RAGGUAGLIO DEL PRIMO VIAGGIO INTORNO AL GLOBO

 

 

                                                        

Nell’angolo più riposto della libreria sociale, semivuota, ben in vista del pubblico, Pancrazio rinvenne un foglietto accuratamente piegato in quattro che diceva prendimi-prendimi e Pancrazio lo prese e lesse. Rilesse e si convinse di aver fatto un grande ritrovamento: come era successo anche al tizio di cui si parlava nel foglio. Gli era cioè capitata la ventura di scoprire un tesoro, il resoconto di una grande impresa finito nel fondo di un archivio e lì dimenticato per secoli, un documento storico di cui solo chi era dotato di un particolare intuito, poteva riconosce l’importanza e la sorte, guarda caso aveva scelto proprio lui.

Nel foglio era scritto:

“Non era un topo di biblioteca, ma certo era espertissimo di libri e biblioteche, l’ex abate Carlo Amoretti che dopo alterne vicende che lo portarono ad abbandonare l’abito agostiniano, che pure aveva portato con onore, dandogli lustro fra i suoi contemporanei, fu nominato Bibliotecario all’Ambrosiana, ed ebbe la ventura di scoprire nell’anno 1797, un’opera di grande importanza, dimenticata tra i fondi dell’antica istituzione, cioè la relazione dettagliata e precisa del “Primo Viaggio intorno al globo terracqueo, ossia ragguaglio della Navigazione alle Indie orientali per via d’Occidente fatta dal cav. Pigafetta sulla squadra del Capitano Magaglianes negli anni 1519-1522”, che pubblicò in successive edizioni, e poi tradotta in francese.”

Dopo aver a lungo riflettuto sul modo di mettere a frutto la fortuna che gli era capitata, e fatti alcuni rapidi accertamenti su Google, per inquadrare le storia del periodo nel quale quegli  avvenimenti si erano verificati, con l’aggiunta di qualche altra notizia, utile a completare il tutto,  spaziò con la mente dall’idea di ridare alle stampe questo “Ragguaglio” in una edizione moderna con una sua premessa (per la cui redazione si sarebbe rivolto a sua figlia Evelina), a quella più immediatamente realizzabile di dare notizia ufficiale del ritrovamento ai soci del Circolo, con un discorso magistrale, fatto nelle dovute forme, ma con le cautele del caso, per non farsi rubare lo scoop, perché grande era il suo desiderio di farsi bello di fronte ai suoi amici e concorrenti, e quindi, approfittando di una momentanea assenza nella Sede di Mauritius, salì in cattedra e, davanti al solito gruppetto di attenti ascoltatori che affollavano la sala, ‘mbè solo perché il luogo era uno sgabuzzino, cominciò a pontificare. 

Oggi parleremo di Grandi Viaggiatori.

Dunque c’era un certo Antonio Piegafetta, o Pigafetta, non ricordo bene, ma comunque la fetta è sicura, che passava il suo tempo a navigare sulle navi dei Grandi Navigatori, per scrivere i diari delle grandi scoperte che essi facevano, con la descrizione del viaggio, delle terre che visitavano e dei loro abitanti, con tanta pignoleria che un grande navigatore, Magallanes, portoghese non perché non pagava niente, ma per nascita, anche se, a ben guardare, in questa impresa, andò a sbafo degli spagnoli che a quell’epoca erano nemici dei portoghesi e quindi lo consideravano un rinnegato, Magellano, dunque, ebbe a lamentarsi con lui, di dare, nei suoi resoconti di viaggio, più importanza alle popolazioni selvagge che abitavano quelle terre sconosciute, anziché ai nuovi continenti scoperti..

Ed aveva ragione il povero Magellano, riprese a dire Pancrazio, perché, per colpa loro, perdette la vita. Infatti, una volta passato lo stretto, chiamato con il suo nome, trovò la via per le Indie Occidentali e al contrario di Colombo, che scoprì l’America, che si sarebbe dovuta chiamare Colombia, ma regalò il nome ad Amerigo Vespucci, anche se pure così, sarebbe stato meglio chiamare l’America non dal nome di Vespucci, ma dal suo cognome, chessò, Vespuccia o qualcosa del genere, dicevo Magellano, che scoprì le Indie Orientali, anziché quelle Occidentali, perché sbarcò alle Filippine, dove gli abitanti, inferociti, lo ammazzarono. E Piegafette che fece? Si mise a descrivere la bellezza dei luoghi.

