NEGAZIONISMI
Se qualcuno - quispe de populo, (cioè Pinco Pallino) o, anche, uno storico, o sennò, chi meglio di un filosofo? - affermasse, come hanno già fatto, che l’Olocausto non c’è stato, che si è trattato di una grande montatura, che montagne insormontabili di prove documentali esistenti al riguardo, sono false, quel tale, così facendo, non starebbe esprimendo un proprio parere, ma starebbe falsificando la storia, motivo per cui in alcuni Paesi chi si macchia di questa colpa, può essere perseguito legalmente. Giustamente aggiungo io. In queste situazioni, il reo non può difendersi invocando la libertà di opinione, perché dire il falso ripeto, non è esprimere un’opinione. Si può indagare se lo abbia fatto per ignoranza, o volutamente, concedendo nel primo caso un’attenuante, e nel secondo, invece, ricorrendo al massimo della pena, perché in quella falsità c’è una volontà doloso di inquinare le acque e confondere la gente.
La senatrice Liliana Segre
Il nostro stato democratico, non ha legiferato in campo di negazionismo, per quanto riguarda l’Olocausto, come pure, ha tollerato infrazioni sempre più frequenti e gravi alla normativa che vieta la ricostituzione del PNF, al punto che oggi per tutto si può manifestare, in palese violazione delle norme e del comune sentire democratico. Come è avvenuto recentemente con due manifestazioni simultanee svoltesi nella capitale, nelle quali si rivendicava il diritto, di determinate libertà personali, come quella di non indossare la mascherina in periodo di pandemia.
Nel frattempo, il negazionismo ha fatto passi da gigante, al punto che non c’è cosa, anche la più palese, che non possa essere negata e trasfigurata. Si accompagna spesso a forme di ribellismo senza radici, con la semplice comune caratteristica di essere figli di un malcontento diffuso, che non vuol più parlare di politica, che afferma di non essere né di sinistra, né di destra, tanto sono tutti ladri e corrotti, creando una vasta area nella quale ribollono i risentimenti di ogni natura e dove è facile alimentare sentimenti di ostilità ed odio, utili a fini ignobili da parte di rimestatori e speculatori.
Un malinteso senso di libertà di espressione, consente a persone a dir poco disorientate, ingenue e disinformate, di parlare di dittatura evocando Hitler e Mussolini, ignorando che a furia di spararla sempre più grossa, si finisce col cadere nel ridicolo, perché determinati limiti non possono essere oltrepassati, pena un ostracismo che dovrebbe insorgere dal basso, mentre invece spesso ricevono il plauso di correnti incontrollate, interessate ad inquinare le acque.
L’ultima perla di questo maleodorante guazzabuglio, è la corrente di coloro che negano l’esistenza del virus conid 19, che nel mondo ha fatto vittime a milioni, con l’affermazione che si tratterebbe di una congiura per privare i cittadini di tutto il mondo, delle libertà fondamentali, creando un sistema di controllo individuale tipo Grande Fratello di Orwell.
Il fatto che sia un filosofo a guidare la marcia, rende più grave quello che sta accadendo. Riporto un brano tratto da un link sull’argomento, indicato di seguito
“ Per una volta tocca essere d’accordo con Paolo Flores D’Arcais. Non
perché difende l’operato del governo nella politica di contrasto al Coronavirus
(e certo deve costargli molto), ma perché, su Micromega, si scaglia
contro un negazionista del virus: un negazionista dei più rispettabili,
peraltro: il filosofo Giorgio Agamben, che a più riprese ha decretato
l’inesistenza dell’epidemia, inventata, a suo illuminato dire per “usare lo
stato di eccezione come paradigma normale di governo”, per attuare una
“militarizzazione” a tappeto e trasformare “di fatto ogni individuo in un
potenziale untore”. “Ancora più tristi delle limitazioni delle libertà
implicite nelle disposizioni” conclude Agamben “è, a mio avviso, la
degenerazione dei rapporti fra gli uomini che esse possono produrre”.
Io non so che nozioni post-ippocratiche abbia il filosofo Agamben circa
le caratteristiche delle epidemie, il loro tasso di mortalità, la loro tenacia.
