PERCHE' LA BIBBIA

                                                      

 

Ah, senti, esordì Pancrazio appena ebbe inteso il tema che pensò fosse quello di cui si sarebbe parlato quella mattina, Se proprio dobbiamo parlare della Bibbia, allora non sarebbe il caso di cominciare con il Kamasutra?

Maurizio strabuzzò gli occhi, non credendo alle proprie orecchie. Il Kamasutra? Disse; ma come cavolo ti è venuto in mente? Vuoi mettere insieme la Bibbia e il Kamasutra? Ma è blasfemo!

Ecco il moralista, insorse Silvana; blasfemo non è un termine che usano i preti?

Sì’ ma che vuol dire? è comunque scandal…oso, no, volevo dire inopportuno ed impossibile.

Nella Bibbia, spiegò mielosamente compiacente Pancrazio, si insegna a fare l’amore. Tu forse non lo sai, ma c’è una parte, chiamata Canto dei Canti lungo otto capitoli, nella quale non si parla d’altro che di amore. “Passa la notte tra i miei seni” dice ad un certo punto una donna al suo uomo. A me l’ha fatto leggere mia figlia Evelina che di queste cose se ne intende. Della Bibbia, intendo dire. Nel Kamasutra si insegnano invece le posizioni dell’amore. Non scendo nei particolari, ma penso che gli altri abbiano capito. Mia moglie Giulia ha cercato di farmene provare una che aveva visto in una edizione illustrata di quel libro, non brutta, debbo dire, ma io non l’ho voluta fare perché era troppo complicata; alla mia età, poi!

Pancrazio sei completamente fuori strada, lo redarguì Maurizio. Il Cantico dei Cantici, questo il suo vero nome, scritto da Salomone, è troppo bello per non farlo rientrare nel Libro, ma non è quello che dici tu. Il suo significato è ancora misterioso, ma troppo alto per chi non è preparato.

A me sembra di ricordare, la voce di Silvana era ora più discorsiva, che Salomone, in tarda età perse buona parte della sua proverbiale saggezza, conducendo una vita sregolata ed una sfrenata attività sessuale o forse è più esatto dire sensuale, con più di cinquecento concubine e non so quante mogli, ma queste ultime non contano. Non mi sembra del tutto improponibile l’accostamento, certo casuale, fatto da Pancrazio tra le due fonti di ispirazione, diciamo così.

Per quanto esatto quello che dici, intervenne il Capo, rifiuto ogni tipo di contaminazione fra le due cose e questo, cioè il parlare con troppa disinvoltura di cose che non si conoscono è un fatto grave e su cui bisogna riflettere.

Caro Maurizio, concluse sconfortato Pancrazio, tu hai ragione, ma se per poter dire qualcosa, su qualunque materia, bisogna prima conoscere l’argomento, allora noi qui dello Zibaldino, possiamo chiudere, non saremo più in grado di parlare di nulla.

Qualcuno ha nominato Licius, azzardò Silvana, che si impiccia sempre di tutto. Credi forse che di ogni cosa di cui si interessa, lui sia così addentro da poter aprire bocca ad ogni piè sospinto? Manco per il cavolo! Licius si butta a capofitto su ogni argomento che suscita la sua curiosità, per dire la sua da uomo della strada, come si dichiara e molti lo apprezzano per questo. D’altronde, a me sembra che questo sia il nostro scopo e campo di azione, esprimere opinioni al di fuori del coro dei soliti ben informati. Quel che conta è l’immediatezza della reazione di ciascuno, di fronte a quel che accade, piuttosto che il giudizio meditato del benpensante.

Est modus in rebus, direbbe il vostro Licius che ama le citazioni in latino, replicò Maurizio, un po' contrariato. Noi percorriamo sentieri che immaginiamo inesplorati e invece sono battutissimi. Molti piedi, muniti di ben altri scarponi che non i nostri, li hanno percorsi. Ma anche il nostro passaggio, che sia più o meno informato, non è inutile: nel modus è la nostra salvezza; basta non credersi il sale della terra.

Io gli scarponi non ce l’ho, protestò Pancrazio, però voglio venire lo stesso, non vi libererete facilmente di me: vedrete che anche senza, posso darvi la polvere, anche se, dal discorso che ha fatto Maurizio, non ho capito dove dobbiamo andare e, per la verità non ho capito un cazzo di quello che ha detto.

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