L'APOCRIFO

 

                                                                             

La vacanza alle Bahamas non andò in porto per via che le Bahamas si trovavano nei Caraibi, aveva appreso Sebastiano e lui non intendeva andare nei Caraibi, per paura dei pirati. Aveva offerto in cambio alla sua compagna, la bella Magdalena una settimana alle Settechelles; aveva detto così Settechelles, per scherzo, sapendo che l’avrebbe indispettita, ché, altrimenti, era ben consapevole che le celles di quel posto erano sei e non sette, ma la reazione di Magdea, come la chiamava lui nell’intimità, era stata tale da togliere ogni ulteriore possibilità di dialogo. Fece la valigia e se ne tornò dalla sua mamma; aveva bisogno di qualche giorno di riflessione, disse soltanto e chiuse la porta.

Sebastiano, rimasto solo, cominciò a pensare a cosa fare per riempire quel tempo vuoto lasciato dalla vacanza mancata ed ora anche dall’amore della sua donna e, pensa, pensa, la mente tornò a quella ultima seduta dello Zibaldino, finita -  per lo stile di quel circolo -  in modo veramente emblematico, senza che vi fosse nulla di benché minimamente chiaro. IL circolo era chiuso? O era ancora attivo, ma sospeso momentaneamente? oppure tutto si sarebbe chiarito con la riapertura del bar, da lui chiuso, per una settimana di ferie? Buio.

 

                         Allevamento - Il Grifo

                                                                   Allevamento brado di suini

 

Ma, Zibaldino a parte, egli avrebbe potuto approfittare di quel tempo per fare qualche lavoretto nel suo locale, bisognoso di qualche ritocco, come pure della compilazione di un inventario di quanto c’era e quanto invece andava riordinato, per far sì che alla riapertura tutto fosse pronto per una ripartenza alla grande.

Il primo giorno passò nell’ambascia; non se la sentì di tirare su la saracinesca e calarsela alle spalle, tanto era ancora sotto l‘influsso negativo degli ultimi avvenimenti. Il secondo, no. Ormai quello che era accaduto, non si poteva annullare e tanto valeva fare buon uso dell’assoluta libertà di cui si era venuto inaspettatamente a trovare, per fare qualcosa di produttivo. Il pensiero andava al bar, ma nella sua mente, prevaleva il senso di inanità per quel che riguardava le sorti dello Zibaldino, al quale si era affezionato quasi come a creatura sua. Il circolo non aveva forse sede nel suo bar?  

Cominciò dalla libreria. Una bella riordinata era quello che ci voleva. Forse anche la compilazione di uno schedario e la formazione di un archivio, perché i volumi erano aumentati e cercare un titolo, in mezzo a tanti non era a volte cosa facile. Bisognava ordinarli per materia o per autore, e compilare delle schede, ma questo era lavoro da bibliotecario, non certo per lui.

Proviamo a spolverare? A raddrizzare i volumi scivolati di fianco? Oppure a mettere qualche pecetta ai libri più malmessi, per via del troppo uso, (cosa improbabile), per la sciagurataggine di chi li aveva presi per ultimi, oppure perché vecchi.

Una strana bramosia si era impossessata di lui, Sebastiano, chiuso solo nel suo bar, intento ad un lavoro che non era il suo, che però gli piaceva, in mezzo a tanti libri di cui ignorava il contenuto, avvertendo però che un fluido impalpabile promanava da quelle pagine cariche di molte promesse.

Qualcuno aveva deposto, ai piedi della scaffalatura, nel ripostiglio dietro l’angolo, una cassettina di legno, dall’aspetto grezzo, come quelle usate per il trasporto di frutta e verdura. La prese con l’intento di buttarla, ma vide che conteneva dei fogli scritti. Il movimento della sua mano si arrestò a mezz’aria, poi egli  con cautela   estrasse il contenuto dal fondo della cassetta.

