LA DOMENICA DELLA MERLA

 

                                                 

 

Non appena i quattro o cinque convenuti, no, non erano cospiratori, ma si sentivano addosso un po’ la cappa dei carbonari, ebbero finito di bere il caffè della prima mattina, erano circa le dieci, e si furono ritirati nella stanza delle elucubrazioni (così l’aveva definita Maurizio e Pancrazio molto sagacemente aveva provveduto a rifornire di carta igienica lo sgabuzzino di servizio), Ottavio, con insolita sollecitudine, prese la parola e dalle prime frasi, si capì che la sua intenzione era di avviare un discorso sul tema del momento, che non era quello della elezione del Capo dello Stato, conclusa ingloriosamente la sera prima al Parlamento con la rielezione del Presidente uscente (già quasi uscito e dichiaratamente recalcitrante), ma quello più abbordabile dei giorni della merla.    

Oggi è la Domenica della Merla, disse con l’aria di rivelare un segreto, quindi dobbiamo festeggiare e si guardò intorno per accogliere consensi. Poi di fronte all’impenetrabilità dei volti che aveva davanti, continuò, già un poco esitante, Sapete, sì, cosa significa ciò?

Più che meraviglia, notò costernazione negli sguardi che gli accoliti si scambiarono fra di loro.

Davanti a noi abbiamo un merlo, o una merla, è lo stesso, che in questo momento sta facendo capolino da una folta macchia di edera che ha interamente incappucciato il tronco alto e slanciato ed i rami di un’acacia sottostante, la quale, incurante del pesante fardello costituito della pianta parassita, sembra godere ancora buona salute ed ospita, bontà sua, una grande varietà di fauna avicola e non.

Senti Ottavio, lo interruppe Pancrazio, non so dove vuoi andare a parare, ma io non vedo nessun merlo, o merla, come si fa poi a distinguerli?

Il maschio ha il becco giallo e la femmina no, disse Ottavio. Tu però devi concepire il mio racconto come una favola…

Ma ti sembra questo il momento di raccontarci le favole?

Silenzio e ascolta, dalle favole c’è sempre qualcosa da imparare. Questo che leggo ora, e tirò fuori un foglio di carta vergato, è una lettera scritta da Maurizio cinque anni fa a non so chi, forse a se stesso:

  L'economia prevalentemente agricola di alcuni paesi, nei secoli scorsi, ha alimentato la nascita di proverbi, motti, aforismi e varie storie e leggende, intorno all'andamento del tempo, alle stagioni e alla ciclicità di determinati eventi naturali, prevedendone il verificarsi, in rapporto alle necessità dell'agricoltura e della  vita in campagna. 

 Uno dei racconti più noti, nato diversi secoli fa  e conosciuto in vari paesi, è quello  dei tre giorni  finali di gennaio, o secondo alcuni, gli ultimi due di gennaio e il primo di febbraio, detti 'giorni della merla' , che, secondo la tradizione popolare  sarebbero i giorni più freddi dell'anno.

  Non so se statisticamente questa credenza trovi conferma nella realtà dei fatti, ma è certo che, essendo essi i giorni, posti proprio a metà della stagione invernale, non è difficile credere che in questo periodo si possano verificare picchi di temperatura particolarmente bassa.

    In merito a questa tradizione la fantasia popolare si è sbizzarrita in modo pittoresco, fornendoci una serie di varianti di una leggenda, che narra di una merla e dei suoi piccoli, che prima avevano la livrea di colore  nero, come i maschi della specie, che per ripararsi dal freddo, si rintanarono nel comignolo di un camino e ne uscirono dopo tre giorni con la livrea diventata del colore grigio che le merle e i loro piccoli attualmente hanno, per via della fuliggine del camino.

     La tradizione, che dovrebbe trovare una base nell'esperienza, dice inoltre che se nei giorni della merla fa più freddo, la primavera è più vicina, mentre, se questo non si verifica, la primavera tarderà a giungere. 

    Su questo argomento avevo idee approssimative, perché la leggenda che conoscevo io parlava di una colomba bianca che si nascondeva in un comignolo per il freddo e ne usciva tinta di grigio per la fuliggine.

    La sostanza però non cambia.

    Ma la cosa più grave era che nella mia ignoranza, confondevo i giorni della merla con quelli così detti 'della vecchia', ritenendo che si trattasse sempre degli stessi giorni. Non mi spiegavo però il motivo di tale diversa denominazione.

    Ho appreso invece che i 'giorni della vecchia' sono gli ultimi tre di marzo e non hanno niente in comune con la merla, se non un'altra leggenda simile alla prima.

    Sembra che nei tempi passati, il mese di marzo avesse 28 giorni e che, pazzerello come è sempre stato, si divertisse a fare dispetti ad una vecchia che usciva al mattino con le sue pecore per il pascolo, scatenando su di lei improvvise tempeste.

    La vecchia, stanca di questo scherzo, decise di non uscire negli ultimi giorni del mese e di aspettare il primo giorno di aprile, per uscire sicura che ormai gennaio non potesse più nuocerle, e sfidandolo apertamente per beffa, a farlo.

    Sennonché, quello, punto sul vivo, si fece prestare tre giorni dal mese di aprile, che dove li andasse a prendere proprio non so, e per tre volte la tormentò con il freddo ed il gelo di tempeste fuori stagione.

    Questa seconda leggenda, sembra trovare riscontro in dati statistici che mettono in evidenza come proprio alla fine di marzo vi sia in genere una recrudescenza del tempo metereologico con un improvviso temporaneo ritorno di temperature invernali, che si spiegano con l'andamento altalenante dell'inizio della primavera.

    La statistica ha fatto di più: ha individuato questo breve periodo ed altri intervalli nei quali si verifica lo stesso fenomeno, denominandoli “nodi del freddo”.         

    Si tratterebbe di un fenomeno uguale e contrario a quello dell'estate di S. Martino, che cade a metà novembre, periodo in cu il clima sembra regalare uno scampolo di estate, con il ritorno  di temperature miti particolarmente gradevoli.

    Collegato alla leggenda dei giorni della merla, ma di portata sicuramente più limitata, perché vernacolare nella edizione da me conosciuta, è quello che si dice a proposito del 2 e del 3 di febbraio, rispettivamente dedicati a S. Biagio e alla Candelora: "a li dù la blasciola, a li tre la cannellora o ci nengue o ci piove. se ci sta lu sulitill stem n'mezzo a lu 'nvernarill, se c' sta lu sol 'boon da lu 'n vern' sem fòr'.

    Sempre sul tema di prevedere il bello e cattivo tempo, per la necessità dei lavori agricoli, ci sono poi i primi quattro giorni di aprile ( c.d. 'quattro aprilanti'), vero periscopio per conoscere  quello che avverrà nei successivi quaranta giorni.

   Ma avremo modo di parlarne. 

31 gennaio 2017

Aveva appena finito di leggere, che

Ca…volo! Esclamò Pancrazio, ora sì che ho voglia di fare festa. Tutto quello che Maurizio dice è oro colato, ma guarda caso, oggi, 30 gennaio 2022, domenica della merla, il tempo è bellissimo e non fa assolutamente freddo, non vi pare?    

 

 

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