MAURITIUS

 

                                                                              

Ma perché a Ferragosto? Non poteva scegliere un altro giorno? Uno qualsiasi, un San Nessuno che nessuno  festeggia? Perché rovinarci la festa?

All’angolo delle strade, nei sobborghi, nei luoghi aperti come giardini, parchi e piazze, terrazze e pied a ter, gruppetti di persone si adunavano e sulla faccia di ognuno era disegnata una grande ics interrogativa, non di pareggio o altro simbolo. 

 

          

                                                               

Manco avesse immaginato quello che Maurizio stava per dire, Pancrazio, quello che tutto poteva, se ne uscì con queste parole:

Ahhh! Potessi trattenere il tempo! Fermarlo a quest’ora, questo giorno, anno secolo e goderlo all’infinito! Invece ci tocca faticare giornate intere, per avere momenti magici come questo, che passano via con un soffio.

Per la cronaca, si stava struggendo di fronte ad un tramonto al mare, col sole che calava dietro le montagne e la luna che si annunciava pallidina, ma non tanto, via via che le tenebre avanzavano, dietro la linea curva dell’orizzonte marino.

Solo il nostro Adriatico può regalarci uno spettacolo del genere.

 

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                                                          Isole Mauritius - Atollo - Foto dal web

 

Maurizio allora salì sopra una vecchia barca rovesciata che era lì da sempre e, fatto in modo da richiamare l’attenzione di tutti gli aderenti al circolo che in quel giorno di pellegrinaggio, lo avevano seguito nella trasferta vacanziera in quel di Tortoreto Lido presso lo stabilimento di Pantò, quando fu certo di aver raggiunto lo scopo, nel silenzio generale, iniziò a parlare come fanno i Profeti, quando hanno annunci importanti da fare.

In verità vi dico che non avrei mai voluto che venisse questo momento in cui debbo darvi una notizia che certamente sbalordirà alcuni di voi.

Lo Zibaldino, a voi tutti molto caro, che ci ha tenuto uniti nell’arco di un periodo di tempo irripetibile, chiude. Per il momento parlerei di sospensione, ma se questa dovesse durare oltre un certo tempo, inevitabilmente dovremo parlare di chiusura.

 

Se Maurizio si attendeva una reazione in cui tutti cominciassero a stracciarsi le vesti, rotolarsi per terra, emettere ululati di dolore, grida di disperazione, gemiti di pianto, rimase molto deluso.

Dopo un cinque minuti buoni, in cui la massa rimase impietrita e gli accoliti, non facevano che girarsi intorno e guardarsi l’un l’altro, senza parlare, successe che, seguendo l’esempio dei primi, molti altri, si girarono verso il mare e, ad un muto segnale, sfilarono la corsa come bambini, per vedere chi si tuffava per primo in quel baègno serale che era quasi un lavacro.

 

Eh, sì, rimuginò tra sé Maurizio, avrei voluto vedere! stracciarsi le vesti! Se erano tutti in costume, come avrebbero potuto farlo, senza dare scandalo? Ma chiedere una spiegazione sulle cause, mostrare interessamento, magari addirittura tanticchia di rammarico, non sarebbe stato troppo.  

 

Il male è in me, disse ai pochi rimasti, non è negli altri. Ho capito perché in questi ultimi due anni le cose non sono andate come avrei voluto. Sono io che debbo pagare.

 

Hai fatto bene a dirlo, intervenne Pancrazio, a me non potete chiedere niente, sapete ho famiglia e non posso contribuire con i soldi, ma per il resto potete contare su di me. Ma poi perché pagare, cosa c’è da pagare, non abbiamo mica fatto debiti?

 

Non intendevo in quel senso…

Io ho solo la casa, e se mi levi quella…

Ma no, nessuno deve pagare niente, stai tranquillo Pancrazio.

Bè, allora? Tu l’hai detto.

Sì ma in senso figurato…

Io non ho manco l’ombra di un quattrino. Non posso nemmeno fare finta…  Non potresti essere un po’ più chiaro quando parli?

