A MEZZA STRADA
A META’ STRADA
“Vogliono convincerci che siamo solo ossa e carne, ma noi ben “sentiamo” che la nostra vera identità è immateriale ed è quella che volitivamente usa il corpo, essa è immateriale come l’elettricità che dà vita ad un computer”
considerala una simpatica provocazione per Maurizio, Pancrazio e gli altri dello Zibaldino.
Lucio Di Eugenio, lunedì 9 gennaio 2023.
Caro Lucio,
Qualcosa deve averti suggerito questa simpatica “provocazione”, perché, per combinazione, quando l’ho vista, stavo giusto meditando – faccio per dire – sullo stesso argomento, ma da un altro punto di vista.
Tu parli di identità immateriale ed io invece di forza spirituale, altrettanto immateriale, due aspetti di uno stesso concetto. Accetto comunque con piacere la “provocazione” e do la parola ai miei personaggi:
Non voglio parlare di anima, stava dicendo Maurizio, non voglio dire psiche, voglio parlare di me, persona, della mia irresolutezza. Del mio corpo, stanco, della mia mente, debole, che non mi consentono di affrontare un problema con determinazione e prendere una decisione risolutiva.
La domanda principale, ovviamente, è: credere o non credere?
Per molto tempo, laddove molti coltivavano certezze, io covavo il dubbio. Ma la cosa non mi preoccupava, non avvertivo l’urgenza di decidere, spostavo avanti la risposta, mi dichiaravo scettico.
Ma l’anima, comunque, ci entra, osservò Sebastiano…c’è una parte di noi che è immateriale, e si serve del corpo per esprimersi, come l’elettricità che dà vita al computer.
Sì, è lo spirito, ammise Maurizio, l’energia spirituale, che è quella forza immateriale e impalpabile che è coscienza e consapevolezza. Per questo non trovo soddisfacente il raffronto fra elettricità e spirito da una parte e corpo e macchina dall’altro. Mentre l’elettricità è un impulso che muove i motori, ma è indifferente, freddo e senza coscienza, il nostro spirito è intelligenza e commozione, è caldo, come la sofferenza, il pathos, che è il modo di manifestarsi nel corpo, dei nostri sentimenti. Non la nuvoletta, dunque, formato camicia da notte che abita dentro di noi e ci condiziona nella conoscenza della realtà esterna, inventandosene una tutta sua, che quando il nostro corpo si spegne, bellamente se ne esce dal suo vile contenitore e va via per i fatti suoi, dove, come perché non ci è dato sapere, ma la parte sensibile di noi, che ci conduce nelle scelte della vita e ci rende vivi, “animosi”, che non è una brutta parola. Non nel senso, almeno, che siamo esseri dotati di un animo, cioè energia vitale, che solo in alcuni prende i connotati dell’agire d’impulso e con violenza.
Se l’irresolutezza è inferiorità soggettiva rispetto ai problemi da affrontare, è proprio nel “soggetto” che bisogna individuarne la causa, osservò Oreste, non senza una certa perspicacia.
Sì, però, aggiunse Maurizio, questo soggetto è variabile nel corso del tempo. C’è un tempo in cui le energie sono salde e nulla sembra irrisolvibile, come pure c’è un tempo in cui, vuoi per l’età, per le malattie, o altra causa, quelle forze vengono a mancare.
Si tratta quindi di un processo involutivo delle capacità soggettive di ogni individuo? Chiese Silvana.
Per me, no, di sicuro, rispose Pancrazio, ergendosi col petto in avanti, io le mie decisioni le prendo anche quando sto male.
Mi sono sempre fermato a metà strada. Continuò Maurizio; Ho studiato, ho individuato la meta e l’ho trascurata, rimettendo la decisione a tempi migliori, ma è successo, purtroppo, che i tempi, anziché migliori, siano diventati insufficienti, come dire che ho perso l’occasione buona e sono arrivato fuori tempo massimo.
Ora non è più tempo di prendere decisioni, ma nemmeno è possibile restare in mezzo al guado. Bisogna affidarsi ciecamente alla sorte ed attendere che venga che può?
A proposito di forza, d’animo, in questo caso, un esempio ci viene da Gianluca Vialli, il grande campione del calcio, recentemente scomparso, il quale, parlando della sua malattia, il cui esito era dichiaratamente infausto, ben conscio di questo, ha detto cose bellissime sulla fine della vita.
“Ho paura di morire. Non so quando si spegnerà la luce né cosa ci sarà dall’altra parte. Ma in un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire.” La lezione più importante che aveva imparato dalla vita, ha inoltre aggiunto, era il fatto che noi uomini ci accorgiamo di ciò che veramente vale, per cui vale la pena battersi, o amare, solo quando stiamo per perderlo o l’abbiamo già perso.
Affermazioni, queste che penso noi tutti dello Zibaldino, potremmo tranquillamente sottoscrivere.
Per una volta vorrei includere anche Rimiratore, che ci ha suggerito questo approfondimento, disse commosso Pancrazio e tutti applaudirono.
"Professò tu che ne pensi de sta questione che ho suggerito agli amici de lo Zibaldino?" - " A Rimirato' stavolta hai superato te stesso per aver posto una questione assai discussa e ancora aperta in ambito filosofico. Ma ben sai che io sono uomo di fede per cui non ho dubbi sulla esistenza dell'anima, dello Spirito Santo, dell'aldilà e della vita eterna come affermano le sacre scritture. " - " A professò io sò n'elettricista perciò m'è venuto spontaneo sto parallelo tra la nostra vera identità che comanda il corpo e l'elettricità che anima un pc quando l'accendiamo. Lo so che l'elettricità a suo modo è materia tangibile vista la gran forza che è e che noi usiamo, ma si tratta solo di un'allegoria e non di un'analogia."
RispondiElimina"Giusi portaci il conto oggi paga il prof Evaristo" Disse a voce alta ridanciando Rimiiratore.