DISCORSO SUL METODO

 

 

                                                                           

Voglio fare un discorso sul metodo e non sul merito, iniziò a dire Maurizio, ma fu subito interrotto da Pancrazio, che intervenne dicendo: A Maurì, non fare il modesto, il merito, lo sappiamo, è tutto tuo,

Non mi hai capito, replicò l’improvvisato oratore, volevo parlarvi del modo di usare uno strumento indispensabile al giorno di oggi come è Facebook, da parte di una moltitudine di utenti, della più diversa estrazione sociale e culturale e del metodo che vorrei adottare qui, per ovviare ad alcuni inconvenienti che si sono verificati negli ultimi tempi.

Facebook è il più usato ed abusato contenitore di ogni genere di cose, notizie, curiosità, informazioni e falsità, serve alla massaia per mostrare la sua bravura in cucina, al vanitoso consente di pavoneggiarsi, alla persona normale tocca barcamenarsi nel  poco o molto di buono che pure vi si trova, in  mezzo al vuoto di insulsaggini, futilità, malumori e manipolazioni da parte degli utenti peggiori, che confluiscono in quella sentina maleodorante del sottobosco formato da mille facce.

Maurizio lo detestava, ma non poteva farne a meno. Le frequenti consultazioni che faceva alla ricerca di qualcosa di nuovo, suscitava in lui reazioni di consenso, ma più spesso di irritazione per il dissenso avvertito a fior di pelle.

I suoi interessi erano focalizzati e non poteva essere diversamente, (dato il tipo, avrebbe ben detto Pancrazio, che prendeva fuoco facilmente ed era sempre a favore del suo Capo), legati ai grandi temi che le pur futili scaramucce fra gli utenti potevano involontariamente sollevare.

Due, in particolare, lo avevano colpito, negli ultimi tempi e su entrambi desiderava fare una pubblica discussione, evitando inutili polemiche, legandoli, sebbene distanti fra loro, quanto all’oggetto, in un unico tema sul quale imbastire una sorta di vademecum, da utilizzare ogni qual volta questioni di tal fatta si fossero presentate all’attenzione dei soci del Circolo.

Il primo prendeva lo spunto dalla citazione, fatta da Achille di un passo della Bibbia, che aveva suscitato molto scalpore per le reazioni, alcune scomposte, altre poco pertinenti, da parte degli utenti, che egli voleva utilizzare per aprire, oltre il caso particolare, un discorso più ampio, come quello sulla opportunità, o meno, di sollevare polveroni su materie che non possono essere trattate con leggerezza, e che meriterebbero un minimo di approfondimento che non è possibile fare nei limiti del social network.

Il secondo investe un campo amplissimo, come quello della libertà, suscitato ancora una volta e con le migliori intenzioni, occasionalmente dallo stesso proponente di cui al primo.

La Bibbia e la Libertà. Cosa hanno in comune? Nulla nella sostanza; ma qui vogliamo parlare di metodo.

Si parte da pochi versi di Isaia, dal Libro dei Profeti e si arriva alla libertà rivendicata da alcuni, di non vaccinarsi contro il virus-Fine di Mondo che imperversa sul Pianeta e il diritto di circolare liberamente dovunque senza dover esibire il green-pass, altrimenti è dittatura. Con buona pace del diritto di tutti gli altri, vaccinati, di non essere infettati dai contestatori.

La mucca e l’orsa pascoleranno insieme;

si sdraieranno insieme i loro piccoli.

Il leone si ciberà di paglia, come il bue.

Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide;

il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi.

(Isaia 11, 7-9)

 

Ognuno è libero di pensare come vuole, che siano cavolate, che siano versi oscuri difficili da interpretare, o addirittura, inquietanti, oppure che il tempo trascorso e le lingue in cui essi sono stati tradotti abbiano arrecato modifiche al testo originario, fino a stravolgerne il senso, a Maurizio appare chiaro che si tratta invece di versi che parlano di un mondo a venire, post secondo Avvento, ideale, in cui tutto si svolgerà non secondo l’ordine che per noi è quello naturale, ma nel modo previsto all’origine come il Paradiso Terrestre, dove tutto è pace ed armonia.

