PRECIPUO

 

                                                           

Hai sentito, Pancrazio, ora Rimiratore ha smesso di rimirare e si è messo a fare il suggeritore, spesso e volentieri lancia provocazioni al nostro capo, per invitarlo a commentare quello che gli passa per la testa.

Tu vuoi provocare me, allora, rispose Pancrazio a Sebastiano, che era in attesa della sua reazione, sorridendo sornione, perché sai che le sdolcinature di quel sicofante non le sopporto.

Sico, cosa? Gli chiese Sebastiano.

E che ne so, chiedilo a Maurizio, che io da lui l’ho sentito.

Smettetela, ragazzi, intervenne il maestro (con la lettera minuscola, perché parlava come un maestro con i suoi scolari e non come Capo del Circolo), vi dispiace che Lucio sia uscito allo scoperto, senza l’aggiunta di quel 46 che lo faceva apparire come uno della Banda Bassotti e venga a proporci temi di discussione, che, lanciati come provocazioni, ha detto giustamente Sebastiano, servono a stimolare in noi idee e riflessioni utili per la dialettica che è alla base del nostro pensare?

‘Mbè, riprese Pancrazio piuttosto sbigottito, io veramente non mi riferivo al romanesco che mette in bocca al suo professore e che imita lui stesso, in fondo anch’io, quando m’incazzo, parlo in dialetto. No; è che non mi va che venga a darci lezioni…

Ma no, Pancrazio, il dialetto romano non c’entra, rispose pacatamente Maurizio, Quello che Lucio fa è lanciare delle locuzioni, come messaggi subliminali, che colpiscono inavvertitamente i nostri organi sensoriali e che in un primo tempo possono apparire fuori luogo, ma poi, riemergono, quando meno ce lo aspettiamo nella nostra mente e maturano in idee che non sono certo da buttare via.

Stiamo bene, sentenziò il primo, ora siamo ai loculi…

Senza ascoltarlo Maurizio continuò: L’altro giorno è stato il caso del cuore che insegue il sole oltre l’orizzonte, oggi è la volta del cielo e dei diversi universi che vediamo, pur abitando sotto lo stesso manto stellato.

Ormai è chiaro il suo gioco, lancia frasi ad effetto, sapendo che noi, reagendo, troviamo sempre materia di discussione, utile ad approfondire, perché nella contrapposizione si trova il giusto mezzo.

Del cuore che insegue il sole oltre l’orizzonte, abbiamo già parlato, quanto al secondo, rilevo che l’espressione viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma vediamo ciascuno un universo diverso, a parte la discrasia, nel senso di cattiva mescolanza tra uni-verso e di-verso, astronomicamente parlando non mi sembra corretta, in quanto non viviamo sotto lo stesso cielo,  abitando  due emisferi diversi e gli universi che vediamo, costellazioni o galassie sono necessariamente diversi, ma credo che ciò non interessi a Lucio, il quale sa di questa incongruenza, ma quello vuole dire è che, pur abitando, noi uomini, uno stesso pianeta, abbiamo idee e opinioni molto diverse, come dire siamo sulla stessa barca, ma voghiamo per rotte diverse.

A questo proposito, mi preme però affermare, precipuamente, che in questa asserzione vi sono le premesse per una discussione molto più ampia, che si incentra proprio sui diversi punti di vista che noi abbiamo, qualunque sia l’argomento trattato, a partire da quello che ci vede già oggi, l’un contro l’altro armati su come intendere l’iniziativa stessa di Lucio, di inviarci suggerimenti.

Mi è piaciuto “precipuamente”, disse Oreste, che prima assorto sul discorso di Maurizio, si riscosse al suono di quella parola, dove l’hai pescato e che vuol dire?

E’ l’avverbio di precipuo, che deriva dal paecipuus latino, formato da pre prima ed il tema di capere, che significa prendere, ciò che si prende prima, è quello che dà la scaturigine a tutta la nostra conversazione.

Scusate, signori, Pancrazio si alzò e con sincero rammarico, disse, non pensavo di provocare tutta questa scaturigine, mi dispiace, non lo farò più e fece per uscire dalla sala.

Dove vai Pancrazio? Gli chiese Maurizio e di seguito, resta qui…

Non voglio essere di troppo, rispose fermandosi brevemente, e quando tu dici capere, capisco che ce l’hai con me. E andò in fretta al bar, chiamando a voce alta Sebastiano, al quale ordinò: versami subito qualcosa per calmarmi, altrimenti scoppio.     

 

 

                                                            

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