In tutto si trattava di tre fogli. Il primo attrasse subito la sua attenzione: recava un titolo misterioso “Apocrifo o Pseudografo?”. Per apocrifo, si diceva poi nel breve testo, si intende un documento, libro o opera d’arte, che non si ritiene autentico, perché non appartenente all’poca alla quale si vorrebbe attribuirlo, oppure perché falso totalmente. Pseudografo, invece, è il reperto, attribuito per errore o per mistificazione, ad autore diverso da quello effettivo, che così rimane nascosto.

Sebastiano disse Qui ci vorrebbe Maurizio e si guardò intorno, incerto sul da farsi. Dopo l’ultima seduta dello Ziba, non so se posso disturbarlo, o che. Essendo abituato a rimanere lunghe ore da solo, aveva preso l’abitudine, senza che se ne rendesse conto, di parlare tra sé e sé, ad alta voce.

Lascialo riposare, sentì dire da una voce, povero Maurizio, è pieno di cattive idee, lasciamolo cuocere nel suo brodo. Questa è cosa che possiamo risolvere da noi, ti pare? A Zibaldino chiuso, esce fuori un apocrifo che si annuncia molto intrigante e che darà una svolta a tutta la questione. Se non ti dispiace, portami a vedere cosa hai trovato.    

Sebastiano guardò sbalordito dalla parte della voce e vide, seduto ad un tavolinetto di fondo un uomo che doveva essere piuttosto basso di statura, o forse tale sembrava per la postura che aveva assunto, appoggiato com’era, con un gomito al bordo del tavolo.

Nella semi oscurità di quell’angolo riparato del locale, la cosa che spiccava di più della sua figura, era il bianco della barba che incorniciava un viso rotondo dalla fisionomia bonaria e sorridente.

Chi è là? quasi urlò Sebastiano, il quale era convinto di essere solo nel suo locale. E come è entrato?

Il mio nome non ha importanza e quanto all’entrare la porta sul retro è aperta.

Sebastiano incredulo si avvicinò alla porticina di servizio, che sembrava chiusa, ma quado egli la spinse, dovette constatare che l’avventore aveva ragione: l’uscio era solo accostato.

Bene, disse, però il locale è chiuso e non posso servirle niente; la pregherei di uscire.

Caro Sebastiano, disse conciliante lo sconosciuto, sono qui per darti una mano. Amici comuni mi hanno detto che Maurizio intende chiudere lo Zibaldino, perché preso da una crisi depressiva riguardo ai risultati raggiunti, che ritiene del tutto insoddisfacenti, mentre tu ed altri vorreste continuare questa esperienza che, anche se al momento non ha ancora ottenuto un grande successo di pubblico e di critica, ha comunque fatto alcune cose che a me sembrano pregevoli e quindi mi hanno mandato per cercare di salvare il salvabile. Magari cambiando gestione, passando le redini della direzione del circolo dallo scoraggiato Maurizio all’entusiasta Licius, che cerca di emergere, sotto le mentite spoglie del Rimiratore, sgomitando e saltellando un po’ dappertutto sul web, come un novello corsaro.

Dovrei allearmi con Licius e tradire il mio capo? Questo non succederà mai!

Tradire, ma che tradire…sono concetti superati. In ogni campo, allievi hanno superato i maestri, fondato altre scuole, offuscato la figura del capo, per il bene comune, che può anche coincidere con quello del singolo.

Sebastiano non sapeva cosa rispondere, intanto però si era avvicinato a quello strano personaggio e gli aveva consegnato i fogli che aveva preso dalla cassetta, come da lui richiesto.

L’uomo si soffermò a guardarli, dal primo all’ultimo e poi di nuovo dall’ultimo al primo.

Questa è una bomba, disse, dobbiamo agire in fretta, altrimenti non riusciremo nel nostro intento.

Porc…!!!!!!!!!!!!!!! Tutti fuori, svelti, emergenza, chiamiamo i pompieri…Dovè? Dov’è? …Santissimo Iddio... la bomba ci mancava.  

