PAROLE IN LIBERTA'
PAROLE IN LIBERTA’
La Cattedra degli insipienti
1) I Sensi
Oggi come oggi, diceva sconsolato Pancrazio, nulla ha più senso.
Si vede che ti sei svegliato con il culo scoperto, gli obiettò Sebastiano, che in quel momento era a riposo, perché nel bar non c’era nessuno, In che senso, scusa, nulla ha più senso? non ti ho mai sentito così pessimista, come mai sei arrivato a questa conclusione?
Ma, vedi, la vita è piatta. Nessuno si divertite più, è venuta meno la gioia, nel modo semplice che usavamo noi; un esempio: è passato il primo di aprile e nessuno che mi abbia detto, Oh guarda ti si è sciola una scarpa, per farsi una risata, quando io credulone fossi andato sbadatamente a guardarmi i piedi; scherzi cretini come quelli fatti per prendere in giro i balordi. La gente ha perso il gusto della vita; nulla è più come una volta.
C’è in giro troppo intellettualismo, sentenziò Sebastiano,
giocano tutti a fare le persone serie, quelle che pensano, sai? E soffrono, sapessi quanto soffrono!
E’ vero, hai ragione, assentì Pancrazio abbracciando subito
la tesi del suo amico, non ci avevo pensato, ma invece è vero, guarda a noi, non
ci siamo trasformati tutti in grandi pensatori, con l’influsso di Maurizio? E con la fisima di capire sempre tutto?
Noi? Ma che dici? Allora, quelli del bar del Corso, dove bazzicano quei due, il professore e l’alunno, come il gatto e la volpe, non credono forse di avere inventato loro il pensiero filosofico? E quelli che non fanno altro che parlare dei propri turbamenti interiori? turbamenti che si riacutizzano di fronte ad uno spettacolo naturale, come un mare mosso in primavera?
Se è per questo, se proprio vogliamo parlare di turbolenze interiori, posso assicurarti che non sono secondo a nessuno, a volte mi vergogno di stare in compagnia di altre persone, perché la pancia mi si mette a borbottare in maniera esagerata e io non so cosa fare per farla smettere. Pancrazio appariva ancor più sconsolato. Però non ho fatto caso se mi capita pure al mare in primavera.
E’ una questione di sensibilità, precisò Sebastiano, c’è chi ne ha poca e chi gli avanza dalle tasche.
Coraggio, amico, lo esortò poi, anche questo ha un senso, come ha un senso la strada, quando è a senso unico, puoi andare solo da una parte e non dall’altra…
Che c’entra? Lo interruppe Pancrazio, io ho fatto sempre il comodo mio. Ora dovrei fare quello della mia pancia?
Voglio dire che tutto ha un senso, ogni cosa ha un senso e non tutti i mali vengono per nuocere.
Ma i sensi, scusami, non sono quelli che abbiamo anche noi, il naso, l’orecchio, gli occhi, i polpastrelli delle dita, la gola e il palato, ecc.?
No quelli sono gli organi attraverso i quali sentiamo, avvertiamo il mondo esterno, conosciamo le cose.
Ma non abbiamo anche un senso per capire il senso delle cose? Pancrazio si arrovellava viepiù.
Qui andiamo sul profondo, disse Sebastiano in tono oracolare.
Io non vorrei affondare, si schermì lesto Pancrazio. Vorrei solo capire.
Ma che ci vuoi capire, tu, con quel testone che hai? Lo schernì amichevolmente Sebastiano, Credi forse che Maurizio, con tutto quel bel parlare che fa, ci capisca qualcosa più di noi? E quell’Evaristo, e il Rima? Tutte balle! Io non credo a nessuno e sto bene così.
Ma allora è come dicevo io, il mondo non ha più senso! Disse riprendendosi Pancrazio. Se io voglio bene a mia moglie e a mia figlia, questo non significa niente?
Qui entriamo nel campo dei sentimenti, che sono cosa diversa dai sensi. I sensi sono una cosa fisica, riguardano il corpo e servono per sentire, i sentimenti sono una cosa spirituale ed esprimono quello che noi sentiamo. Anzi possiamo dire che i sentimenti sono il prodotto delle perturbazioni dei sensi.
Vuoi dire come i borborigmi del mio intestino?
Pancrazio sei un asino, gli disse ridendo Sebastiano, riesci sempre a rovinare tutto! Dopo mi dirai chi ti ha insegnato una parola così difficile e che senso ha. Perché senso significa anche significato. Il significato di quello che esiste e di quello che vediamo e di quello che pensiamo.
Ha un senso tutto ciò? Tornò a chiedersi piuttosto amareggiato Pancrazio, rimestando col cucchiaino nella tazzina di caffè che Sebastiano gli aveva messo sotto il naso, con l’intento di rabbonirlo e consolarlo.
Senti l’aroma? Gli chiese. Anche questo è senso, nel senso che tu lo senti con un organo che è quello…indovina un po’?.
Dell’udito, lo so, rispose sicuro Pancrazio.
Commenti
Posta un commento