EMPIREO

 

                                                                          

Vedi Pancrazio, diceva Maurizio al suo discepolo, un giorno che erano soli nel bar e Sebastiano aveva abbassato a metà la saracinesca per fare l’inventario, con le parole non si scherza. A volte, basta scambiare una sola lettera e la parola prende tutt’un altro significato.

Lo so, rispondeva Pancrazio: la pezza diventa la pazza.

Bene, incalzava il primo, ma io voglio proporti qualcosa di più stimolante.

Stai attento, però, a non insistere troppo, perché mi scappa la pipì. A volte mi viene lo stimolo anche se sento il getto dell’acqua nel lavandino.

Non intendevo in quel senso, ribattè secco Maurizio. Voglio parlarti di cose eccelse, supreme che stimoleranno il tuo animo e la tua mente, non gli organi dell’apparato urinario.

Allora procediamo, disse convinto Pancrazio.

L’empireo, tu sai cos’è l’empireo? Chiese Maurizio in tono oratorio.

Giulia una volta mi ha detto che quando andò in Grecia in crociera con Evelina, la nave attraccò all’empireo, azzardò Pancrazio.

Cosa ti dicevo? Fu la risposta del Maestro: Basta poco e uno dice un’asineria come la tua! Quello è il Pireo, il porto di Atene.

L’Empireo, continuò dopo, magnanimo, secondo la concezione tolemaica dell’astronomia, era il cielo superiore, il più alto di tutti, l’unico immobile e fiammeggiante, posto al di fuori del tempo e dello spazio ed era la sede degli dei. Secondo Dante, l’Empireo è la parte più alta del Paradiso ed è la sede dei beati dei Santi e di Dio stesso.

Ed è anche la sede dell’inenarrabile, di ciò di cui è impossibile parlare, perché troppo spirituale, troppo alto per la mente umana.

E allora perché ne parliamo? Obiettò Pancrazio.

Perché l’empireo, secondo la nostra concezione, da quando Copernico ha scalzato Tolomeo, non è più la parte superiore del cielo, che, come sappiamo non ha limiti, ma è rimasto nella nostra immaginazione come un luogo astratto, lontanissimo da ogni altro luogo conosciuto, dove ognuno di noi può rifugiarsi con la fantasia e vivere esperienze sovrumane.

Mi sta tutto bene, interruppe Pancrazio, compenetrato del racconto del suo capo, ma togliere le scarpe a quel povero Tolomeo! Speriamo che qualcuno gliele abbia ridate!

Le labbra di Maurizio si stesero in un sorrisetto smorzato, prima di riprendere a parlare.

Vedi, quando si dice, l’esagerazione! L’empireo può essere anche il luogo dove ci nascondiamo quando non vogliamo affrontare i problemi pratici della vita. Si dice: scendi da quell’empireo dell’ideologia che ti blocca e vieni in terra, a misurarti con ciò che c’è da fare realmente!

Sbaglio o stai alludendo agli epicurei, quando parli di coloro che si nascondono nell’empireo, che non è il porto di Atene?

Gli epicurei sono quelli che, secondo Dante, “l’anima con il corpo morta fanno” e non hanno nulla a che vedere con quelli che potremmo chiamare gli empirei, che vivono nell’astratto.

Tutti quelli che vanno ad Atene, vero?

Sebastiano, chiamò Maurizio alzandosi, hai finito? Per favore, mi alzi la saracinesca, ché voglio uscire?   


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