Così, intanto, Magellano aveva inaugurato il passaggio a sud-ovest, per raggiungere l’Oceano Pacifico, che a quell’epoca nemmeno si sapeva che era il Pacifico, che poi pacifico-pacifico non è mai stato.

Un altro grande navigatore invece un certo Caboto, scoprì ed inaugurò il famoso Passaggio a nord-ovest tra i ghiacci del Mare polare, che incrementò molto il commercio di pesce da una parte all’altra del Mondo. Questo Caboto qui, di cui non ricordo il nome...

Sebastiano, suggerì Ottavio ad alta voce.

Agli ordini, rispose il barman dalla stanza accanto.

No, scusami Sebastiano non dicevo a te, disse forte per farsi sentire Ottavio, volevo dire che Sebastiano era il nome del Caboto di cui sta parlando Pancrazio: l’altro si chiamava  Giovanni ed ere suo padre, anch’egli grande navigatore.

Quale che sia, questo Caboto, come dicevo, inventò...

Non è vero! intervenne Maurizio, arrivato da  poco, non visto. Caboto fece diversi tentativi per trovare il passaggio a nord-ovest, ma alla fine, preparò la spedizione dell’inglese, Sir H. Willoughby alla ricerca del passaggio di nord-est (tratto del Mare Glaciale Artico che collega gli oceani Atlantico e Pacifico), grazie alla quale gli Inglesi superarono il 72° grado di latitudine nord e raggiunsero la località di Arcangelo sul Mar Bianco: di lì Sir Willoughby si recò a Mosca, avviando i rapporti commerciali tra l'Inghilterra e il nascente impero russo.

Ho letto anch’io – su Wikipedia – la storia di Sebastiano Caboto e dei suoi tentativi di individuare il mitico passaggio a nord-ovest disse pacatamente Ottavio, tentativi che si arrestarono lungo la traiettoria della costa nord occidentale del Canada, Labrador e Groenlandia. Mentre – e questa fu la grande scoperta- la spedizione guidata da Willoughby raggiunse la meta - trovare un passaggio che collegasse l’Oceano Atlantico a quello Pacifico – seguendo una rotta in senso inverso, non più verso nord-ovest, ma verso nord-est, costeggiando lungo la Norvegia e attraverso il Mare di Bering, raggiungere le coste del continente asiatico, sulla base di una intuizione dello stesso Caboto, il quale aveva organizzato la spedizione e tracciato la rotta, seguita dell’ammiraglio inglese, pedissequamente.

Ma io,continuò a dire Ottavio, contrariamente a lui, non sono andato a Mosca, mi sono fermato ad Arcangelo sul Mar Bianco, che all’epoca era il più importante porto russo all’estremo nord della regione baltica, soppiantato solo più tardi da quello di San Pietroburgo, nominata capitale dell’Impero, se non ricordo male dallo zar Ivan detto Il Terribile, il quale ordinò anche la costruzione di una fortezza ad Arcangelo.

Ho sognato di essere sbarcato colà insieme alla guarnigione inglese e visitato la città, bella, ma fredda da morire, d’inverno la temperatura arriva a punte di -30 gradi cent., mentre in estate non si superano i 20, se non eccezionalmente, quando avviene di superare anche i 30 gradi. Le ragazze hanno le guance arrossate dal gelo, ma sono belle come mele mature. Ho fatto un bagno nel Mar Bianco che non dimenticherò mai, ero quasi svenuto per il freddo, mentre alcune ragazze ridevano di me, immergendosi tranquillamente nelle acque gelide, ma poi sono state loro a salvarmi, con il loro calore corporeo.

Voi state a raccontare favole per far passare la mia scoperta, in seconda linea, affermò irritato Pancrazio.    sì, perché voi non lo sapete, ma io ho fatto una grande scoperta, un documento antico nel quale…

Ma quale documento antico! Rise Maurizio, quel foglio l’ho scritto io, era un appunto che avevo preso per un mio lavoro e lo avevo dimenticato sullo scaffale dei libri.

‘Mbò, vuol dire allora che tu mi avevi rubato l’idea prima che la pensassi! Fu l’amara conclusione di Pancrazio. Vi avverto che sono molto seccato. Signori, annunciò quindi compunto, la conferenza è finita, tutti a casa!   E si alzò per andarsene.

Aspetta, lo richiamò Maurizio, parliamone!

Ma Pancrazio aveva già superato l’uscita del bar e chiusa la porta alle sue spalle. Si soffermò un attimo a volgere lo sguardo fiero, da una parte all’altra della strada, poi si mosse e scomparve ai loro occhi.

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