IL CUORE CHE INSEGUE IL SOLE

 

 

                                                           

Lucio dice credo che ti piacerà la mia storia e posta la foto di un tramonto, o meglio di un crepuscolo con la scritta tenera è la sera, quando il cuore insegue il sole oltre l’orizzonte.

E dov’è la storia? Chiede ingenuamente Pancrazio, abituato a cose più sostanziose, che non sentimentalismi sdolcinati.

La storia è un modo di dire, inventato da Facebook, per significare un qualcosa che avviene e riguarda la persona di chi scrive, rispose Maurizio, ma qui non interessa se quello che ci viene proposto sia o no una storia, quanto il contenuto di essa.

Il pensiero espresso dalla dicitura che accompagna la bella foto, è senz’altro originale e l’immagine creata suggestiva, intervenne Oreste ed il fatto che il messaggio sia rivolto al nostro maestro, è un gesto di cortesia e una richiesta di intimità, quasi di complicità in questo attimo di sereno smarrimento, che mi sembra sia meritevole di ben altra considerazione, che non di esame bioptico delle parole.

Nessuno vuole fare esami biotici delle parole, insistette caparbiamente Pancrazio, ma a me sembra che se si vuole godere della serenità della sera, quando il cuore se ne scappa dietro l’orizzonte, non ci sia spazio per starsene bello tranquilli a guardare lo spettacolo.

Tu Pancrazio, azzardò Sebastiano da dietro al bancone del bar, mentre lustrava stancamente, le modanature metalliche di esso, non hai abbastanza sensibilità per sentimenti così delicati. Lucio è un poeta e i poeti sono fatti così, se il cuore scappa, il pensiero lo riprende.

Grazie Sebastiano, interloquì Maurizio, per il tuo intervento così ben congegnato, però debbo rilevare che Pancrazio non ha tutti i torti. Se il cuore insegue il sole oltre l’orizzonte è perché non gradisce l’oscurità della sera e vorrebbe ancora la luce.

Il cuore che insegue il sole già di per sé è un’invenzione letteraria, continuò di seguito, una specie di volo pindarico. La precisazione “oltre l’orizzonte”, richiama un’espressione che è di uso comune, “gettare il cuore oltre l’ostacolo”, o oltre la siepe, che è un invito a vincere la paura, in genere, dell’ignoto, del nuovo, del futuro, per acquisire la consapevolezza delle nostre capacità e anche delle opportunità che si offrono a chi ha l’ardire di tentare.

La “siepe che di tanta parte dall’ultimo orizzonte il guardo esclude”, che ci rende ciechi di fronte a certe realtà che possono essere sgradite a chi è abituato a crogiolarsi nel proprio guscio ben protetto dalla consuetudine, è il concetto che sta alla base di un’altra espressione, “Il buio oltre la siepe”, che è il titolo di un libro e di un film  da esso tratto, del 1962, premiatissimo dalla critica, che però tratta di un altro tema importante, dal punto di vista del bisogno di cercare il sole, la luce, di vincere i pregiudizi, l’ottusità, ed è quello della discriminazione razziale, ma potrebbe essere sessuale, ideologica, politica e via discorrendo.

Quindi ben venga questo cuore che insegue il sole oltre l’orizzonte, come inno alla vita e alla speranza.       

Ma ciò non impedisce, a chi osserva, insistette Orazio, per riportare la discussione al tema più limitato della semplice espressione usata nel testo citato, di godere contemporaneamente del momento magico di questa contraddizione, che io definirei provvidenziale: da una parte la sera che è tenera perché i colori si attenuano, quasi sfumano inarrestabilmente verso la notte ed il cuore non può non gioirne, dall’altra, la nostalgia della luce, di cui resta solo un barlume.

Vuoi dire che è ora di accendere la luce? Chiese Pancrazio, ma è ancora giorno!

Ma che dici? Gli fece Sebastiano.

Ha detto che al bar serve un lume…

Ma fammi il piacere, lo zittì il suo compare, parlino i saggi.

Non ho nulla da aggiungere disse Maurizio.

Io ho detto già troppo, disse Oreste.

Allora io non ho detto niente, concluse Pancrazio. Speriamo che Lucio non abbia altre storie, altrimenti finiremo col parlare solo per bocca sua.

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