LO SPECCHIO

 


 

Specchio delle mie brame, mormorava fra sé Pancrazio;  le brame; che saranno poi le brame? Non saranno mica un tipo di mutande? E’ proprio vero, dalle favole c’è sempre da imparare.

Asino, gli disse Sebastiano che aveva sentito quanto da lui detto sottovoce, sicuro di non essere ascoltato da nessuno. Le brame sono le voglie.

Che fa, ora mi spii? Chiese irritato Pancrazio. Secondo te specchio delle mie voglie significa qualcosa? Che poi ‘ste voglie si vedono allo specchio?

Piantatela, ragazzi, intervenne Maurizio, lo specchio è una cosa seria. Serve per guardarsi e compiacersi della propria immagine, ma è anche il riflesso di quello che abbiamo dentro.

E’ come farsi  i raggi x? Interloquì Pancrazio.

In certo qual senso…assentì Maurizio

Infatti si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima, confermò Silvana, con le mani nel pozzetto dell’acquaio.

Il che vuol dire che lo specchio riflette quello che esso vede e che noi non vediamo e lo porta fuori.

Ma io mi vedo nello specchio! Esclamò Pancrazio, perché voi non mi vedete?

Lo specchio dice la verità, perché non può mentire; non può fare bello quello che è brutto e viceversa. Proseguì Maurizio. Eduardo in una sua commedia, lo chiama ‘O scostumat, nel senso che lo specchio è anche troppo schietto e per nulla compiacente nei confronti del suo aspetto di vecchio, non avendo nessuna delicatezza nel nascondere i segni dell’età, né rispetto della sua persona e tutte le volte che egli vi si guardava, ne traeva una sensazione di sconforto, anziché di sollievo.

Ma qui siamo ancora al suo effetto esteriore, mentre è interessante osservare quale può essere il suo lato nascosto, quello interiore, cioè guardare cosa c’è dietro lo specchio, oltre quella superfice riflettente e cercare di intercettarne ogni significato.

Narciso morì annegando in quello specchio di acqua nel quale aveva visto riflessa la sua immagine, perché se ne innamorò così tanto, da non resistere al desiderio di abbracciarsi, di stringersi a sé.

Ah, perciò si dice sei bello come un Narciso! Esclamò Silvana, riponendo le tazzine lavate nel loro posto, sopra lo scolapiatti.

Sì, bello e sfortunato, aggiungo io, disse Maurizio, che non perdeva occasione per emettere le sue sentenze. Sfortunato come sono tutti quelli che si amano troppo. Capiamoci bene volersi bene, si deve, non si possono amare gli altri se prima non abbiamo cura di noi stessi; ma quando questo amore per se stessi supera i limiti della normalità, diventa patologico e porta alla rovina, come debbono sapere tutti i narcisisti di questo mondo, che per la verità non sono pochi, anzi, mi viene da dire che forse lo siamo un po’ tutti e tutti ci dobbiamo guardare dalla sovraesposizione del nostro ego.

 Quello che dobbiamo ancora spiegarci è perché aneliamo ad essere guardati come in uno specchio dagli altri, oltre che da noi.

Io lo so, disse Pancrazio, perché se ci vediamo da soli, è come se non ci vedessimo…

Bravo Pancrazio, è proprio così. Se cade un albero in una foresta dove non può entrare nessuno, il rumore prodotto dallo schianto non può essere udito e quindi non esiste. Abbiamo bisogno degli altri per essere vivi, per esistere.

Si questo è vero, disse Pancrazio con grande convinzione. Una volta in montagna, avevo perso il sentiero e se non venivano a trovarmi quelli del soccorso alpino, sarei ancora là, ad aggirarmi tra quei canaloni. 

E quindi sarei morto!

 

Nota dell’autore: Le opinioni qui espresse sono solo dei personaggi che vi interagiscono.

Nota di Pancrazio: Bella scoperta! Vorrei vedere che le mie fossero di qualcun altro!

Commenti

  1. "Tu che ne pensi professo'?"
    Disse Rimiratore a Evaristo che rispose "Consiglio a Mauruzio un'attenta lettura del -DE SENECTUTE- io l'ho fatto e in merito alle sue tristi riflessioni vi ho trovato un po' di consolazione".

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