BUSSARE ALLE PORTE

 

Oggi è vacanza allo Zibaldino. Licius con la scusa di un caffè, l'altro bar è chiuso, si insinua tra i soci presenti e chiede: Voi ci credete al Paradiso?
Maurizio, la mano sul maniglione della vetrina d'ingresso - è appena arrivato - E tu credi all'Inferno? gli risponde chiedendo.
Al Purgatorio non ci crede più nessuno, interviene Pancrazio, ma allora mi chiedo dove cavolo è andato a bussare quel poveretto che è morto ieri ed oggi è già tornato?

                                                              BUSSARE ALLE PORTE               

Non è tanto il morire, ma il male campare che spaventa; questa affermazione è ricorrente sulla bocca di tutti. Le cose cambiano quando più uno si avvicina alla data finale. Quelli che sanno di trovarsi a poca distanza dalla fine, arriverebbero anche ad affermare il contrario, ma poi, di fronte all’ineluttabilità del fatto,  fanno di necessità virtù e si atteggiano a impavidi guerrieri che attendono a piè fermo il colpo di lancia che li trasformerà in carne da sepoltura.

So di essere anch’io in questa condizione e non mi spavento. Ho visto tanti altri, andare, rassegnati o meno, ma senza fare tante storie. La morte non fa storia. Ma è la fine della storia. Pensate a quanti altri, da quando l’uomo è spuntato su questa terra hanno fatto lo stesso percorso. Se uniamo i fiumi più grandi del mondo e li facciamo scorrere insieme, l’immagine che potremmo avere sarebbe di gran lunga più piccola della processione dei deceduti.

Matteo ci conforta con la sua fede nel fatto che non c’è dolore nella morte. Io temo l’indifferenza e l’inefficienza di certe organizzazioni burocratiche, che potrebbero ritrovarsi anche di là. Immaginate, uno muore e si ritrova fuori del suo corpo, senza soffrire, per l’amore di Dio, ma spaesato, con una sensazione di disagio simile a quella di chi è nudo, in mezzo a persone vestite.

 Nessuno che ti dica cosa devi fare, nessun cartello che ti indichi dove andare, nessun posto dove riposare.

                                 

                   Benvenuti sul monte Tianmen, la porta del Paradiso in Cina              

                                                      Tianmen, le  Porte del Paradiso, foto dal web

 

Bussi alle porte di non sai cosa, sarà il Paradiso, oppure l’ingresso del Purgatorio, speriamo non dell’Inferno, ora come ora, troppo caldo darebbe fastidio.

La porta si apre, una faccia tra annoiata e seccata, fa capolino dall’uscio tenuto accostato a bocca di lupo.

Che vuoi? ti chiede e tu, perplesso, non sai cosa rispondere; che ci fai lì fuori?  ti incalza, l’uomo o lo spirito.

Sono appena morto e…

E ‘sti cazzi? Sai quanti muoiono al giorno e vengono qui in cerca di un posto? Noi facciamo il possibile, ma non è che possiamo fare i miracoli.

Io pensavo di sì. Questo non è il Paradiso?

Cosa sarebbe questo? E scoppia a ridere. Tanta fretta hai? Ti devi armare di pazienza ed aspettare. Sarai chiamato a suo tempo.

Suo di chi? Chiedi incredulo.

A questo punto, l’uomo gira la testa verso l’interno e chiama:

A Romolè, viè qua per favore: è arrivato un rompicoglioni, pensaci tu che io già c’ho perso la pazienza.

Facciamo così, proponi tu, potrei tornare di sotto, col vostro permesso – vostro, perché nel frattempo è arrivato anche Romoletto, una faccia larga e paciona che guarda divertito -  non era mia intenzione di rompere le palle a nessuno sono venuti a prendermi, ma poi mi hanno lasciato solo. Si vede che era troppo presto. Se voi siete d’accordo, io mi rimetterei quatto quatto nel mio letto facendo finta di non essere mai morto e cercherei di farmi dimenticare. Cosa ne dite? Però ho bisogno di un permesso scritto.

Te lo puoi scordare; qua per iscritto non mettiamo niente. Vai fuori ed a spetta il tuo turno.

Ma non c’è nessuno…

E niente ti pare?  Sei il primo! Vai, vai.

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