Se il suo sapere medico è pari al mio, è meglio che si taccia, dando fiducia a
chi di mestiere si occupa di questa materia: i medici, i virologi, gli
epidemiologi, gli infettivologi. Ed è quello che ha fatto e sta facendo il
governo e non doveva essere diversamente; e semmai qualche incertezza
(specie nella comunicazione) ha caratterizzato la politica governativa è stato
proprio per non aver mai voluto discostarsi dagli orientamenti del mondo
scientifico, che – come tutti hanno lealmente ammesso – si è trovato di
fronte ad una novità, per combattere la quale le conoscenze erano insufficienti
e gli strumenti (leggi terapie) conseguentemente inadeguati.
Per essere credibile, il filosofo dovrebbe spiegare perché il mondo
scientifico, nella sua interezza pur con le oscillazioni proprie di ogni fase
di esplorazione su di un terreno ignoto, assevera che il Coronavirus non è
supposto né inventato: esiste, si diffonde rapidamente, ha valenza
epidemica, anzi pandemica, ha un elevato tasso di mortalità (ben oltre la
broncopolmonite di stagione che stronca i “vecchietti”) e si può – in attesa
del vaccino – combattere per ora solo evitando il contagio.
Su questi convincimenti, dopo un avvio comprensibilmente tumultuoso, non
avverto significative dissonanze. E credo si debba escludere che tutti gli
specialisti e gli scienziati (non solo italiani) siano complottardi al servizio
del Grande Fratello.
Il professor Agamben gode di un discreto prestigio accademico, ma per i suoi
studi (che non ho mai letto e chiedo venia) su Carl Schmitt, Michel Foucault,
Walter Benjamin, non sulle patologie da contagio.
Fare il negazionista è un’attività che pertiene di solito ai frustrati e ai
narcisetti (si vedano al riguardo le scurrilità del povero Sgarbi), non
alle persone serie.
Minare la fiducia nel sistema sanitario in nome di paranoiche congiure
planetarie è grave quasi quanto screditare le istituzioni politiche, con
accuse di segno opposto: non avete capito la gravità, non state facendo
niente, venti miliardi non bastano, ce ne vogliono 40, anzi 80, tombola.”
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Suvvia, Matteo, siamo uomini di giudizio, io probabilmente ho alcuni anni più di te, possiamo parlare senza tema di fraintenderci. Tu sei certamente più estroso, per le tue doti artistiche e più perspicace di me, ma nemmeno io sto sul balcone a cantare “Meno male che Conte c’è”, e non credo che tu faccia parte di quella pletora di scalmanati che invocano poteri forti, sputano su tutto ciò che trovano, si indignano per niente e favoleggiano tempi di riscossa (da che?), o si abbandonano ad un a infruttuoso pessimismo di facciata, avendo come unico obiettivo quello di gettare discredito sul governo, questo, come chiunque altro, e sulle istituzioni.
Non sono interessato a discutere di numeri, fatterelli (quel medico di Bergamo che ha salvato i suoi pazienti dalle grinfie di Conte, non può fare testo), non sono un fan del governo attuale, ho esecrato il precedente e, riconoscendo in coscienza l’anomalia costituzionale nella quale galleggiamo, temo per l’avvenire, perché non vedo niente di meglio.
Bisognerebbe anche ammettere che in una situazione di grave pericolo, la compagine governativa al comando, si è barcamenata con risultati positivi, riconosciuti anche all’estero, dove le cose sono andate peggio che da noi.
Penso che i tempi che stiamo attraversando siano obiettivamente molto brutti, non si respira una buona aria, ma con un poco di generosità si potrebbe anche riconoscere che Conte si è trovato nella situazione di dover prendere decisioni pesanti, non popolari, che lo avrebbero esposto a critiche, qualunque cosa avesse fatto, perché sono in gioco, da una parte la salute della gente, e dall’altra, l’economia che sono alla base del benessere che ci auguriamo. Tu stesso ti contraddici, affermando prima che l’emergenza covid è una balla e subito dopo che il governo “con colpevole ritardo si è “deciso a ricorrere al lockdown, per poi tornare a lamentare il crollo del PIL, (valutato al ribasso rispetto al temuto 14%), a causa dello stesso.
Non si tratta di trovare qualcosa di buono nell’operato delle nostre autorità, ma di non esasperare le tensioni, tanto più che l’emergenza non è ancora finita ed anzi si teme che il peggio debba ancora venire.
Fai pervenire a Matteo, tramite lik su messanger, questa tua analisi critica della situazione vista dai social, non credo che viene a leggere lo Zibaldino per cui non ne verrebbe a conoscenza.
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