BERLICCHE

 

                                                                                 

Maledetti comblottisti, negazzionisti e fangulisti della malora. Pancrazio era su tutte le furie. Giulia mia s’è beccato il virus. No, per la verità, al tambone è risutata negativa, ma lei dice di essere sincopatica ed ora ha deciso di dire no a tutto. C’è il virus? No, non c’è. C’è il diavolo che ti porta? No, non c’è. C’è la mana sanda? No, non c’è. Effettivamente Giulia sembrava un’indemoniata. Che mangiamo oggi? Osò chiedere, ed ecco la reazione della donna esasperata. Brandendo il mattarello, con fare minaccioso, andò verso, il marito inerme. Evelina, figlia mia, aiuto, salvami tu, tua madre è impazzita e mi vuole uccidere.

Pancrazio era uscito digiuno ed aveva lasciato sole le due donne; Evelina aveva disarmato la madre senza difficoltà ed ora, in perfetta sinfonia, di cui egli avvertì solo l’inizio (le prime note piacevoli di libertà), si davano da fare per preparare qualcosa. Troppo tardi, care mie! Oggi mangio al ristorante e si frechi l’avarizia!

Pancrazio aveva un segreto; da quando era venuto in possesso della chiave del cassetto dello scrittoio, si recava al Circolo nelle ore in cui sapeva di non trovare nessuno, si chiudeva nella sala riunioni dicendo a Sebastiano di non disturbare e lì rimaneva anche un’ora buona.

Sebastiano era un uomo discreto e non curioso, senonché quello strano comportamento dell’amico, finì di insospettirlo un bel po’ ed egli, un giorno, appena Pancrazio si chiuse dentro, decise di andare al fondo della faccenda.

Siccome gli parve di udire un parlottare dietro la porta, si mise in ascolto.

L’ultima lettera di Berlicche, la voce di Pancrazio era come se stesse leggendo, stentatamente e non senza qualche difficoltà, un documento consunto dal tempo, tipo un papiro egizio della prima dinastia dei Faraoni. Invece era un libello di una decina di pagine, scritto a mano e portava una data in parte cancellata, …ottobre …50. La mente di Pancrazio era corsa subito alla preistoria; poi si sarebbe accontentato di un 50 a.c., un 50 d.c., thò, anche un 950 d.c., ma oltre non andava. Invece si appurò, dopo, che la data di compilazione dello strano manoscritto era molto più recente, con ogni probabilità un quanto mai artefatto 1950.

                        Francesco Passerini on Twitter: "C.S. #Lewis, Le lettere di #Berlicche Alla  fine, più che la grandezza del peccato conta la distanza dal bene.… "

 

Quel primo giorno, finì là. Sebastiano ad un certo punto, dopo aver bussato, aveva aperto la porta ed entrato, Scusa Pancrazio, credo di aver lasciato qui qualcosa che mi serve di là e fece finta di cercare con gli occhi, torno torno. Vide invece che l’altro, seduto allo scrittoio, nascondeva un fascicoletto che aveva in mano, facendolo scomparire in tasca.

Improvvisamente mostrò di avere una gran fretta.

‘Mbè, ciao Seba, ci vediamo dopo, disse quasi subito ed uscì frettolosamente.

Tutto era cominciato tempo addietro, dopo che Pancrazio aveva notato tra i libri della biblioteca del Circolo, un curioso volumetto rilegato con cura e con fregi e scritture dorate sul dorso e sul verso, portava il titolo “Le lettere di Berlicche”. Dentro, figure astruse di mostri con corna e code. Berlicche, si ripetè dentro di sé. E chi sarà costui? E’ un diavolo, le disse pronta Evelina, quando gliene parlò e il libro è un libro strano, scritto dall’inglese Clive Staples Lewis nel 1942, parla di un mondo alla rovescia, dove la realtà è colta dal punto di vista di un diavolo. L’eterna lotta del bene contro il male, in questo caso risolta come modi e strategie del male per promuovere il peccato ed assicurare la supremazia del male sul bene.

Naturalmente si parte dall’uomo, la creatura tanto cara a Dio, a cui è stata data la libertà di perseguire il bene o di scegliere il male e su questo si applica il disegno di perdizione del Diavolo. Bata fare leva sulla debolezza dell’uomo e tentarlo con la promessa di soddisfare tutti i suoi appetiti.

