SUFFICIENZA

 

 

                                                                     

Da qualche giorno, Pancrazio aveva cominciato a guardare tutti con aria d sufficienza, all’interno del circolo.

Sai almeno cosa significa “sufficienza”? Gli chiese Sebastiano.

E’ come quando uno dice, “con le tue chiacchiere mi hai abbottato a sufficienza”.

O non è, forse, un atteggiamento di superiorità, come quella che dimostri tu da qualche tempo a questa parte?

Come quando uno dice che ne ha abbastanza? Propose Pancrazio.

Un po’ di più. Rispose Sebastiano. E’ quasi una strafottenza. Ma di che, me lo dici? Ti girano storte forse?

E’ che Maurizio mi ha detto tutto. Ora so cosa pensate di me.

Cosa ti avrebbe detto, Maurizio?

Che il primo requisito per far parte di questa associazione, è l’assoluta mancanza di idee e che io, in questo, batto tutti. E che siete tutti d’accordo nell’assegnarmi questo primato.

Non credo che Maurizio abbia potuto dirti questo…

L’ha detto, l’ha detto! Ma ha aggiunto una storia, che non so se sia vera o se se l’è inventata lì per lì, di un filosofo, Socrate, mi sembra che abbia detto, che ce l’aveva con un gruppo di giovani, i sofisticati erano chiamati, i quali dicevano di sapere tutto, mentre lui diceva di sapere una cosa sola che era quella di non sapere niente. Per la verità non ci ho capito un accidente, ma mi sono rallegrato di sapere che anche io so solo quello che mi basta, cioè ho la sufficienza; anche a scuola, ho cercato solo la sufficienza e sono sempre stato contento, mentre gli altri, quelli che volevano primeggiare, erano sempre scontenti.

Vuoi dire, intervenne Maurizio, che era giunto dietro di loro senza farsi sentire, che tu sei d’accordo con il motto latino tratto dal libro dell’Ecclesiaste, che dice:“ne plus sapias…”

Eh che cavolo! Scattò Pancrazio, stavi ascoltando e non dicevi niente? Su che cosa dovrei essere d’accordo? Io non sono d’accordo con nessuno!

Senza lasciarsi scomporre, Maurizio riprese: “Ne plus sapias quam necesse est, ne obstupescas”, e  portò così a termine la frase che aveva cominciato; che vuol dire, aggiunse, cerca di non sapere più del necessario, per non rimbambirti.

Ecco l’hai detto, esclamò esultante Pancrazio; se io sono il primo di questa classe di asini, in quanto so solo quello che mi basta, allora io sono come il tuo Socrate e voi siete tutti come quei sofisticati stupefatti per giunta, con il cervello bucato.   

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