LA VIA PER BETLEMME

 

     I magi avevano passato la notte sulla cupola  del palazzo reale di Gerusalemme, aperto sui quattro punti cardinali e da lì avevano osservato il cielo e studiato il movimento degli astri, comparandolo con certe mappe che avevano tirato fuori dalle loro sacche da viaggio, insieme ad alcuni strumenti di misurazione, con i quali facevano continue rilevazioni e calcoli complicati.

     Dalle domande pressanti che il re Erode avava rivolto loro sulla profezia di una nascita miracolosa, un re, si diceva, dei Giudei, che avrebbe preso il suo posto, e dalla raccomandazione che a loro aveva fatto di individuare esattamente  il posto dove detta nascita si sarebbe dovuta verificare, avevano capito  che il re era fortemente preoccupato ed aveva im mente di fare di tutto perchè quella profezia non si verificasse giammai.  

     Per questo motivo avevano studiato tutta la notte, intenzionati anche a mentire pur di rassicurarlo che si trattava di cosa da nulla, una credenza popolare alla quale non bisognava dare alcun peso, una superstizione di  gente da poco e quindi trovare una scusa per andarsene via indisturbati per continuare il loro viaggio ed approssimarsi al luogo che per le verità avevano già individuato e localizzato a sud-ovest di Gerusalemme, non a molta distanza da lì.

    Cosa alla quale Erode non aveva creduto affatto, ed anzi aveva chiesto loro di trovare il posto e di tornare a riferirgielo, perchè, aveva aggiunto con una certa luce  maliziosa negli occhi, anch'egli intendeva recarvisi per adore il re dei re.

     Alle prime luci dell'alba, mentre Gerusalemme era ancora immersa nel sonno e solo ad oriente si sentiva debole per la distanza, la voce di un muezin che dal suo minareto, chiamava alla preghiera una piccola comunità di musulmani ivi stanziati, i Magi, congedatisi dal Re con tutti gli onori, uscirono dal gran portone della reggia, montati sui loro cammelli, ammantati nei loro lussuosi mantelli, per proteggersi dal freddo che  al primo mattino era molto intenso.    

     Davanti al Tempio di Salomone, sostando brevemente in silenzioso rispetto,  notarono i primi movimenti di persone che si recavano a recitare le funzioni insieme ai rabbini, grandi sacerdoti del Sinedrio.

     Subito dopo, presero  la via del sud, infervorati, incontro al mistero che erano prossimi a svelare e rivelare al mondo, un miracolo vivente nella persona di un bambino destinato ad  essere un personaggio unico, che loro volevano avere il privilegio di conoscere per primi, per l'eccezionalità dell'evento e per il fatto che essi l'avevano previsto nei loro studi dei segni nascosti tra le stelle, che solo loro sapevano decifrare.

     I cammelli, leggeri, sembravano sfiorare appena il terreno, trotterellando felici nella luce del giorno che sorgeva alle spalle del gruppo, avanzando con le loro lunghe zampe, e gli zoccoli che percuotevano il suolo  con  ritmo continuo,  sordo, cadenzato.

Il caratteristico modo di avanzare degli animali, imprimeva un corrispondente moto  ondeggiante sulle figure degli occupanti, seduti sulle loro groppe, mollemente assecondato dai cavalcatori, che, in fila si profilavano sulla linea dell'orizzonte. 

     Sul lato piatto di una pietra, posta a lato della via, semicoperta di sabbia, era appena visibile la scritta "Betlemme..." ma la cifra che avrebbe dovuto indicare la distanza,  era illeggibile.

 

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