ETICA

 

                                                                       

Marx sembra che abbia detto, e non sarebbe nemmeno il massimo, che dal modo in cui si svolgono in una società i rapporti tra gli uomini e le donne, si misura il livello di civiltà di una nazione. La voce di Maurizio era pacata e suadente, non troppo coinvolgente. Come destinata a scontare un tasso di banalità ineliminabile.

E’ bene cominciare da qui, per sottoscrivere quanto detto di buono in tutto il mondo nei giorni scorsi su questo argomento, in occasione della giornata mondiale dedicata alla condanna della violenza sulle donne, purtroppo con scarso risultato pratico. Non per tornare sullo stesso tema, che per me è un capitolo chiuso – la violenza contro le donne è una vergogna che pesa da sempre sopra il genere maschile e lungi dall’essere risolto, non sarà mai del tutto superato – ma per parlare, leggermente, come facciamo sempre, di temi collegati al concetto di civiltà, evocato da Marx.

Veramente a me sarebbe piaciuto, interferì Pancrazio, cominciare dalla letica, perché in questo le donne sono molto più brave di noi. Il Sacripante, si guardò intorno con sguardo compiaciuto, quando, si accorse di essere circondato da donne che stavano attente, con cipiglio severo ad ascoltare quello che avrebbe detto. Cambiò immediatamente atteggiamento e, desiderando di trovarsi lontano da lì le mille miglia, con voce melliflua, continuò:

Bisogna riconoscere che a volte, una bella leticata, giova più di una scopata, volevo dire di un colpo di scopa! Qui almeno non si deve fare la lesina.

Pancrazio fu lesto ad alzarsi e dirigersi in tutta fretta verso il banco della presidenza, prima che il tumulto del popolo, aumentando di volume di secondo in secondo, in misura esponenziale, gli corresse dietro. Diverse palle di carta, rimbalzarono intorno alla sua persona, ma egli fece finta di non farci caso.

‘Stò meschinello, gli urlò dietro Carla, fai bene a scappare, che c’entra la lesina? E’ che sei un povero di spirito.

Al riparo sotto l’ala di Maurizio, osò ancora parlare.

C’entra perché tutti sappiamo che la letica non si riferisce solo ai comportamenti buoni, ma anche ai cattivi, vero Maurì? La lesina invece è l’avarizia, che se si legge come parsimonia è una virtù, se invece è taccagneria, allora è un brutto vizio. Io non ho né l’una,  né l’altra, perché mio nonno calzolaio, quando smise il mestiere, appese la lesina ad un chiodo, dopo di che ce la siamo persa. 

Etica, pronunciò Maurizio, la - ETICA, scandendo bene le lettere, è una parola che viene dal greco Ethos, che vuol dire, umano. Il primo ad usarla fu Aristotele. Riguarda qualsiasi cosa si riferisca al comportamento umano. Si distingue dalla politica e dal diritto, perché, a differenza di queste che conoscono solo comportamenti in qualche modo condizionati dalla legge e dalla prassi, essa è libera e pertanto può riguardare comportamenti di ogni tipo. Di segno positivo, ma anche negativo.

Se in una società, continuò, vige la norma che ogni anno si debba sacrificare una giovane vergine al dio Molock, per tenerlo buono, il padre che sacrifica la propria figlia tiene un comportamento etico.

Nell’Antigone di Euripide, al contrario, si dice che è giusto ribellarsi al una legge ingiusta.

Allora bisognerà cambiare la legge. Oreste, cosa ne pensi? Chi stabilisce cosa è giusto e cosa non lo è?

E’ sempre un’autorità, l’autorità proviene dal più forte; il più forte fa la legge. Rispose l’interpellato.

Tu neghi, quindi che vi sia qualcosa di innato in noi, che ci permette di distinguere il bene dal male?

No, no, io non nego niente, volevo solo dire…

 

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Allora la morale non esiste? Chiese Pancrazio.

Io penso che chiunque di noi sappia cosa è gusto e cosa è ingiusto. Agire moralmente è fare tutto rispettando le regole che ci siamo imposte.    