Piantala, da te non voglio niente.

Sante parole, ora sì! Pancrazio era risentito, offeso.

 

Sono io, riprese Maurizio, che ho fallito, sempre animato da un insano spirito di competizione, che mi porta a criticare ogni cosa fatta da altri, dall’alto, come fossi io la bocca della verità, non ho saputo svolgere il mio ruolo, che era quello del moderatore. Invece non è stato così. La mia critica è risultata velenosa, inquinata da astio verso l’altrui, da invidia; io ho gonfiato il mio ego, non Licius. Gli altri si mostrano per quello che sono, schietti, genuini, puri. Non vogliono che quello che chiedono, partecipare ad una discussione con la libertà di dire quello che ognuno si sente di dire. E il diritto di non essere presi in giro. Pancrazio, da questo punto di vista è molto più affidabile di me. E io lo ringrazio perché è stato lui ad aprirmi gli occhi.

Pancrazio in un angolo, fece gli occhi lucidi: però, questo Maurizio, quando vuole…sa farsi capire, pensava.

 Intervenne Ottavio, che in costume appariva un po’ ridicolo: aveva una pancetta prominente e gambe esigue:

 

No, Maurizio non dire così, non devi buttarti giù. A te non è richiesta nessuna confessione, autodafè, ci mancherebbe solo che ti immolassi sul rogo.

 

IO non sono un oracolo, continuava intanto l’anfitrione, non sono un profeta, non sono un maestro, sono un povero cane sciolto in cerca del suo padrone. Il padrone, per chi non lo sapesse, è il proprio se stesso, naturalmente. Il proprio io, la propria sostanza. Che ognuno deve trovare da solo.

Per questo rinuncio al titolo onorifico di Mauritius che avete voluto darmi e torno ad essere solamente Maurizio, lo sfigato vostro compagno di strada, né più bravo, né più saggio, ma esattamente come voi.

A questo punto siamo noi che ci incazziamo. Sfigati a noi? E come ti permetti? Ottavio era fuori di sé. E quest’idea di chiudere lo Zibaldino, come ti è venuta? Ti sei bevuto il cervello?  Non hai il diritto di farlo!

 

Avreste il coraggio di venirmi a parlare di diritti? Allora sappiate che io vi ho creato e io posso distruggervi in ogni momento. Con uno schiocco di dita.

 

Si accese una querelle interminabile. Sebastiano era sinceramente addolorato.

Se è per me, ho detto che chiudo il bar per ferie, ma si tratta di una sola settimana. La mia amica ha detto che vuole andare alle Bahamas, ma io debbo prima vedere dove si trovano. Comunque alla fine della settimana riapro e vi aspetto tutti là, nessuno escluso, non fatemi scherzi!  

 

Gli altri uscivano dal bagno, alla spicciolata e si aggiungevano, o si disperdevano sulla spiaggia.

Maurizio, non puoi fare tutto tu. Disse Licius, giunto per ultimo e comparso all’improvviso. Tutti gli altri, me compreso, li hai fatti tu, ma Rimiratore ed Evaristo sono miei e non puoi toccarli. Te la sentiresti di rimanere solo con Evaristo  e Rimiratore? Ti aspetterebbe una vita ben dura. Pensa bene a quello che fai!   

 

Non se ne farà nulla, disse una voce imperiosa che veniva dall’alto. Era l’Autore, che, prima che le cose precipitassero in modo irreparabile, intervenne a mettere fine alla diatriba.

E’ ammessa un’uscita su base volontaria, da esaminare caso per caso. Per oggi finisce qui. Ci debbo ancora pensare, quindi trarrem gli auspici. Buona serata a tutti e toglietevi dai coglioni.    

Commenti

  1. Rimiratore si associa alla protesta dei personaggi anche perché ha da raccontare la disavventura di "Tre imbranati in barca" alle prese con la furia Adamastor evocato da Mauritius e ...

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