DIMMI COSA LEGGI

 

RIPROPOSTO da FB, un post di 6 anni fa  

 


  • Dimmi cosa leggi ...e ti dirò chi sono. Non ho la pretesa di capire chi sei tu attraverso le letture che fai. Non mi permetterei mai di giudicare. Leggere è come vivere e ciascuno si adatta a quello che per lui è il modo migliore di fare l'una o l'altra cosa.
    Potrei al massimo dirti cosa leggo io e dal confronto, trarne conclusioni per me, non per te, che sei sicuramente migliore di me. Ora è ovvio che non posso confrontarmi con chi mi dice che ad otto anni, in un mese ha letto tre libri di Dostoijesky. Ne rimarrei sopraffatto, schiacciato. E mi verrebbe voglia di andarmi a nascondere in un tunnel. E io invece vorrei conservare di me un buon grado di autostima, se non altro, per essermi fatto da solo, senza alcun maestro, almeno in questo campo. Da quando ho scoperto i libri, mi sono circondato di libri, ho cercato sempre libri, per me erano la cosa più importante (dopo gli affetti familiari, ovvio) ed il mio sogno era poter vivere sempre in mezzo ad essi.
    Confrontarsi con i geni, mai, non sarebbe salutare; come per un musicista confrontarsi con Mozart, che a otto anni componeva musica immortale. Il povero Salieri, che pure non era musicista da poco, ne fu distrutto.
    Dunque comincio col dire che non sono stato molto precoce. Ho scoperto la lettura, più o meno, intorno all''età dello sviluppo', quella che oggi si chiama la 'teen age'.
    Sorvolo sulle prime letture, fatte appunto in quell'epoca, perchè di esse ho parlato in altra occasione e non mi sembrano molto significative. E' pressappoco lo stesso percorso che fanno tutti i ragazzi che bene o male leggono. Non che non siano formative; sono soprattutto letture di storie di avventure fantastiche, di coraggio. che hanno un grande impatto sull'animo giovanile.
    Ho letto molto, ma giunto a questa fase della mia vita, mi accorgo di aver tralasciato tante altre cose e di avere delle lacune immense. Invidio quelli che vantano di aver letto tutto, dai classici ai grandi scrittori dell'ottocento e primo novecento, fino ai contemporanei e sanno snocciolare i nomi degli ultimi arrivati, gli esordienti, di cui compilano graduatorie di gradimento, se non veri giudizi critici. Quelli che in ogni campo sanno di avere in pugno la verità e marciano orgogliosi di quello che sono o credono di essere.
    Io vivo nel mio piccolo; le mie letture sono state sempre fine a se stesse. Se ho avuto la sensazione di aver fatto delle scoperte o delle conquiste, esse sono rimaste nel mio intimo, non sono mai state oggetto di vanterie o esibizionismi. E ti confesso una cosa, di ogni libro che ho letto, dal Don Chisciotte ad Affinità elettive, da Guerra e Pace, alla Ricerca del Tempo Perduto, dall'Uomo senza Qualità, Ulisse o La coscienza di Zeno, Il Deserto del Tartari, La Luna è Tramontata, Il Vecchio e il Mare, e tanti altri, ho sempre conservato un ricordo affettuoso che nascondeva la consapevolezza di non aver penetrato fino in fondo il senso, il messaggio del libro stesso, per quanti sforzi facessi a comprenderne l'essenza. Come avvicinarsi a qualcosa che percepisci come grande, ma di cui ti sfuggono alcuni componenti, un mistero senza via di uscita, un'occasione, in parte, persa. E torneresti sui tuoi passi, a ritroso, ma le pagine ti sembrano mute.
    Ogni libro ha una storia troppo grande per poterla fare propria fin nel profondo dell'animo. C'è sempre qualcosa che ti sfugge. C'è la vita dell'autore, c'è la sua personalità, oltre all'oggettività di quanto narrato. E nessuno, secondo me, può avere la presunzione di aver capito tutto, di aver penetrato anche i più segreti pensieri. Moby Dick, per esempio, oltre la grande metafora del leviatano, oltre le bellissime scene di mare della lotta degli uomini contro la natura, sei certo di aver capito quale segreto nascondesse il cuore esacerbato del capitano Achab? Conosci forse ogni risvolto dell'animo contorto di Celine, quando scriveva Viaggio al Termine della Notte?
    Penso che un libro, qualsiasi libro, abbia un significato che va oltre la figura stessa dell'autore, è un mondo intero che si apre davanti a te, che si disvela ai tuoi occhi, mano a mano che ti addentri nelle pagine scritte da chi aveva l'intento di farti partecipare ad una specie di epifania, un evento troppo grande per essere contenuto dentro di noi, per quanto vasto voglia essere e ricco il nostro paesaggio interiore. Rimane la meraviglia, lo sgomento, la voglia di saperne di più, di soffermarsi. E se dopo aver letto un libro, o visto un film, ti ritrovi a farti domande alle quali non sai rispondere, vuol dire che quel libro o quel film ti ha colpito: il messaggio forse era proprio quello di obbligarti a pensare.

