IL NIDO SCOMPARSO

 

 

                                                                   

Avanti casa, Maurizio aveva un albero, un pioppo di molti anni, che ricordava di aver visto fin da quando era bambino, sempre bello, maestoso; in primavera si copriva di foglie verdi che d’estate si infoltivano, fornendo una vasta zona di fresca ombra e ingiallivano in autunno, cadendo poi volteggiando, ad ogni folata di vento, con l’approssimarsi dell’inverno.

Questo albero ospitava una grande quantità di volatili ed era territorio di scorribande da parte di scoiattoli e, sorprendentemente, una volta fu teatro di un piccolo dramma: un micio intraprendente si arrampicò sulla corteccia del suo tronco, salendo fino ai rami alti, ma giunto sulla sommità traballante di uno di essi,  non riusciva più a scendere, per cui si mise a miagolare così forte che qualcuno si decise a chiamare in soccorso i vigili del fuoco, che prontamente accorsero e, con l’impiego di una scala periscopica, lo trassero in salvo, con l’approvazione plaudente (è sempre Maurizio che parla) di tutti i curiosi che nel frattempo si erano fermati ad osservare la scena.  

Negli ultimi tempi, su uno dei rami più grandi, un picchio, aveva scavato un buco rotondo, lavorando col becco, che funzionava come un trapano e un martelletto, producendo un rumore ininterrotto di trivella e vi si era installato come un castellano nel suo castello e dal quel buco usciva e rientrava a suo piacimento e questo, non per modo di dire, ma proprio per significare che era del tutto evidente che l’uccello si compiaceva del lavoro fatto ed era soddisfatto della sistemazione che si era data in un così ben fatto nido.

Per molte stagioni quel picchio era stato oggetto di affettuosa osservazione da parte di Maurizio che lo aveva visto portare al nido un altro picchio, certamente una femmina, la sua compagna, perché dopo qualche tempo, quei due picchi erano diventati quattro. E lui, ogni mattina, si affacciava dal suo buco, come da un balcone, si guardava intorno, soffermandosi brevemente e volava via, per tornare subito dopo con qualcosa nel becco, che depositava all’interno della cavità entro cui alloggiavano tutti, con la premura di un capo famiglia che procura il cibo per i suoi componenti.

Questo comportamento era durato anni ed ogni volta, quando i piccoli diventavano adulti, volavano via e poco dopo anche la coppia scompariva e per qualche tempo il nido rimaneva vuoto. Ma ad intervalli più o meno regolari, ecco che il picchio tornava e si dava da fare per ripulire l’interno del buco e ripreparava il nido per una nuova covata.

Durante la scorsa estate, Maurizio è stato assente da casa sua, per trascorrere parte di essa al mare ed al suo ritorno ha dovuto constatare che il frondoso pioppo davanti casa era stato drasticamente ridimensionato ed il nido non c’era più, era scomparso insieme ai suoi abitanti.

Era accaduto che, in una notte di tempesta, in cui il vento aveva schiantato alcuni rami dell’albero, che cadendo avevano danneggiato alcune automobili posteggiate sotto di esso per cui si era reso necessario fare di nuovo ricorso all’opera dei Vigili del Fuoco, per la messa in sicurezza della pianta e questi, prontamente intervenuti anche in questa occasione, avevano impietosamente amputate le parti di essa che avrebbero potuto costituire motivo di pericolo o di danni ulteriori.

Maurizio guardava sconsolato il suo albero che da frondoso qual era, era stato ridotto ad un tronco con due braccia rinsecchite, spoglie per la stagione, ma più per la furia delle asce e delle seghe che lo avevano aggredito ed il suo pensiero andò subito al picchio ed alla sua famiglia e si augurò, che, data l’avanzata fase stagionale in cui l’evento si era verificato, tutti i piccoli ospiti dell’albero mutilato fossero nel frattempo già andati via, ma si chiese, quale sarebbe stata la sorte del picchio, che, tornando per la nuova stagione riproduttiva, non avrebbe trovato più il suo nido da riaprire.

Macché, commentò Pancrazio, quando Maurizio, cedendo alla debolezza di raccontare il triste evento al suo amico, gli espresse le sue preoccupazioni per il povero picchio senza nido,  quello, a quest’ora, già si è fatta un’altra casa, su un albero più bello di questo tuo, mica è un imbranato come te!     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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