La voce, per nulla nuova alle orecchie del barista, era di Pancrazio, ma da dove veniva?

Calma, Pancrazio non c’è nessuna bomba, disse l’estraneo ridendo, ho detto solo che questi fogli sono una bomba per il circolo, nel senso che possono costituire un grave pericolo per la sua sopravvivenza.

Chi è quest’uomo? Chiese Pancrazio rivolto a Sebastiano e come mai sa il mio nome? Gli hai parlato di me?

Ma fammi il piacere, rispose Sebastiano, non so chi sia quest’uomo e non gli ho parlato di nessuno. Piuttosto cerchiamo di capire cosa sta succedendo: tu qui che ci fai? Ti sei trovato qui per caso, o anche tu venivi per salvare lo Zibaldino?

Lasciate che mi presenti, disse alfine l’intruso misterioso che sembrava conoscere molte cose del circolo di cui i primi due erano soci.

Il mio nome è Alf e sono un angelo in servizio provvisorio presso la dimora di Pietro, il quale, bontà sua, si dilettava di leggere lo Zibaldino fino a quando il suo direttore ne ha decretata la fine. Non essendo chiaro quello che sta avvenendo da parte di un gruppo antagonista di quel circolo, Pietro ha pensato bene di mandare me con lo scopo di vedere e provvedere, se necessario, a fare il possibile perché tutto si svolga con regolarità. Ha scelto me per punirmi, in quanto io non ero credente, ma sono andato lo stesso in Paradiso per altri meriti, e così, sapendo che io non capisco nulla di informatica, ha pensato di farmi scontare la macchia originaria, mettendomi in difficoltà per la materia assegnatami, che non conosco, per cui, per quanto riguarda questioni tecniche, dovrò affidarmi ai vostri esperti.

Attualmente è in giro sulla rete un famoso hacker, il cui nome è Aristo, il cognome Tell, specializzato nel nobile mestiere di violare tutti i sistemi di sicurezza digitale, dei vari colossi del web, manomettere dati e rubare informazioni di chiunque operi nel campo informatico.  Risulta alle alte sfere che ora è stato ingaggiato da Rimiratore per violare le barriere dello Zibaldino ed immettere nel blog una serie di apocrifi, al fine di far ritenere agli appassionati  che il circolo è ancora in vita e prosegue regolarmente la sua attività, mentre in realtà, le sorti del sodalizio passeranno nella mani dei suoi antagonisti, con l’intento di espellere tutti i precedenti collaboratori ed inserirne di nuovi, assumendo il controllo e la guida di esso, senza più alcuna possibilità di tornar indietro e ripristinare la verità.

Un angelo del Paradiso venuto dal cielo, per salvare le sorti dello Zibaldino? Disse Pancrazio sinceramente emozionato, prostrandosi in ginocchio davanti a lui. Questa è la cosa più bella che mi sia capitata, da quando sono nato.

Stai zitto, gli gridò Sebastiano, come facciamo a sapere se dice la verità, oppure ci sta prendendo per il … naso?

Ma è facile, rispose Pancrazio, gli angeli non possono dire bugie…

Ma sei proprio stupido? Chiese fuori di sé Sebastiano. Oppure fai parte del complotto?

Solo perché c’è l’angelo, non ti dò un maffettone, brutto stronzo! Fu la minaccia reale di Pancrazio.

Mani in alto e nessuno si muova!!!. La voce alta e autorevole risuonò nella stanza, gelando il sangue nelle vene di ognuno; dalla porta posteriore era sbucato un poliziotto arma in pugno, seguito da un uomo che fu subito riconosciuto come Maurizio. Il primo che prova a fare l’eroe è un uomo morto, dichiarò l’agente, prendendo il controllo della situazione.

Lei conosce qualcuno di questi uomini? Con un occhio si rivolse a Maurizio, mentre con l’altro teneva sotto tiro i sospettati. Perché, se è così, vorrei sapere per quale motivo mi ha fatto venir qui.

