PANTA REI

 

 

                                                                    

Ehi, Sebastiano, che hai viso passare un panta? Chiese ad un tratto, Pancrazio.

E che sarebbe un panta? Rispose, chiedendo, l’interpellato.

Che ne so, è quello che dice Maurizio, panta rei.

Ah, no, quella è una cosa che dicono molti quando non sanno cos’altro dire: è greco e significa tutto scorre.

Ora ho capito di che si tratta: è il fiume.

Vuoi dire il fiume della vita?

No, quello è il vino che si fa con la vendemmia e questa è la stagione sua.

Ma che vino e vino! Dicevo la vita, non la vite.

Allora che c’entra il fiume con il vino?  Chiese Pancrazio, che sembrava un po’ confuso.

Senti amico, rispose, seccato, Sebastiano, adesso stai giocando sporco.

Ti sbagli, compare, tornò a dire, sentenzioso, Pancrazio, punto sul vivo, il vino tinge ma non sporca. Comunque non capisco cos’è che scorre: il fiume è in secca, la vita, che secondo te, ci scorreva, si deve essere arenata tra i sassi del greto, il vino, ho capito che non ti piace…

Ma Sebastiano non ascoltava: era tutto preso dal compito di servire ossequioso la più bella donna che si fosse mai vista da quelle parti, nel suo bar.

Prego, signora, cosa le posso servire?

Un caffè e un momento di relax, grazie, contro il panta rei che tutti invocano e che pochi conoscono.

Sebastiano restò sorpreso: che avesse ascoltato la loro conversazione?

Pancrazio, dal canto suo, osservava, intronato: una così bella donna, con il vizio dell’alcool?

La donna si guardò intorno con un sorriso malizioso:

E’ un bel posto, qui; hic manebimus optime, disse, mettendo definitivamente a terra i due maschi. Qui resterò magnificamente, aggiunse e si portò la tazzina di caffè sul tavolinetto più vicino, al quale sedette.

Deve essere un’amica di Maurizio, pensò Sebastiano.

Forse è una collega di Chiara, venuta a far parte del Circolo, argomentò fra sé e sé, Pancrazio,

Staremo a vedere.

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