LA BIBBIA IN FORMATO TASCABILE
Oggi parleremo della Bibbia, annunciò Maurizio.
Qualcuno, giorni fa, ha postato su FB, provocatoriamente, nel senso buono di proporre alla nostra attenzione due versetti della Bibbia e precisamente il passo 20,40-41 del Vangelo di Marco, senza aggiungere altro.
Un osservatore, sempre molto attivo con la sua presenza sui social, ha inserito un commento, senza entrare nel merito del passo citato, esprimendo un giudizio negativo sul valore della Bibbia, che per lui è pari a quello di un comune romanzo sulla epopea di un popolo, infarcito com’è di stragi e riferimenti ad un Dio degli eserciti.
Io penso, esordì Pancrazio, che per parlare della Bibbia sia necessario avere un paio di… zebedei… quadrati.
Sebastiano sorrise, poi disse, benevolmente: si può sapere che ca…volo stai dicendo?
Ora, riprese Maurizio, premesso che ognuno è libero di esprimere il proprio parere su ogni cosa e, quindi, anche sulla Bibbia, tuttavia mi sembra che l’argomento proposto, in particolare con i versetti di Marco citati, meriti un’accoglienza diversa e più meditata.
Seguito a non capire, riprese Sebastiano, giochiamo agli indovinelli? Cosa vi è preso questa mattina?
Maurizio aprì il libro che aveva davanti e cominciò a leggere:
“Allora due uomini saranno in un campo: uno sarà preso e l’altro lasciato. Due donne lavoreranno a una macina a mano: una sarà presa e l’altra lasciata”.
Poi cominciò:
In questo capitolo del Vangelo di Marco, si tratta della profezia relativa alla seconda venuta del Cristo sulla Terra, che avverrà alla fine dei tempi, con i relativi effetti di salvezza e perdizione per il genere umano, quando tutti saranno chiamati a fare i conti con la propria coscienza. Questo testo può essere interpretato sia in chiave religiosa, come fanno i credenti, sia, ritengo, figurativamente, in versione laica, come presa d’atto della condizione umana.
Questo mi sembra che sia il punto d’interesse proposto, indagare sulla fattibilità di questa ipotesi: chi sono i presi e chi sono i lasciati? Se per i credenti il problema è presto risolto: i presi saranno i probi, i lasciati saranno i peccatori, per i laici, credenti e non credenti, non è altrettanto facile individuare il metro di giudizio per distinguere i meritevoli dai non meritevoli.
Su questo, volendo, si poteva intervenire, ma non tocca a noi decidere in che senso. Forse è vero quanto diceva Pancrazio sulla necessità di avere un bagaglio intellettuale per affrontare un tema così complesso.
Io ho una valigia, disse Pancrazio, che mi porto sempre dietro, quando viaggio; ma è di cartone e non so se va bene. Io la uso, ma devo legarla con una corda, altrimenti la chiusura non tiene. Comunque, se serve, è a vostra disposizione, affermò soddisfatto.
Ritengo, tornò a dire Maurizio, facendo un gesto con la mano verso l’amico, che poteva essere di approvazione o un invito a tacere, che due millenni di studi approfonditi, condotti su di essa, da menti eccelse, Dottori della Chiesa ed eminenti studiosi laici, oltre il millennio lungo il quale si sono formate e sedimentate le varie parti che la compongono, meritino un giudizio più rispettoso e pertinente di quanto possiamo fare noi.
La Bibbia è un monumento, che è opera dell’uomo ed è sacro solo per chi professa una religione, ma costituisce per tutti, credenti ed atei, una mole di informazioni storiche, para storiche e sapienziali dal valore incommensurabile.
Basti pensare, volle aggiungere Oreste, che i due versetti in considerazione, appartengono a quella parte del Libro più vicina a noi, quella del Nuovo Testamento, dove non si parla di epopee, ma del coraggio di un uomo che ha sfidato tutte le convenzioni dell’epoca, combattendo contro un potere sordo e cieco come un autentico rivoluzionario per il bene dell’umanità, svolgendo una predicazione di valore universale di cui ancora oggi fatichiamo a comprendere il vero significato e che è morto per le idee professate, molte delle quali aspettano ancora di essere tradotte in opere. Gli effetti di questa predicazione, sono stati la nascita di una nuova religione, ed il corso della storia che da allora ha cambiato verso, distinguendo ciò che è accaduto prima da quello che è venuto dopo la nascita di Gesù,
E che c’entrano gli zebedei? Chiese maliziosamente Silvana, la quale fino a quel momento aveva ascoltato quanto detto dagli altri con grande attenzione e compunzione.
E’ che prima di parlare, rispose Pancrazio, ognuno dovrebbe soppesare quello che ha nelle proprie brache.
Della Bibbia si può anche parlare male, cinguettò allora Silvana ma bisogna essere almeno un Odifreddi.
Senti, bambina, freddi o caldi non interessa, non stiamo parlando di caldarroste, sentenziò Pancrazio.
‘Mbè, questo modo di parlare non mi pare che si addica al tema trattato, obiettò Maurizio.
Mosè certo s’incazzerà e guarderà burbero verso di noi, affermò allora pretenziosamente Pancrazio, ma sotto sotto, ridacchierà e magari darà anche ordine al marmista di ricomporre le tavole che erano rimaste spezzate dal suo gesto inconsulto che gli era scappato di fare alcuni millenni prima.
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