L’unico che non conosco è il signore seduto al tavolino in fondo, gli altri sono amici. Sono passato per caso davanti alla saracinesca del bar che sapevo chiuso per ferie, perché lo frequento ogni giorno, ed ho sentito delle voci concitate…Ho pensato che si stesse commettendo un reato. Lei capisce, meglio prevenire che punire, non le sembra?

Il poliziotto era incerto su quello che gli conveniva fare.

Chi è il titolare dell’esercizio? chiese e rivolto a Sebastiano, che aveva fatto cenno di sì, Le manca qualcosa? Cenno negativo di Seba. Nessuno ha qualcosa da lamentare? Forse il signore al tavolino che ha un’aria molto divertita?

Tutti fecero cenno di no. Il sedicente angelo Alf, luminoso in volto, con voce amabile si rivolse al poliziotto Sa per caso a che ora parte l’ultimo bus per il Paradiso? Non vorrei fare tardi.

L’agente, il volto ancora atteggiato al ringhio, stava riponendo la pistola nella fondina, ma al sentire queste parole, si aprì in un largo sorriso, a trenta denti (due molari mancavano), col baffo arricciato, e facendo una voce quanto più possibile artefatta e  mielosa, lanciando uno sguardo in giro sugli astanti e pregustando voluttuosamente il seguito che avrebbe dato alla scena, ultima ma ottima occasione di una possibile riabilitazione del proprio prestigio, agli occhi di tutti, estraendo di nuovo l’arma, disse:

Ecco qui uno che intende divertirsi, facendosi beffe dell’autorità di un pubblico ufficiale e accennava con  la mano chiusa ed il pollice rivolto verso l’esterno, al luogo da dove Alf aveva appena parlato, poi si girò verso di lui, già godendo della sorpresa e della umiliazione alla quale intendeva sottoporre l’insolente.

Ma la meraviglia fu tutta sua.

Dov’è? Chiese sbalordito, vedendo la sedia vuota, chi è, dov’è andato? 

Ma chi? Chiese a sua volta Maurizio.

Ah no, non mi mettete nel sacco, nessuno può permettersi di prendersi gioco dell’appuntato Cajola: siete tutti complici e responsabili. Vediamo se al comando perderete la spocchia!

Ma non finì così. Maurizio con buone maniere riuscì a placare le ire del poliziotto e convincerlo che nessuno aveva inteso burlarsi di lui, dopo di che si sedettero a tavolino e tutti cominciarono, ciascuno per la parte di propria competenza, a raccontare i fatti straordinari che lì si erano svolti.

C’era, dunque, un complotto ai danni dello Zibaldino, un tentativo di scalata ai vertici dell’organizzazione e farne chissà quale scempio, dal bel giocattolino che era.

Io nel verbale, disse Cajola, non posso accennare al fatto dell’angelo, perché i miei superiori riterrebbero che mi sia bevuto il cervello, perciò, per il momento, non parliamone. In ogni caso bisognerebbe avvertire prima l’autorità religiosa, competente in materia, per farci dire come dovremmo agire per portare a conoscenza dei fedeli la circostanza miracolosa.

I fogli, dove sono i fogli trovati questa mattina nella cassetta della verdura da Sebastiano? Chiese Maurizio.

L’ultima volta che erano stati visti erano nelle mani di Alf, ma ora non se ne trovava traccia:

Vuoi vedere che se li è portati via? Disse sconsolato Pancrazio, ed ora, come facciamo?

Maurizio era uso avere con sé un piccolo computer portatile, un note book leggero e pratico, dove annotava tutto quello che riteneva potesse interessare la comunità. Lo tirò fuori dalla tasca e lo accese. Con pochi touch, arrivò presto a quello che stava cercando.

