La Felicità

La pandemia che ci tedia rende questi tempi assai duri: molta gente perde il lavoro, alcuni la speranza per un futuro migliore, altri la fiducia per le istituzioni che dovrebbero aiutarci.

Viviamo in un momento dove la disorganizzazione regna sovrana, nessuno sa cosa fare; alcuni si ribellano dichiarandosi svegli, altri li seguono; alcuni urlano, altri li sentono.

E’ dunque possibile sentirsi felici nel caos e vedere la luce nella tempesta?

Secondo Platone, un periodo così difficile per la comunità non gioverebbe minimamente ai singoli individui che quindi faticherebbero a sentirsi lieti “nel corpo e nell’animo”.

In una visione più moderna, però, dove si è perso questo senso di interdipendenza tra lo stato e il cittadino, forse la Felicità è raggiungibile.

Ma di quale Felicità si sta parlando?

Ebbene, una di tipo diverso da quella che intendevano i greci. I catastrofici eventi del XXesimo secolo, tra cui la prima Grande Guerra, le dittature, gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, i genocidi, le bombe atomiche e i muri hanno influenzato profondamente l’umana specie, che si sente caduca come “foglie in autunno” e riconosce l’impossibilità di raggiungere la Felicità perpetua, concedendosene una forma solo momentanea, fugace e fragile come "ghiaccio che si incrina". (Ungaretti e Montale)


Eppure, un modo per essere felici deve esistere. Bisogna solo capire come conseguirlo: essendo buoni e giusti, come diceva Socrate? Forse, ma la virtù del singolo non sarà abbastanza, perché queste non lo eleveranno dalle difficoltà della vita anzi, tra le persone che vedranno un individuo tale, alcuni lo rispetteranno, lasciandolo stare, altri lo importuneranno servendosi della sua estrema bontà.

Con la conoscenza, come teorizzato secondo il pensiero platonico? Forse, ma è necessario dire che è impossibile sapere tutto e, anche se la scienza ha fatto scoperte incredibili negli ultimi secoli, molti quesiti (e vien da dire quelli più importanti), rimarranno irrisolti ancora per molto tempo, forse per sempre. La devozione alla conoscenza potrebbe quindi essere una sorta di maledizione, che destina l'uomo ad una ricerca che non concluderà mai.

Con l'assenza dei dolori, parallelamente a quanto sostenevano gli epicurei? Forse, ma se la Felicità vera deve essere autosufficiente allora non può dipendere passivamente dalla mancanza di qualcos'altro. Secondo tale pensiero, una persona che si sveglia di mattina senza alcun dolore è felice. Sfortunatamente ciò non è sempre vero perché la Felicità va conseguita in modo attivo.

Quest’ultimo è il pensiero aristotelico: sosteneva che si potesse essere felici solo attraverso lo svolgimento delle azioni a cui siamo predestinati.

Evidentemente, tale affermazione risulta quasi assurda se si continua dicendo che la funzione naturale dell'uomo, secondo Aristotele, sia la politica (teoria dell'uomo come zoon politikon), ma soprattutto la vita contemplativa, per coloro che eccellono nelle virtù dianoetiche.

Tale concetto, semmai vero tempo fa, in periodi più recenti vacilla perché la politica, come cura della cosa pubblica, cosa nobile, a cui ogni cittadino dovrebbe concorrere con spirito leale e libero, è stata ridotta a carta straccia.

La Felicità sembra lontana ma non si possono perdere le speranze: anche se i consigli dei maggiori filosofi greci sembrerebbero antiquati a prima vista, dovrebbe stupire il loro valore anche dopo migliaia di anni. Non bisogna prendere le risposte dei grandi maestri come soluzioni, bensì come ingredienti che, integrati in una ricetta che cambia per ognuno di noi (e che siamo tenuti a trovare da soli), servono a rendere ogni giorno della nostra vita migliore del precedente.