L’assunto è che, così come c’è un angelo custode assegnato ad ogni persona, per proteggerla e indirizzarla verso il bene, parimenti c’è un diavolo tentatore il quale ha lo scopo di tentare il suo paziente e perderlo.

Berlicche è un vecchio diavolo, non più attivo, addetto all’istruzione dei giovani. Le Lettere sono raccomandazioni sui modi diversi che si possono adottare, per dannare un uomo, fatte ad un giovane ed inesperto allievo, suo nipote, di nome Malacoda, non molto zelante nell’apprendimento della sua disciplina, tanto che il suo primo paziente, si converte al cristianesimo, anziché dannarsi e il giovane diavolo viene deferito ad un Collegio che deve comminare una punizione.      

Nell’apprendere queste cose, Pancrazio si lascia prendere da un’angoscia profonda e la sua crisi si acuisce il giorno in cui scopre, che il cassetto dello scrittoio del Circolo, della cui chiave egli è in possesso, nasconde un doppio fondo segreto, aperto il quale egli trova un quadernino sulla cui copertina è scritto “Ultima Lettera di Berlicche”. L’emozione è tale da serrargli la gola. Prima di parlarne alla figlia, vorrebbe raccapezzarcisi prima lui.  Ma nel tentativo di sceverare, egli non fa altro che imbozzolarsi sempre di più, fino a che una sera, rientrando a casa, Evelina, sentì nella sala la voce del padre che diceva   

Non mi sembra una buona idea, sig. Berlicche, io non  voglio fare quella parte, è odiosa, si tratta di tradire i propri amici…

Pensa a Jago che smaschera Otello, quello è un eroe, disse Berlicche e noi lo chiamiamo tutte le volte che occorre mettere a segno un colpo contro il Nemico, che è Dio. Adesso stiamo lavorando con il virus che affligge l’umanità e ci servirebbero molti Jago, perché i tempi sembrano maturi per una grande conversione verso il male, che stiamo preparando da tempo. Abbiamo pensato a te, sapendo che a casa tua è successo: avete fatto conoscenza con questo strumento utilissimo.

Le migliori intelligenze, i più raffinati cervelli, gli uomini migliori, al soldo del Diavolo, cosa ne pensi? Il fine è nobile, smantellare l’ipocrisia che è la maschera più adatta al volto dell’uomo. Quello che ti chiediamo è di fare come un infiltrato tra le truppe nemiche e procurare quante più anime è possibile alla nostra causa.

Non credo che sarà facile, gli uomini adesso sono per la massima parte dei razionalisti, e non ci credono più al Diavolo, pensano che sia una invenzione della Chiesa e anche quelli che ci credono, lo immaginano come a loro fa più comodo.

Eppure io ti dico che l’ora si avvicina. Affermò Berlicche. Hai detto bene, gli uomini si dividono tra quelli che credono all’esistenza del Diavolo e quelli che non ci credono. Quelli che ci credono, non sono i preti, tranne qualche esorcista, che fa parte della categoria dei maghi. Essi, nonostante le apparenze, sono prede facili. Mentre i miscredenti, i così detti razionalisti e materialisti, sono più duri da conquistare, ma essi ci appartengono lo stesso, perché non credono in Dio e quindi sono naturalmente destinati all’Inferno, ma sono più riottosi. Gli altri abboccano come salmoni, che risalgono la corrente dei fiumi nel periodo della riproduzione, per andare a morire.

Sì ma perché avete scelto me? Diceva Pancrazio, sinceramente addolorato.

Tu hai una capacità di penetrazione del cuore degli uomini che altri non hanno. Qui dentro alla Zibaldino stesso, potresti fare un lavoro utile assai alla causa di Lucifero. D’atro canto si tratta solo di scovare i falsi, i furbetti, quelli che fingono e denunciarli, così loro vanno all’Inferno e tu ti salvi.

Cpome fare io a salvarmi?

Quando sarà l’ora, io verrò a prenderti e ti porterò in un luogo segreto, dove in tutt’agio, attenderai che si diano le condizioni per uno scambio di prigionieri tra il Paradiso e l’Inferno. Avrai diritto al Paradiso, perché avresti fatto un lavoro utile, aiutando gli angeli custodi a scoprire le cellule dormienti che forse aspettavano di arrivare in Paradiso, per fare chissà quale casino.

