LA CASA DEL MISANTROPO

 

 

                                                            

Erano diversi giorni che Pancrazio non si faceva vedere al Bar dell’Olmo ed i pochi amici che ancora bazzicavano da quelle parti con la scusa del Circolo che era quasi sempre chiuso, perché anche Maurizio era latitante, rimasero molto meravigliati nel vederlo un giorno arrivare come una furia, guardarsi intorno ed uscire di nuovo senza proferire verbo, ma solo manifestando, a gesti e mugugni, il suo profondo disappunto.

Pancrazio, dove vai così di fretta? Gli chiese Silvana che incontrò a pochi passi dalla vetrina del bar.

Ah, niente, rispose senza neanche fermarsi, sto per concludere un affare e temo che possa sfuggirmi se non corro.

La risposta a dir poco evasiva data all’amica, fu subito portata a conoscenza degli altri adepti che erano inoperosi al bar e che avevano precedentemente assistito alla fugace comparsa dell’uomo e, posta ad esame autoptico da parte dei nullafacenti, destò subito meraviglia, curiosità e dubbi di ogni sorta.

Non starà mica per cacciarsi in qualche guaio? opinò qualcuno.

Ma no! Fu la risposta di un altro. Tutt’al più avrà individuato una miniera d’ora e vorrà comprarsela. E tutti risero.

In ogni modo dobbiamo aspettare Maurizio, disse frappensiero Oreste, prima di prendere delle iniziative, per salvaguardare il nostro amico e compagno da possibili imbrogli ed elaborare con lui un piano di intervento.

Maurizio, interpellato, ritenne, come al solito, di non dover fare niente: Pancrazio è grande e grosso ed è in grado di badare ai propri affari. Aspettiamo e vediamo; se ci accorgiamo che qualcuno vuole truffarlo, interverremo al momento opportuno. 

Passarono alcuni giorni e di Pancrazio neppure l’ombra.

Comincio ad essere preoccupato ammise alfine Maurizio; bisogna andare a vedere che cosa sta combinando. La persona più adatta a fare ciò sarebbe Sebastiano, che è più in intimità con lui ed è anche un uomo di affari. Esperto delle cose del mondo. Ma Sebastiano, per via del bar, ha poco tempo disponibile, quindi…

Al bar penserò io, intervenne prontamente Silvana, favorevole alla proposta del Maestro e intimamente spinta da un pungente desiderio di vedere chiarita quella situazione, che a lei appariva sempre più misteriosa e quindi pericolosa.

Allora propongo, concluse Maurizio di affiancare a Sebastiano, in questa operazione di avvicinamento al soggetto, al momento sfuggente, il nostro amico Oreste, dotato di buone capacità diplomatiche, per non insospettire il sospettato ed indurlo a confidarsi con loro.

Armati di buona volontà e delle migliori intenzioni, i due prescelti per la delicata missione, uscirono e si diressero verso l’abitazione del comune amico.

Ad aprire la porta, una volta suonato il campanello, fu Giulia, la moglie di Pancrazio, la quale, fra meraviglia ed una certa reticenza, alla richiesta di vedere Pancrazio, rispose di non sapere dove egli fosse.

Evelina, sporgendosi dalle spalle della madre, si dimostrò invece subito disponibile e quasi sollevata dell’arrivo dei due messaggeri, segno che aveva dentro di sé una qualche preoccupazione a proposito del comportamento del padre, che le sarebbe piaciuto condividere con persone fidate, per liberarsene.

Non lo vediamo da ieri sera, disse affannata e non sappiamo con precisione dove sia. Sappiamo soltanto che giorni fa ha incontrato un uomo che gli ha proposto un affare e da quel momento mio padre non è stato più lo stesso.

Taci Evelina, tu non sai niente, le impose la madre.

Non è vero! Urlò quasi la giovane e, rivolta verso sua madre, Parla le disse, loro sono qui per aiutarci, dobbiamo dire la verità, o almeno quello che sappiamo. Nostro padre e marito è stato posseduto dal diavolo, che si è impossessato della sua anima e gli fa fare quello che vuole lui.

Ecco la teologa, disse la madre. Vede tutto come opera del maligno.

