando lungo tutto il mese di marzo, che allora era di 28 giorni, di proteggere i suoi animali e soprattutto i teneri agnellini da poco nati, dall’incostanza del tempo, che in quel mese è notoriamente inclemente, giunta all’ultimo giorno e credendo di essere ormai fuori pericolo, si permise di sfottere marzo dicendo: smetterai ora di fare il pazzo. Marzo, offeso, si fece prestare tre giorni da aprile e quando la vecchia uscì con il suo gregge, scatenò una tempesta che ancora oggi ci ricordiamo.

Bene così, riprese le fila Maurizio, e la Candelora, che cade il 2 di febbraio? Chi mi sa dire qualcosa al proposito?

A lu prim’ la Blasciol’ a li dù la Cannellor’, o ci nengue’ o ci piove; se ci sta lu solitil, stem mezz a lu ‘nvernarill, se ci sta lu sol bon, da lu ‘mbern sem for. La voce era di una persona nota, che nessuno vide, ma che tutti ricordavano, la voce della tradizione.

Sì, è vero, zia Gina ripeteva questo detto e mi sembra molto appropriato. A ben guardare, la merla, la vecchia e la Candelora sono unite da un solo motivo conduttore: l’ansia di superare l’inverno, a partire dalla merla, che si trova nel punto più freddo di questa stagione, fino alla vecchia, in cui si nutre il timore che, con la primavera alle porte, si possa verificare un colpo di coda dell’inverno, che cancelli i primi segni del risveglio della natura, che a noi sembrano tanto promettenti, come i primi germogli, i primi nidi di uccelli, l’arrivo delle prime rondini, che morirebbero per il freddo; e la Candelora che fa da barometro della situazione: la tradizione vuole che se nei primi due giorni di febbraio il clima sarà mite, la primavera tarderà ad arrivare, mentre, al contrario, se il tempo sarà rigido, la stagione primaverile sarà più vicina e questo è quello che noi tutti ci auguriamo. In netto contrasto con quanto affermato con la credenza precedente. Come si vede, i detti e le tradizioni popolari, hanno licenza di contraddirsi liberamente.

Caspiterellina, commentò Pancrazio, quante baggianate per dire che sentite freddo! Ma per ora dobbiamo stare attenti a non diventare neri come quella merla.  

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Commenti