FOGLI AL VENTO

Maurizio ha trovato, discretamente posti nell’angolo meno frequentato della libreria, dei fogli che, ha accertato dopo, Pancrazio ha raccolto e conservato delle incursioni fatte, per lo più scambi di battute fra collaboratori, pubblicate in date diverse su Facebook, strumento che egli non ama, ritenendolo una vetrina delle vanità di ognuno, delle quali siamo vittime un po’ tutti. Al fine di non farli andare dispersi come le foglie al vento, ritenendo di qualche interesse il contenuto di essi, ha deciso di accoglierli in questo contenitore che è lo Zibaldino, consigliandone la lettura, solo per chi la volesse fare, cominciando dalla fine, al principio, perché i brani sono disposti in ordine temporale di pubblicazione (il primo post è l’ultimo pubblicato, in ordine di tempo). 

1)

 “Dolce e chiara è la notte e senza vento”, recitava Maurizio; poi si guardò intorno: i soliti quattro gatti. Sentite quanta calma vi è in questo verso. Fermiamoci qui, trascuriamo tutto il resto, per ora. Quello che ci interessa è rilevare il senso di tranquillità che viene dall’osservazione di un cielo notturno mentre il nostro animo è sempre agitato.

 A me mi girano le palle solo quando vedo le cose storte, affermò subito Pancrazio. Questa intrusione di Lucius, Evaristo, quelli della cricca del Bar del Corso, insomma, mi rompe molto: quello che si fa chiamare Rimiratore, poi, pensa di conoscerci e ci fa fare cose che noi nemmeno ci sogneremmo di fare, ci banalizza, vero Sebastiano? Parla pure tu, ti piace come stanno andando le cose? 

Emh…! Sortì sorpreso ed imbarazzato l’amico, è vero, ci banalizza. Poi senti, che c’entra quella storia dei supermercati aperti di domenica? Perché forse i bar non sono aperti di domenica?

 Certo, stavamo parlando della sindome del lunedì e quello ci caccia la domenica? Replicò Pancrazio. E allora la storia dei diversi gradi di adattamento della natura? Aoh!, finisce che non possiamo dire più niente, che quello subito ci infila, chessò il sesso degli angeli, oppure quant’è lunga la coda del diavolo, aggiunse Seba.

 No! No! Qui è ora di finirla, intervenne d’autorità Maurizio. Basta chiacchiere. I rapporti con la controparte li tengo io. Parlerò con il così detto Lucius e gli dirò di smetterla di farci il verso. Va bene? Come no, capo, quello che dici tu è legge per noi. Vogliamo tornare a Leopardi? 

Ma sì, è meglio; leopardi, leoni, scimmie, qualunque cosa pur di non sentire più quelli. Acconsentì Pancrazio,(ma sarà il Pancrazio finto o il Pancrazio vero? Ecco cosa succede quando si confondono le cose). 

Hai proprio ragione, ammise Maurizio a mezza bocca, non so proprio come avrei fatto se non ci fossi stato tu

. Pancrazio, che ci sentiva bene, Allora Maurì, manco questa ti è piaciuta?

 2)

 In natura, disse Pancrazio dopo attenta riflessione, avviene il contrario di quello che facciamo noi umani. Metti la primavera e l'autunno, le due stagioni, diciamo così', di passaggio; guarda i colori, bellissimi in entrambe, ma mentre in primavera la natura si risveglia e si veste, in autunno si addormenta e si sveste, in attesa del freddo, dei suoi colori più accesi, maturati durante l'estate. Noi invece ci svestiamo in primavera, in attesa del caldo e ci copriamo ben ben in autunno, in attesa del freddo.

 Senti Pancrazio, gli rispose accorato Sebastiano, io ti voglio bene e passi, ma tu queste fesserie non le dire in pubblico: non tutti potrebbero capirti.

3)

 La domenica dovrebbe essere abolita, così nessuno avrebbe la sindrome del lunedì, pensava a voce alta Silvana, mentre sciacquava le prime tazzine da caffè della giornata. Perché. cos'hai contro il lunedì? chiese Pancrazio. Non vedi come siamo tutti mosci? Perfino Maurizio, Dio ce lo conservi, ne soffre. Da quando andavo a scuola, confermò questi, che con un orecchio ascoltava le chiacchiere da bar che lì si facevano, con l'altro seguiva un suo motivo che non riusciva a sviluppare. Andavo sempre coi compiti fatti a metà, per via del fatto che la domenica ti ruba il tempo e rimetti tutto al lunedì, prima di entrare in classe, ma poi non ce la fai. Io non mi sono mai preoccupato del lunedì, per me i giorni sono tutti uguali. Affermò sicuro Pancrazio. Sarà per questo che stavi sempre all'ultimo banco? insinuò maligno Sebastiano.