Gli ha fatto comprare una casa, disse trafelata la figlia, ma non è una casa normale. L’ha pagata pochissimo, “nummo uno” ci ha detto credendo di ripetere una formula magica ed ha aggiunto che lui, non avendo di questi “nummi”, l’ha pagata in euro, ma sempre poco, rispetto al valore dell’immobile. E’ una casa nella quale non abitava più nessuno da tantissimo tempo ed è una specie di rifugio, una grotta, o qualcosa di simile. Egli se ne è invaghito e passa quasi tutto il suo tempo in quella casa, a fare cosa, non sappiamo.

Diteci dov’è, disse Oreste e noi andremo a trovarlo e parleremo con lui, cercando di farlo ragionale.

Questo è il punto disse Evelina, di preciso non sappiamo dov’è. Abbiamo solo una indicazione molto generica, in direzione del mare, ci ha detto. Noi non siamo mai state lì.

Vedremo di intercettarlo quando torna e ce lo faremo dire. Non sarà facile, ma ce la faremo.

L’operazione, in pratica, si rivelò più facile del previsto. I due amici, salutate le due donne, si allontanarono dalla casa ed entrarono in un bar situato a poca distanza sulla statale che dalla città conduceva verso la costa e, con poca speranza e molta pazienza, si disposero ad una lunga attesa, sedendo ad un tavolinetto posto a fianco di una vetrina, dalla quale era possibile tenere sotto controllo il traffico della strada antistante.

Non fu difficile, dopo molte ore, innumerevoli caffè e sandwich, il costo dei quali, notò Sebastiano era quasi il doppio di quello da lui applicato nel suo bar, individuare la macchina di Pancrazio passare, inseguirla e cogliere l’autista proprio nel punto in cui stava scendendo da essa.

Alla buon’ora! Esclamò risentito Sebastiano battendo una mano sulla spalla del suo amico, è da un po’ che ,

Ciao Pancrazio, salutò conciliante Oreste, passavamo di qui e…che piacere rivederti!

Cosa volete? Attaccò rude, Pancrazio.

Abbiamo sentito di un tuo affare e vorremmo sapere di che si tratta, disse Sebastiano.

Sai, di questi tempi è facile cadere in qualcosa di fraudolento aggiunse Oreste e ci dispiacerebbe se tu…

Bando alle chiacchiere, troncò Pancrazio. Sì, l’affare non è ancora concluso e perciò non ve ne ho ancora parlato. Si tratta dell’acquisto di una casa a condizioni molto vantaggiose. E’ un villino posto sulla cresta di una scogliera, in una posizione un  po’ scomoda, ma con una vista mozzafiato, che mi viene venduto a prezzo bassissimo, quasi incredibile.

Ma come è successo tutto ciò? Chiese Oreste.

Ecco, dunque, farfugliò Pancrazio, circa un mese fa ho incontrato questo mister Devil, un inglese molto simpatico, il quale mi disse che, per motivi personali, era costretto a svendere un immobile di grande valore a prezzo di realizzo e cercava un compratore interessato. Ho capito subito che l’affare era di quelli che possono capitare una sola volta nella vita. Per la verità accennò ad alcune particolarità che l’immobile aveva, ma io non detti molto peso ad esse, a condizione che il bene non avesse difetti strutturali, o vincoli legali che ne limitassero l’agibilità.

Pancrazio, ma non ti è venuto in mente che potesse trattarsi di un evento extrasensoriale, di una tentazione come quella del dottor Faust? Chiese Oreste.

Non conosco nessun dottore con quel nome rispose l’inquisito.

‘Mbè! Se per questo neanche io; qui ci vorrebbe Maurizio a spiegarti chi era.

Proprio lui ho cercato quel giorno, ma non l’ho trovato ed avevo poco tempo per decidere, così…

Così, cosa? Hai fatto un patto con il diavolo?

Ma che diavolo! Mister Devil è una persona per bene e mi ha promesso molti altri vantaggi: egli conosce tutte le opportunità e mi ha detto che dopo di questo, mi farà fare molti altri affari e mi farà diventare ricco.

Fossi in te, intervenne Sebastiano, lascerei stare tutto e non vorrei più vedere questo Devil.

Ma la villa che mi ha fatto vedere è molto bella ed io avevo pensato di farne una residenza per il nostro circolo. Solo che io, quando l’ho cercata senza di lui, non l’ho più trovata. Al suo posto ho visto una catapecchia che sporge sul mare, in pessime condizioni ed in evidente stato di abbandono. Lui mi ha detto che prima ci abitava un uomo molto solitario che nelle notti di luna piena usciva fuori ad ululare.