Signori, annunciò poi sconsolato, quello che temevamo è già successo. Sullo Zibaldino è comparso un apocrifo, che, non so come hanno fatto a postare. Evidentemente Aristo Tell non ha perso tempo e questo è il primo attacco al nostro sodalizio, che così adesso non è già più solo nostro. Il post figura come pubblicato da me, ma io non ne so niente.

Mano a mano che leggeva sul note book, il suo volto cambiava espressione, trasecolando, come rotolasse giù per i secoli e i millenni della storia dell’umanità, senza possibilità di fermarsi, fino ad essere sbalzato fuori dal mondo. Anche quando era assorto in pensieri assillanti, Maurizio non rinunciava a notare la singolarità di voci od espressioni della lingua, che meritavano attenzione, come in questo caso: trasecolare significa sbalordire fino a perdere la coscienza del reale, come uscire fuori dal mondo. Il Secolo ormai per tutti è “il mondo”.

Secondo me, disse, Aristo Tell è uno pseudografo di Rimiratore, al secolo Licius e quindi non abbiamo molto da temere. In questo post apocrifo disquisisce della politica, distinguendola in “politica attuale in essere”, in cui dichiara di non volersi impelagare, e “politica in senso aristotelico”, che ovviamente non può escludere dai suoi interessi, pena, aggiungo io, l’afasia. A suo tempo ci faremo spiegare cosa intende per politica in senso aristotelico, per il momento prendiamo atto di quanto avvenuto  e cerchiamo di trovare un rimedio che riesca a ridurre l’impatto di questa bleckata e rimettere e cose a posto.

Secondo me, concluse Maurizio, questo Aristo Tell, alias Licius, alias Rimiratore è un mestatore da quattro soldi e merita di essere condannato dall’opinione pubblica, una volta che lo avremo scoperto. Questo è un certame che si apre tra me e lui e uno dei due dovrà scomparire dalle parti dello Zibaldino.

Se è per il certame, intervenne Cajola, lasciate fare a me. Vi prometto che ben presto tutto diventerà certame, da metterci la mano sul fuoco. Se c’è una cosa da accertare, io la accerterò e diventerà certame di tutti. Quanto ai tre ribaldi, Caristo Tello, Micius e Rimuratore, aprirò un fascicolo a loro carico con l’accusa di favoreggiamento dell’ignoranza e voglio vedere, se non li scovo! Quanto al muratore, so dove cercarlo, mi risulta che un tale di nascosto ha costruito una Loggia senza fare la denuncia al Comune e ci traffica dentro.

Se non lo sapete la cajola è una trappola Per uccelli, topi ed altri insetti. Una volta entrati, non si può più uscire. Non per niente mi chiamo così.

Per oggi ne abbiamo avuto abbastanza. Disse Maurizio. Peggiore riapertura lo Zimbaldino non avrebbe potuto avere. Il poveretto ora era proprio nelle peste.  

 

Maurizio finì di leggere sul computer; era a casa sua, nel suo studio.  Si guardò intorno per fare, come si suol dire, mente locale. Tutto quello che aveva davanti, le immagini suscitate dalla lettura che ancora fluttuavano davanti ai suoi occhi non erano sogno, ma realtà. Realtà che le vicende ivi narrate fossero scritte in forma di post sullo Zibaldino, pubblicate a suo nome, non per il merito degli avvenimenti che in esso venivano narrati, che invece erano frutto di una fantasia che non era la sua, una invenzione romanzesca nella quale lui e i suoi personaggi, venivano fatti agire al di fuori della sua volontà, non automaticamente, ma per volontà di un altro soggetto che aveva trovato il modo di violare i codici Zibaldineschi e penetrare all’interno del blog in maniera fraudolenta e clandestina.

Questo Apocrifo, così intitolato per convincere gli allocchi che apocrifo non fosse, andava immediatamente sconfessato, le forze migliori dello Zibaldino, dovevano fare fronte comune contro l’invasore. Intanto voglio avvertire la polizia di quello che sta succedendo.

Pronto, Polizia?

Appuntato Cajola, agli ordini; con chi parlo?   

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