Se la Felicità è sempre difficile da raggiungere, in questi mesi pare complicato cogliere anche la gioia quotidiana. Ci sono restrizioni che impediscono di vedere gli amici, i familiari, le persone che si ama di più; altre che vietano di praticare le proprie passioni, partecipare ad eventi culturali o di intrattenimento o addirittura uscire al parco.

Quindi cosa può aiutarci nella vita di tutti i giorni? Cosa può farci evitare di cadere nel baratro della disperazione casalinga? Le risposte plausibili sono molteplici e stupirà la semplicità di alcune: la lettura, la visione di un bel film in famiglia, una chiamata telefonica all’amico che non si vede da molto, l’ascolto del proprio album preferito o una passeggiata durante una giornata di sole (che adesso sembra un passatempo invidiabile).

Chi ora non può dedicarsi ai i propri passatempi preferiti deve provarne di nuovi: imparare uno strumento per chi è appassionato di musica; scrivere un libro per chi è appassionato di lettura; allestire uno spazio palestra domestico per chi ama tenersi in forma.

I tempi sono cambiati e noi tutti siamo stati messi alla prova, ma non è il momento di essere tristi: sentirsi felici o gioiosi è un progetto e bisogna impegnarsi per esserlo. Non è facile vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, eppure un tentativo bisogna farlo.

Così, quando la situazione migliorerà, ognuno di noi sarà cresciuto e magari avrà scoperto dei nuovi aspetti di se stesso, migliorando la sua consapevolezza di quello che è e di cosa vuole, un passo fondamentale per raggiungere la Felicità.

Commenti

  1. Quanta saggezza nelle parole del nostro giovane filosofo! Complimenti e continua a coltivare questa passione per il grande pensiero greco.
    Chissà, se è vero, come recita la canzone, che la lontananza come il vento spegne i piccoli fuochi ma ravviva quelli grandi, forse questo prolungato "distanziamento sociale " alla fine ci avrà aiutati tutti a mettere meglio a fuoco i progetti che contano davvero.

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  2. cavolo leo come entri a bomba!! per risponderti un qualcosa prima mi devo fare un paio di canne, poi qualche idea brillante mi verrà di sicuro :-)

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  3. Caro nipote, per me è stata una grande gioia vederti sullo Zibaldino e solo le mie attuali condizioni fisiche e le limitazioni cossesse, mi hanno impedito di esprimerti tempestivamente tutto il mio entusiasmo e l mio compiacimento per questo tuo intervento " a gamba tesa" ( nel senso buono, dellla determinazione dimostrata), per il coraggio di affrontare un argomento così impegnativo e che però è alla base di tutto il nostro essere.
    E' vero quanto tu dici che per essere felici basta poco; io lo sono per tutto quello che ho avuto nella vita, di cui tu sei un pereftto completamento pù di quanto mi potessi aspettare.
    Scivi ancora, mi raccomando. Questo mio modesto contributo alla cricerca della felicità, anche attraverso la creazione di questo blog, forse non è il massimo che io possa darti, ma mi piacerebbe se tu, insieme a tuo padre voleste raccogliere l'invito a continuarlo, come una specie di piccola eredà, lasciata, di tipo sentimentale, che possa legarci nel tempo nella continuità del bene che ci vogliamo.
    Scusa i pensieri un po' sconclussionati con cui mi sono rivolto a te, anche senza dire nulla sulla sostanza del tutto scritto, che trovo del tutto ammirevole.
    Ti abbraccio con tutto il mio affetto e ti faccio i miei migliori auguri per un radioso avvenire.

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  4. Evaristo mio amico, in quanto professore di filosofia in pensione, esprime la sua meraviglia e il suo compiacimento verso questo giovane che mostra una maturità da età canuta gia nella primavera di sua vita, parimenti testimonia un amore per le nostre radici culturali, cosa assai rara oggi tra i suoi coetanei. Ad maiora Leonardo, gia cominci ad onorare il tuo stesso nome.
    Rimiratore. (pseudonimo di Lucio, lo zio di tuo padre)

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