    Commenti: 6


  • Romolo Bosi
    Perfetto: hai chiuso in bellezza con Kant. il quale a proposito di arte la definiva come quella cosa che dà da pensare. È una delle definizioni di arte che più si avvicinano ad un comune sentire e che è in ogni caso una questione di cui da millenni si dibatte e che solo nel settecento ha avuto la definizione di disciplina che è quella di “Estetica”. Ho letto qualcosa di estetica a cominciare dalla durissima “Critica del giudizio” di Kant e di altre ancora.Per la cronaca mi fa piacere informarti che un nostro concittadino, Pietro Montani, è stato docente di Estetica alla Sapienza ed aha scritto sulla materia diversi testi. L’ultimo dei quali è “BIOESTETICA” senso comune tecnica ed arte nell’era della globalizzazione. ed. Carocci. Leggo questa roba da sempre con grande fatica e difficoltà non avendo fatto studi adeguati, ma il desiderio di sapere è più forte delle mie modeste capacità di studio. Ma che fa? io sono un dilettante: leggo per diletto e sto in buona compagnia: lo ha detto Gohete...e qui perdonami l’ovvia presunzione. Complimenti per i tuoi specialissimi post, cominciano ad essere così tanti e belli che potresti cominciare a pensare ad un tuo libro intitolato “facebookiana”...un po’ brutto in verità. A presto

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    Bruno Aielli
    Caro Romolo, diglielo a Simone che noi siamo Self made men, altro che dotti! a me nessuno a scuola ha fatto qualcosa per insegnarmi ad amare i libri. Ti ringrazio per le belle parole, che vorrei contraccambiare. I tuoi scritti sono chiari e documentati, veramente interessanti. Alle prossime occasioni. Ti saluto.


  • Giuseppe Simone Aielli
    Barthes (che amo perchè si occupò di fotografia) diceva che l'autore di un testo è del tutto irrilevante. Per esempio gli uomini primitivi non avevano bisogno di sapere chi era l'autore di una certa leggenda, gli bastava l'affabulazione. Mi intimoriscono i dotti come voi, però buona l'idea della Facebookiana (segno dei tempi...). E' ora che scrivi di più...
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    Bruno Aielli
    Caro Simone, accetto il consiglio, scriverò di più, se prometti di partecipare. Amo sentirti intervenire e mi piace essere contraddetto. Barthes aveva senz'altro ragione: l'opera è staccata dall'autore; è cosa a sè, tuttavia in alcuni casi penso che non si possa prescindere dalla personalità di chi l'opera l'ha concepita. Un esempio: Omero forse non è mai esistito, eppure si è sentita la necessità di raggruppare tutte le storie dell'epopea omerica sotto il nome di un solo autore, vero o presunto. Tra l'altro cieco, come un altro grande affabulatore moderno, Borges, due grandi vecchi non vedenti, che scrutano nel buio i destini dell'umanità.


  • Giuseppe Simone Aielli
    Volevo dire "scrivi qualcosa di più grosso". Un libro...


  • Lucio Di Eugenio
    Azzzz, concordo!

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