4)

 La prima cosa a colpirlo fu il silenzio. Pancrazio non era più entrato in Chiesa, da quando era bambino. In quel momento la navata era deserta ed in penombra. In fondo l'altare con due candele accese ai lati. Ad un tratto l'aria si riempì del suono vibrante di un organo. Chissà perché pensò che fosse la voce di Dio che gli parlava e chissà perché quel giorno aveva sentito l'impulso di entrare in Chiesa. Il suo agnosticismo vacillava? Si affrettò ad uscire. La vecchietta lì dentro, che passava rasente il muro e ne accarezzava ogni mattone e toccava con mano leggera il legno dei banchi e le colonne, l'aveva intenerito. Che hai fatto, Pancrazio, gli chiese Sebastiano appena lo vide, hai forse avuto una visione? Da ragazzo ho fatto il chierichetto, gli rispose. Un giorno le suonai al compagnetto che mi fregava sempre il campanello per la Messa ed entrava prima di me in Chiesa, dietro al prete, quindi stai attento

5).

 "M'illumino d'immenso", Maurizio citava una famosa poesia, ispirato dallo spettacolo del sole nascente che fugava le ultime ombre della notte insonne E' la vita che risorge, aggiungeva dopo, di fronte ad un Pancrazio con gli occhi gonfi ed un Sebastiano che appariva sciupato e sciatto, come due giocatori di poker all'ultima mano, entrambi per non aver dormito, intenti com'erano ad assisterlo. Ma l'umore di Maurizio era variabile, come il tempo, che già accennava a mutarsi. "Così tra questa immensità s'annega il pensier mio", recitava ancora l'infelice, il verso di una un'altra poesia, altrettanto famosa. Che succede, chiese premuroso Sebastiano, qualcosa non va? No, stai tranquillo, disse Pancrazio, rivolto a Maurizio per consolarlo, mentre faceva segno a Sebastiano di tacere. Anche se il tempo dovesse cambiare, conosco un posto dove possiamo stare e fare il bagno al mare, tranquillamente. Se ci sto io non affoga nessuno..

6)

 Perché dici che Maurizio è complicato? chiese Pancrazio e Sebastiano rispose: l'Ho sentito che diceva a Chiara Amo il tempo che passa, ma allo stesso modo, lo odio, perché passa e non posso goderne. Che ne pensi? Che abbiamo perso il capo, se non può goderne con Chiara, figurati con noi! Poi ha aggiunto: Oggi ho contato quante volte è passato sotto al mio balcone il bus navetta che porta all'Ospedale: nella sola mattinata, 24 ed è sempre vuoto, all'andata e al ritorno, per colpa del covid. Questo mi angoscia. Possiamo sempre salire noi sul bus e fargli vedere che qualcuno ci va! 

7)

 Il fatto è, caro Pancrazio, che la saggezza non si compra al mercato, un tanto al chilo, disse un giorno Sebastiano, la saggezza ce l’hai o non ce l’hai e non puoi fartela venire su misura. Tu, per esempio non sei un saggio, ma chi potrebbe mettere in dubbio la tua capacità di uscirtene sempre per il rotto della cuffia? Guarda Sebastiano, che oggi ho la scuffia, o come la chiami tu, storta e quindi stai attento a dare dell’ignorante a me. Io la mia cultura me la sono fatta da me, da solo, da autodidattico. Che c’entra la cultura? Qui stiamo parlando di saggezza, che con la cultura c’ha poco a che fare. Vuoi dire che uno che è colto, non è anche saggio? Non necessariamente e non sempre. Anzi sono molti i casi di persone che, a sentirle parlare, sanno tutto loro, poi vai a guardare, non sanno nulla della vita. Sono vuoti, non sanno risolversi di fronte a qualsiasi frangente. Tu, invece, conosci uomini e cose, vero? Chiese ironicamente Pancrazio. Non dico questo, per me il bianco è bianco, il nero è nero, basta. Che sei diventato anche razzista?

8)

 Dopo la riflessione sul tempo che fugge, Pancrazio seguitò: io non ho il problema di far passsare il tempo, semmai è il contrario: è il tempo che deve far passare me. Voglio essere sempre un passo avanti, così, quando morirò, il tempo non potrà chiudermi la porta in faccia, la troverà già chiusa. Sebastiano, con un gesto di insofferenza, Ma vatt'a fa nu bagn, và!

9)

 Dopo aver letto le ultime esternazioni, un lettore, sbrigativamente, disse: Mi piace. Che cosa? chiese un altro. La pensosità di Maurizio L'operosità di Sebastiano e il fraccazzismo di Pancrazio. Contento te... fu la risposta. Maurizio trascrive dal diario di una infermiera: è vero che raccogliamo anche le loro cacche, ma lo sguardo di gratitudine chei leggiamo nei loro occhi, è quasi un atto di amore Maurizio dedica questo pensiero ad una oss di nome Valentina che con amore si era presa cura di lui, nella speranza che questo messaggio di ringraziamento giunga per vie misteriose fino a lei. 

