L'ISOLA DELLE SIRENE

 

 

                                                                  

Pancrazio, senza volerlo, aveva fatto una grande scoperta. Portato dal vento, che non sapeva controllare con la sua barchetta, era approdato su una piccola isola, nascosta tra faraglioni, poco al di fuori del promontorio che delimitava il versante sud della spiaggia davanti allo stabilimento “La Battana “, gestito da Putiferio, chiamato “El Primero” dal suo aiutante spagnolo Segundo. Il Primo e il Secondo di bordo, quindi di una nave lì approdata nel tempo ed ora ben ferma sul bagnasciuga.

 Era chiamata l’Isola delle Sirene; in realtà, era il ritrovo di alcuni nudisti, desiderosi di un rapporto diretto e totale con la natura e fra essi, c’erano delle donne che per nuotare indossavano pinne molto lunghe e flessibili, che, a piedi uniti, potevano sembrare in acqua, una coda di pesce.

E questo era l’abbaglio nel quale era caduto Pancrazio nella sua fortunosa navigazione che nella sua mente, infarcita dai pochi ricordi di racconti sentiti da Maurizio, a lui poteva ricordare, molto alla larga, quella di Ulisse fra le sirene incantatrici. Ma Pancrazio, al contrario dell’eroe omerico, non aveva sentito nessun canto melodioso che invitasse a buttarsi giù dalla barca, nella disperata ricerca del piacere, ma era semplicemente stato scagliato dalle onde alte che battevano sui faraglioni, oltre la linea di essi, sulla spiaggia delle meraviglie, ove il maggior confort che il nostro provò fu quello di avere salva la vita, che disperava ormai di conservare.

Il suo arrivo non disturbò minimamente i pochi nudisti che apparvero alla sua vista, abbagliata dal sole, che rimasero beatamente esposti con tutte le parti intime allo scoperto, cosa che meravigliò molto il povero naufrago, il quale pensò di essere arrivato in un altro mondo. Dovette poscia ricredersi, perché, dopo aver guardato ed ammirato, per la verità, con non poco imbarazzo, alcune donne, assolutamente nude, belle come dee, si indignò nel vedere altrettanti uomini che, senza il minimo senso del pudore, ma anzi con grande sfrontatezza, se ne stavano davanti a quelle signore con gli organi sessuali penduli, cosa che lo face recedere dalla sua prima idea: no, quello non era, non poteva essere, un altro mondo, non almeno “quell” ’ altro mondo al quale aveva pensato lui!

Ora il suo problema era ricucire il rapporto con Giulia ed Evelina, solidale la figlia con la madre, nello stroncare ogni tentativo di spiegare loro, come erano andate effettivamente, le cose.

Per questo pensò di ricorrere all’esperienza di qualcuno del posto, che fosse a conoscenza delle abitudini dell’isola e chi meglio del Primero e del Segundo? Oddio, c’era quella vecchia ruggine con il secondo, ma si trattava di poca cosa, superabile.

Segundo, appena interpellato, strizzò l’occhio, ammiccando vistosamente, con un sorrisetto volgare sulle labbra, che irritò molto Pancrazio, subito pentito di essersi rivolto a lui.

Hai scoperto il segreto dell’Isola delle Sirene? Gli chiese.

Quale segreto?

L’ermafrodito, rispose.

Pancrazio strabuzzò gli occhi. Il primo impulso fu di prenderlo per il collo e dargli una strizzatina, Pezzo di cretino, lo apostrofò, credi forse di prenderti gioco di me?

Nell’isola vive un ermafrodito, ripetette Segundo, una creatura strana che si circonda di belle donne e uomini ben dotati. E’ per metà uomo e per metà donna, ha tutt’e due gli organi, capisci? Quello maschile e quello femminile e li usa tutt’e due, a suo piacimento. E’ bello da fare impazzire, si muove con grazia, ha una voce soave ed è gentile con tutti.

Tu sei un buffone, ma a me non me la fai, bofonchiò Pancrazio.

Non ci credi? Chiedi a Putiferio.

Putiferio confermò.

Intervenne Maurizio, il dipanatore di ogni controversia.

Il mito dell’Ermafrodita, o Ermafrodito è antico e viene dalla civiltà greca. E’ una creatura bellissima, figlio di Hermes e Afrodite. Esistono diverse rappresentazioni che lo raffigurano in varie pose statuarie. L’Ermafrodito dormiente è una statua greca di due secoli prima di Cristo, ritrovata per caso a Roma, restaurata dal Bernini, studiata dal Canova, che l’adorava; è qualcosa di unico.

Va bene, sbottò Pancrazio al limite della pazienza, ma chi glie lo dice a Giulia che ho fatto l’amore con un mito vecchio di 23 secoli?

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