In un altro post di questo stesso periodo, un noto storico si chiede se sia veramente esistito un uomo di nome Gesù, profeta anch’egli, che abbia potuto subire lo stesso destino del Gesù dei Vangeli e chi egli veramente fosse (un cencioso rivoluzionario? Una invenzione di Paolo di Tarso, il vero fondatore del Cristianesimo?) e per quale ragione sia stato crocifisso, propendendo alla fine per una soluzione affermativa, se non altro in base alla constatazione che nessun altro profeta, di cui all’epoca nel Medio Oriente circolavano vari esemplari, ha dato luogo come lui, alla nascita di una religione che si è diffusa in tutto il mondo e resiste da oltre duemila anni.

Un utente ha risposto: sì, Gesù è esistito ed abbaiava.

A parte la bassezza del tutto gratuita di questa, come di altre affermazioni consimili, si pone il quesito se sia lecito usare la Bibbia come un manganello, in questo modo. La citazione era lecita e bella, così come parlare di Gesù in termini storici, ma gli interventi successivi, per buona parte, non sono stati all’altezza.  A Maurizio sembra che si debba porre un freno ad esternazioni di tal genere.   

Altra cosa è l’uscita temeraria di Pancrazio che vuole trovare assonanze storiche e tematiche tra la Bibbia e il Kamasutra, sull’onda di illazioni più o meno illegittime fatte da sua figlia. Qui siamo nel campo della pura fantasia, alla quale ben ha corrisposto Luciana, la quale con arguzia e sottile ironia, ha aggirato l’argomento, cogliendo il nonsenso del parlare che si è fatto intorno ad esso, con l’affermazione non contestabile che la Bibbia e il Corano invitano “ad amarci gli uni con gli altri” e riducendo il problema alla semplice constatazione che però “il Kamasutra è più preciso”. Con questo superando anche l’impasse in cui molti si sono trovati, distinguendo l’amore sacro da quello profano, l’amore spirituale da quello dei sensi, riconducendo la questione alla sintesi naturale di quel mix indistinguibile di anima e corpo, da cui l’amore è formato.

Passando al tema della libertà, è capitato che, alla semplice domanda posta da Achille, “E’ libero chi trasgredisce le regole, o chi le osserva scrupolosamente?”, hanno risposto più persone in vario modo, ma, a modesto avviso di Maurizio, nessuno ha colto che la libertà della quale qui si parla, non è quella di “chi per lei vita rifiuta”, ma  è un diretto riferimento alla situazione attuale della pandemia da covid 19, che ci vede contrapposti l’un contro l’altro armati, sullo spartiacque del diritto e del dovere di uno Stato di porre dei limiti alle libertà individuali dei cittadini, per contrastare la diffusione epidemica del più potente virus che abbia infestato la Terra da cento anni a questa parte e del conseguente dovere, se non obbligo, dei cittadini di adeguarsi ai bisogni della collettività, attenendosi alle prescrizioni deliberate dagli organi preposti.

Ben vengano dunque anche temi di ampio respiro, proposti per una discussione equilibrata, fra non specialisti, quindi necessariamente non tecniche, né tantomeno scientifiche, pronti noi tutti ad accogliere il parere di ognuno, con rispetto e simpatia, come fa il nostro buon amico Achille, senza necessità di aderirvi, perché ogni parola spesa in buona fede e coscienza, è utile per la comprensione di ciò che per noi, è importante quando si è in una comunità nata per socializzare, cioè la lealtà degli intenti espressi nella più ampia libertà, senza remore, ma anche senza licenze.

Bravo Maurizio, concluse Pancrazio, alzandosi e battendo le mani per acclamazione, hai detto proprio quello che volevo dire io: non so se sia possibile illustrare tutte le sessantaquattro posizioni del Kamasutra, ma, se qualcuno ci vuole provare, è libero di farlo, ma non credo che sia necessario avere una licenza, basta avere una buona resistenza. Non guardate me, aggiunse poi, rivolto ai pochi presenti che erano con lui, i quali per la verità, apparivano tutti distratti e si guardavano intorno imbarazzati.

Perché, che ho detto? Chiese perplesso Pancrazio, rivolto più a se stesso che agli altri.       

      

Commenti