Vogliamo andare insieme a vedere questo posto? Propose Oreste.

Non so se posso farlo. Lui mi ha fatto firmare una carta con la quale io mi impegnavo a non parlarne con nessuno.

Pancrazio, svegliati, lo esortò a questo punto il suo amico Sebastiano. La sai chi era questo Devil?

Certo che lo so! Rispose lui quasi risentito, uscendo fuori dalla finzione. Fin dal primo momento ho capito che Devil era il diavolo ed io intendevo dargli una fregatura. Mi facevo vendere la casa e poi, col cazzo che andavo a firmare la sua carta col sangue!

Ma sei diventato pazzo? Lo incalzò l’amico. Col diavolo non si scherza!

Ma io sapevo tutto di quella vecchia bicocca che mi voleva appioppare e volevo che lui me la liberasse da una vecchia maledizione. Infatti quella era stata l’abitazione di un misantropo che per le sue strane abitudini di vecchio pazzo, tutti credevano che fosse un licantropo e chi più del diavolo poteva sfatare una così assurda leggenda? Bastava dire che quella era la casa del diavolo e nessuno più avrebbe voluto abitarci, così io avrei potuto comprarla per quattro soldi.

Quello che tu dici non ha molto senso, caro Pancrazio, disse pacatamente Oreste, ponendogl una mano sulla spalla, e tu lo sai...

E' che quella casa mi ha in un certo senso stregato e sono un po' confuso.

Vedrai che ora tutto andrà a posto e tornerà ad essere come era prima.  Ma, dimmi, tu credi ai licantropi e credi anche al diavolo? Gli chiese cortesemente Oreste.

Nient’affatto! Tutte sciocchezze. Però il male esiste e dobbiamo pur difenderci. Quell’uomo che si fa chiamare Devil è un noto   truffatore ed io intendo smascherarlo. A volte far finta di credere è una strategia per sconfiggere il male che è già in alcune persone.

Come ci ricorda Gianrico Carofiglio, riportando il pensiero di un altro scrittore, vero?

A dir la verità, a questo non ho pensato...

 Non bisogna raccontare ai bambini che il lupo, il mostro, non esiste, bensì che noi abbiamo i mezzi per sconfiggerlo, vero Pancrazio? E' questo quello che volevi dire? Parafrasò amichevolmente Oreste.

Magari con parole un po' diverse, ma, sì, questo è il mio pensiero.

Ricordi qualcosa che ti ha particolarmente colpito di quella casa?

Aveva una forma strana ed in ogni parete o angolo c'erano scaffali che contenevano un sacco di libri, libri grandi e piccolissimi, come io non avevo mai visto. Nessuno che io avessi già letto. La cosa mi ha preso a tal punto che  sono tornato lì a contemplarli e ogni volta che ci vado, passo le ore a sfogliarli. Mi piace anche annusarli: hanno un odore di stampa e carta ammuffita. Vorrei avere la testa di Maurizio per capirci qualcosa.

Da quando, Pancrazio, i libri sono una tua passione? Rise Sebastiano.

Pancrazio si guardò intorno, poi soffermò lo sguardo sul volto dei due amici e con voce ispirata, disse:

Eppure mi piacerebbe averli in casa, così, anche solo per guardarli, non credi, Sebastiano che possano giovare ugualmente? Mi aiuteresti a trasportarli, almeno in parte, a casa mia da quella catapecchia, tanto lì non interessano  a nessuno?

Ma Pancrazio, sei sicuro di averla vista davvero quella casa? Oppure esiste solo nei tuoi sogni? Quel tale ti ha fatto bere qualcosa, per caso?

Oreste era perplesso e copenetrato, Se esiste, disse, doveva essere il luogo dove viveva non un misantropo, ma un eremita, uno dedito soltanto ad una sua ricerca interiore, lontano dal mondo, in un habitat fatto solo di spiritualità. 

Un attimo di sospensione, poi Pancrazio continuò con forza: 

Lo cercheremo insieme  quel luogo. Dopo di che, amici cari, aspetterò il ritorno del signor Devil, che verrà per concludere il contratto, ed io lo ricaccerò nel suo Inferno.

Commenti