Nel privato, ma nel pubblico?

Oreste si fece avanti ed entrò nel cerchio degli iniziati.

Idem, ad un livello superiore.

Giuro, disse Pancrazio, che per quanti sforzi faccia, non riesco a trovare la differenza che c’è tra etica, e dico etica, caro Maurizio e morale. Per me sono la stessa cosa.

Sono la stessa cosa. Sinonimi, quindi simili, non una, la copia dell’altra: hanno la carica semantica principale coincidente, con solo qualche sfumatura divergente. Nel caso di queste due parole, la differenza consiste nel fatto che l’etica si occupa di comportamenti da un punto di vista normativo, vede le cose dal di fuori, mentre la morale riguarda la coscienza, è un’attitudine che proviene da una nostra predisposizione al bene ed il giudizio morale condanna tutto ciò che da esso si allontana.

Perché allora qualcuno parla male del moralismo? Che s’intende per moralismo?

Il moralismo è un atteggiamento, per lo più artefatto, spesso ipocrita, di buttare tutto in moralità, esagerando nella scelta degli oggetti, in genere di poco conto, e nella finta severità del giudizio.

Sarebbe sbagliato affermare che l’etica riguarda l’esteriorità di un comportamento, quindi rientra nel campo dell’estetica, mentre, la morale, essendo un fatto di coscienza, quindi interiore, interno all’uomo, si accosti di più alla fede?

Io dico di no e ben lo saprebbe la mia povera madre, se fosse ancora in vita, la quale, quando ero bambino, tutte le volte che di domenica non andavo a messa, non mancava mai di farmi una morale che non finiva mai, da coprire tutta la settimana, fino  alla domenica successiva, in cui la stessa cosa si ripeteva ed era per noi un continuo terreno di scontro.     

Commenti

  1. "Evarì, tu sei professore e che dici de sta questione di etica e morale? Come si fa a concepire un'etica e una morale applicabili in ogni epoca ed in ogni diversa società umana?" -disse Rimiratore rivolto all'amico Evaristo seduti al solito tavolino del caffè Grande Italia-"Rimi' lasciamo stare, questa n'è roba per te; tuttalpiù bada di rispettare l'etica professionale ogni volta che lavori per un cliente ... e bevi quel caffè che si fredda!" - Rimiratore ci rimase un pó male, non se l'aspettava st'uscita dal professore "e poi cos'è st'etica professionale?" si domandò e quello fu per lui un rovello per il resto della sera.

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  2. A Rimiratò, è Pancrazio che rsponde, che facciamo, che qua casca l'asino? Hai sentito il tuo prof. Evaris,? nunn è robba pe' tia. Eppure, almeno la seconda era facilissima: di chi dovrebbe essere l'etica professionale se non dei professori? ciai presente?Ti meriti 5, ma siccome mi stai antipatico, ti do 4. Il primo era invece un po' più difficile, presuponeva lo studio della geografia. Tieni a mente il discorso di Marlon Brando nel film La Casa da the alla luna d'agosto? Alla fine di una bella chiaccierata sui costumi giapponesi nel tempo e nello spazio ed aver elogiato l'estrema raffinatezza raggiunta da quel popolo nell'arte dell'intrattenimento degli ospiti in quella fase della loro sequenza evolutiva, con un volo veramente pindarico (ma i giapponesi conoscevano Pindaro?), cnclude: Pornografia = geografia. Comunque, bravo, vedo che ci segui.

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  3. Un dubbio rimane an
    che a me ed è quello relativo alla deontologia; che sia un trattamento riservato ai soli dentisti?

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  4. Agli odontotecnici, no?
    Anche a loro, senti come suona bene "odonto" con "deonto" -logia, sembra quasi onomatopeico...

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  5. A' Pancrà, mo' non esagerare...con la tua cultura. Che ci vuoi surcassare?
    Hai detto la parola giusta: che tanto un poco già mi ci state...surcasso! Io?

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