10)

 In riva al mare con il suo amico Sebastiano, per un giorno di relax , Pancrazio, con fare meditabondo, esprime a voce alta, velata di intima commozione, un suo pensiero profondo: il tempo scorre come sabbia fra le dita di una mano. No, obietta Sebastiano, se tu prendi la sabbia bagnata. Cosa vuoi dire, chiede seccato per l'inopportuna osservazione dell'amico che aveva interrotto l'attimo della sua poetica riflessione, che il tempo non passa quando piove?

11)

 Pancrazio, chi erano gli Svevi? A naso, Caro Sebastiano, gli abitanti della Svevia, che poi col tempo è diventata la Svezia, perchè la z prevale sulla s. Non è vero, ho letto su Wikipedia che venivano dalla Germania e che erano più polazioni. Accattone della cultura. 

12)

 Non bisogna ripiegarsi su se stessi, affermò Chiara, sentenziosa, a Maurizio piuttosto giù di corda, bisogna aprirsi al mondo; la vita è quella che è, noi possiamo migliorarla o pegggiorarla, non cambiarla con un'altra, come si fa con un vestito. Io mi sono aperto, rispose Maurizio, e tutti i fuorusciti del vaso di Pandora, mi sono piombati addosso. Senti a me, lumeggiò Pancrazio, saccente come al solito, tu Maurì, devi tirar fuori le palle, se vuoi campare, devi sconfiggere i mali, uno per uno. Dimmi, gli rispose l'interpellato, tu, con le tue quanti ne hai fatti fuori?

 13)

 Secondo me, disse Pancrazio, l'arte è una finzione, perché ci rappresenta la reltà come la vogliamo noi. Invece, rispose Sebastiano, secondo me, l'arte è un superamento della realtà, . E' il sublime che è in noi. 'mbé, insistette il primo, guardando te, non mi sembra che ci sia tanto da vantarsi. 

14)

 Pancrazio, sai cos'è il verismo? Certo Sebastiano, è quando uno dice sempre la verità. No, sto parlando della corrente letteraria. Se si tratta di una corrente d'aria, allora dovrebbe chiamarsi Ventismo. Buonanotte! abbiamo inventato il ventismo del ventesimo secolo!

 Per le più che opportune spiegazioni, vedere Zibaldino www.aielli.org, alla voce Cucuzzone Per un errore tecnico, il post è stato pubblicato in maniera illeggibile. Maurizio provvederà ad aggiornare il softwer.

15)

 La vita è tutto un gioco, disse Pancrazio ilare. Non è vero, rispose Sebastiano angosciato, la vita è tutto un giogo.Ma tu non puoi capire la differenza. Sì che la capisco: la tua vita è un errore di orto grafia, la mia un giardino di delizie.

16)

 Baciapile a me? Vociava Pancrazio, tu ragazzino non sai nemmeno cosa significa questa parola! Ma se vai in giro con Il Messale sotto il braccio! Lo porto perché mia figlia mi ha pregato di comprarglielo ed io l’ho fatto, entrando per la prima volta in una libreria cattolica; Evelina ne ha bisogno per completare la sua tesi in Teologia ed io sono ben lieto di averglielo procurato. Sì, sei così contento che te lo porti appresso da tre giorni, cos’è, tua figlia ti ha anche imposto di mostrarlo in giro? Per fare proseliti, forse? Signori calmatevi, intervenne Maurizio, alzando il capo dal foglio stampato, qui non si viene per fare discussioni futili. Interrogatevi piuttosto sulle parole che usate. Baciapile, per esempio e anche proseliti. Sapete cosa significano e da dove provengono? 

 

17)

Vedi, Pancrazio, diceva Maurizio in tono confidenziale, il guscio è un involucro che avvolge, protegge e nasconde, semi, uova,, cozze e patelle. Ma in senso figurato, noi tutti abbiamo un guscio interiore, nel quale ci ritiriano tutte le volte che dall'esterno qualcosa ci offende o ci minaccia, proprio come fa la lumaca con le sue corna.
Hai ragione, si sffrettò a dire Pancrazio, Sebastiano ha un guscio, gliel'ho visto; se ha anche le corna non so! Sono affari suoi, di questo non parliamo.
Ma il guscio delle persone non si vede, obiettò Maurizio e le corna non c'entrano. Piuttosto, è importante sapere che c'è sempre un uscio, cioè una porta, che ognuno di noi deve trovare per aprirsi agli altri.
Ho capito affermò convinto Pancrazio: il guscio ha un uscio per uscire, e le corna sono fuori, ma la "g" dove rimane dentro o fuori?

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