NORMANNO
La foto riapparsa di recente su FB, di Normanno sulla tolda del suo negozio-galeone, gremito all’inverosimile di mercanzie varie, tra le quali, in primo piano risalta lo stipo dei pesci di baccalà, sua specialità in senso assoluto, ha suscitato molte reazioni, che coinvolgono sentimenti di amicizia, benevolenza, apprezzamento ed immancabile nostalgia, rimpianto dei tempi passati e di quelli che ne sono stati protagonisti ed epigoni. E nessuno, più di Normanno ne conservava lo spirito, tanto da esserne campione e darne testimonianza. “Continuava a fare i conti a mano”, ha ricordato Valter, ammirato, immagino, dalla ostinazione con la quale il nostro amico ha opposto fino in ultimo, un rifiuto totale alla tecnocrazia avanzante ed ora imperante.
Come il comandante di una nave che guarda compiaciuto la sua imbarcazione con il ponte tirato a lucido, solcare il mare verso la rotta prestabilita, così Normanno posa sorridente nel suo piccolo mondo zeppo di meraviglie, e sembra ancora lanciare ironiche battute contro le donne, demonizzate ed apprezzate al di là della sua misoginia di facciata.
Lo scrittore francese Patrick Modiano, Premio Nobel per la Letteratura nel 2014, in alcuni dei suoi libri insegue tracce molto labili di personaggi che riappaiono a tratti in luoghi, come strade deserte, Bar notturni dall’insegna illuminata debolmente, non più esistenti, quartieri di città completamente ristrutturati, che tornano alla memoria emergendo dal passato poco alla volta, come erano all’epoca dei fatti narrati, convinto che qualcosa delle persone che li hanno frequentati possa essere rimasto nei segni lasciati sui muri o nell’aria, che solo un’indagine minuziosa ed appassionata può disvelare e far così risorgere un mondo sommerso nella memoria collettiva.
Certo, se si alza la saracinesca chiusa da tempo di quello che fu il negozio di Normanno, al di là del ricordo nostalgico, molti fantasmi potrebbero agitarsi e tornare alla nostra mente, vista la popolarità del personaggio, la singolarità del suo modo di fare e la simpatia che riscuoteva da parte di buona parte dei concittadini di molte generazioni, clienti abituali, oppure occasionali, soprattutto quelli che affollavano il negozio in prossimità delle festività natalizie e pasquali. Certo nessuno come lui avrà impregnato di sé il luogo in cui per tanti anni ha lavorato con assiduità e fedeltà ai dettami della ditta volti alla conservazione dell’esistente, anche oltre il tempo.
L’onda emotiva suscitata da quanto sopra mi ha suggerito l’idea di inseguire altri fantasmi e far rivivere persone e luoghi che sono stati parte della mia vita; luoghi dove io sono nato e vissuto insieme a persone che pure hanno fatto insieme a me un tratto di strada in quello stesso spazio e far rivivere, anche solo per un attimo, lo spirito che lo animava al tempo della mia infanzia e giovinezza, attraverso la celebrazione di alcuni luoghi e persone, che ne hanno costituito, per me, il cuore.
Prima di iniziare questo viaggio a ritroso nella memoria, debbo aggiungere ancora qualcosa per chiudere il capitolo su Normanno e la sua famiglia. Pochi probabilmente sapranno che prima del negozio di Piazza Verdi, Margherita, insieme al marito, gestiva un altro negozio in Via Vincenzo Irelli, nel punto in cui fa angolo con il Vico della Luna. Ebbene, quel negozietto, nei lunghi anni della guerra, fu una risorsa prodigiosa per molti, forniva l’essenziale per vivere, nonostante la scarsità dei viveri, distribuiti con le tessere, ma Margherita, per le famiglie bisognose e con molti figli, aveva sempre in serbo piccole quantità supplementari da fornire sottobanco.
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