TACE ORA IL MARE


                                                  TACE ORA IL MARE

Riposa e sogna
Dimentico dell’ultima tempesta
Che venti, che onde, che schianti
Montagne di acque semoventi, colonne di spuma bianca che si sollevano ed inseguono, cozzando
correndo e rotolando l’una sull’altra.
Eri solo e lontano da ogni riva.
Mare sornione
Mare amico
Mare crudele.

Tortoreto, 2014
Tortoreto - 2014


Ora il mare è calmo
Che pace nel cuore.
Il tumulto che l’ha preceduto,
Venti che spazzano la spessa cortina di acqua polverizzata,
Onde che montano ed avanzano minacciose
Sono solo un ricordo.

Eppure hai visto vuoti e colmi formati dal vento spingere le pigre acque all’attacco come eserciti in guerra.
Non come le statuette dell'esercito di terracotta, cinese, circa ottomila pezzi, rappresentanti soldati e cavalieri, di ogni ordine e grado, immobili nella fissità dei secoli, ma elementi naturali, turbolenti e fuori controllo, in un moto che sembrava inarrestabile.
Turbini, lampi e scoppi di tuoni.
Ora è immobile la superficie instabile del mare, solo un mormorio laddove il mare finisce e comincia la terra, un ricciolo di limpida acqua, come un bacio, posato sulla riva: il mare innamorato della terra.
Non più il mugghiare di onde rabbiose, angoscia e dolore.
Addio sogni, addio carezze, il mostro quando si scatena, batte forte e la materia fragile risponde come una bocca che accoglie l’amaro di un vino guasto.
Nel culmine della tempesta le orecchie non reggono al rombo, gli occhi non vedono, la mente è accecata, la voce annullata, la volontà sconfitta ed umiliata.

Ma ora il mare è calmo.
Dove urlava il vento,
una brezza leggera sfiora la superficie delle acque chetate, percorrendole con un fremito voluttuoso.
I sensi si risvegliano,
Il pensiero rinasce dal nulla nel quale era precipitato.
L’amore non muore, più grande del mare, capriccioso come la tempesta che insorge all’improvviso e sa calmarsi, se vuole.
Amare è il nostro destino; essere amati è il nostro fine.
Ora il mare tace, il cuore può frenare la corsa e sognare la costa
Non lungi, la costa che attende
Il ritorno dell’ultimo naufrago. 

 

Pancrazio era perplesso: non vedeva più il suo amico Maurizio da più di quattro mesi, sapeva che aveva avuto un grosso problema e non era sicuro che ce l'avrebbe fatta a riprendersi
Sfogliando lo Zibaldino, con nostalgia ,ad un tratto ha trovato uno scritto; non è nello stile e nemmeno nello spirito del suo amico e maestro, ma indubbiamente è suo.
Letto e riletto, il testo gli appare piuttosto modesto, anche lui avrebbe potuto descrivere meglio uns tempesta di mare, anche senza aver letto il Tifone di quello scrittore, di origine ceca,o polacca? che scriveva in inglese, come si chiamava? Corrad o qualcosa del genere.
Forse sotto sotto c'era qualcosa che Maurizio avrebbe voluto dire , ma non ha detto. Meglio così.
Leggete e giudicate: vi sembra una roba da Maurizio?

 

 

Commenti

  1. Grazie Bruno, sono versi davvero splendidi e toccanti. Ben tornato al timone!

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  2. più che una poesia sembra un quadro, anzi una saletta di quadri ...... bellissima pà, ci hai pensato su 4 mesi ma poi è arrivata, no?

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  3. Semplicemente meraviglioso. Impossibile comprendere a pieno quello che hai vissuto, ma questo tuo racconto è profondamente toccante.
    Bentornato tra noi papà

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  6. Cio che hai scritto è una grandiosa,splendida poesia del mare,di quel mare che tu ami ed ammiri da sempre. Fiorella

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  7. Grande zio. Splendida poesia!

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