Diavolo d’un Berlicche! Gridò Pancrazio e balzò in avanti per prenderlo, ma il diavolo fu più svelto di lui. Mi avevi promesso che la regola in base alla quale uno che si pente, fosse anche all’ultimo momento prima di trapassare, si sarebbe comunque salvato, non sarebbe stata abrogata e invece in quest’ultima lettera mi dici che non vale più ed anzi, ai falsi pentiti dell’ultima ora, sarebbe stato riservato un trattamento speciale, con l’applicazione di tutte le aggravanti del caso.

Evelina, attraverso il varco della porta, vide suo padre che correva dietro al diavolo in fuga intorno al tavolo, con l’intento di aggredirlo.

Non è colpa mia, diceva, queste sono decisioni che vengono dall’alto e noi stiamo in basso. Che ci posso fare?

Dopo un poco, Pancrazio, si fermò stringendosi un fianco con tutt’e due le mani.

Tu puoi anche credere a quello che dice il vostro Pascal, disse Berlicche, fermandosi affannato a sua volta. Che scommettere su Dio è la cosa più conveniente, si vince sempre: se Dio non esiste, non perdi niente, se Dio esiste vinci tutto. Ma la cosa non vale per i furbetti. Perché uno si salvi, con una conversione anche tardiva, occorre che egli ci creda veramente. Se perdi, perdi ugualmente tutto, perché tu a quel posticino in Paradiso ci avevi proprio contato. Ma non faresti in tempo ad accorgerti di aver preso una fregatura. Mentre se fai finta di crederci, e vinci, il gioco non vale perché è truccato e puoi ritrovarti all’Inferno.  Insomma, comunque la metti, è un casino.

Rembus sicche stantinbus, caro Rebicche, è meglio se te e vai...noi qui abbiamo il virus…al che il diavolo fece un passo indietro.

Il tampone, no disse, mi rifiuterei di farlo, ma se poi quel diavolo di Satana mi mette in quarantena?

Tu digli che quaggiù Matteo non ci crede al virus, dice che è tutta una truffa…

Quelli come lui bisognerebbe prendere.

Evelina, che era nell’ingresso ed era inorridita, vide dopo un lungo silenzio, un ometto anziano, calvo, uscire contrito dalla sala, mormorando parole sinistre Era calmo e compassato. Vestiva di nero. L’unica particolarità del suo portamento, atta a tradirlo era uno strano contorcersi della stoffa del suo pantalone destro, visto di dietro. Era come se una serpe si fosse infilata lungo il tubolare dell’indumento, dal quale Evelina vide ad un tratto fuoruscire l’estremità di una coda, con tanto di ciuffo peloso, tipo bon.bon.  

 

Grazie Lucio, per avermi suggerito il tema. 

 

Commenti

  1. Riferisco tutto all'esperto Antonio l'Antidemonio professò"-disse Rimiratore a Evaristo che stava sorbendo il suo caffè al solito bar Grande Italia-"perché mi sa che stavolta al povero Pancrazio serve un aiuto specialistico per uscire dal guaio in cui si è cacciato. Ma perché, dico, non ha condiviso con i consoci del club il contenuto di quel documento nascosto nel sottofondo del cassetto? Mauritius certamente avrebbe trattato l'argomento con la dovuta cautela e acume come suo solito, Licius avrebbe potuto spararla grossa come suo stile e forse stavolta ci avrebbe azzeccato, consultandosi con me e l'esperto Antonio antidemonio trattandosi di situazione paranormale; invece Pancrazio dtavolta ha fatto il fanatico sentendosi capace di trattare da solo col diavolo" - Evaristo posò la tazzina e rispose "Ma tu guarda che se deve sentì: uno come Pancrazio che s'arrischia a trattare co quel diavolo di Berlicche che le parole te le sa rigirare meglio di un cuoco la frittata! Ma pure il sedicente esperto Antonio Antidemonio rischia di essere fregato dolce dolce da Berlicche! Qua ci vuole una donna che notoriamente ne sa una più del diavolo". Così concluse il professore con gli occhi incollati alle sinuose movenze del "lato b" di Giusi che serviva al tavolo vicino, mentre Rimiratore alzava sconsolato gli occhi al cielo scuotendo la testa data l'infrenabile passione di Evaristo per la bella cameriera in minigonna nera e tacchi da 12.

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