L'INTERVISTA
Ottavio, su mandato di Maurizio, è andato in casa di Lucido
per scoprire come abbia fatto quest’ultimo a scrivere un racconto che lo ha
innalzato improvvisamente agli altari della gloria letteraria. Benché Lucido
faccia parte del circolo, in questo caso figura come terzo estraneo alla
collettività, che invece è desiderosa di condividerne la fama.
Ottavio: Grazie, Lucido, per avermi dato il permesso di
intervistarti in esclusiva, concedendo allo Zib
il vantaggio di uscire per primo con un’intervista a tutto campo,
all’uomo del momento.
Tu infatti sei diventato di colpo famoso per aver scritto e
pubblicato il più bel racconto dell’anno e la nostra redazione ha deciso di
dedicarti un premio, che si chiamerà premio Lucido per autori di novelle che si
distinguano per originalità e stile, primo beneficiario naturalmente sarai tu, l’autore
dell’ormai famosissimo Venerdì 17 di un anno bisesto.
Detto Premio, avrà cadenza annuale e consistenza variabile a
seconda del raccolto dell’anno in questione
Lucido: il raccolto? E che c’entra il raccolto, delle patate o di che?
Ottavio: della colletta che faremo ogni anno, alla scadenza
del Premio.
E ci auguriamo,
continuò imperterrito vita lunga, anche se molti, dopo aver letto il racconto, si
sono scompostamente abbandonati a pratiche scaramantiche a base di toccatine agli
apparati più o meno intimi, perché, mi sa tanto che in un anno, che sia bisesto
o no poco conta, la possibilità che di venerdì 17 ce ne siano più di uno (o
nessuno) è piuttosto elevata. Quindi…nessun dorma sonni tranquilli, vista
l’aria che tira, dopo quello che è capitato al povero Ciro.
Lucido, lezioso: Per la verità non ci avevo pensato.
Comunque non sarei tanto pessimista. Non tutti avranno delle premonizioni,
andranno da una cartomante la quale farà previsioni infauste, per poi annegare
come Ciro in un bicchiere d’acqua. Quello che io ho raccontato è un fatto quasi
irripetibile, unico nel suo genere e frutto di una conoscenza profonda dell’animo
umano e delle sue fragilità.
Ottavio: Allora cominciamo, dove, come e quando hai avvertito
l’ispirazione per il tuo racconto?
Lucido, assumendo un atteggiamento più professionale: In
linea generale debbo dire di avere sempre avuto la passione di scrivere,
racconti, fatterelli, poesie e filastrocche, che mi vengono spontanei dal
profondo del mio spirito inquieto e mi sono sempre confrontato con il tormento
delle problematiche più ardue e più ardite, senza risparmiarmi strazianti
periodi di definitivo abbandono, per cui saluto con gioia questa nuova fase di
creatività, che sento proprio mia, e mi
sta dando molte soddisfazioni.
Ho sempre letto molto ed assimilato quello che leggevo, per
cui ora sono in grado di scrivere imitando lo stile di molti autori famosi, pur
senza ripetere pedissequamente i loro cliché e stilemi, in buona parte desueti.
Conosci, incalzò Ottavio, quella leggenda cinese in cui un
allievo giovane di un maestro anziano si lamentava con lui di aver letto
moltissimo, ma di avere trattenuto nella sua mente quasi niente delle cose
belle che aveva letto, e si chiedeva disperato per quale motivo mai avesse
allora letto tanto?
Se permette, lo interruppe Lucido, quella storiella l’ho
postata io su FB e mi piace assai. E’ ricca di significato. Come ben saprai, Il
maestro senza rispondere alla domanda dell’allievo, gli ordina di prendere
dell’acqua con un vecchio crivello sporco di fango che era per terra e dargli
da bere, visto che aveva sete.
Il ragazzo, pur sapendo che quello che gli aveva ordinato il
maestro non aveva senso, per non contraddirlo, decise di eseguire l’ordine e
così incominciò a prendere con il crivello pentolate di acqua, che regolarmente
fuorusciva dai buchi del crivello, senza che una sola goccia arrivasse
all’assetato.
Maestro, è inutile, dice il ragazzo…
Non è inutile, guarda quel crivello ora come brilla,
ripulito che sembra nuovo.
E quale sarebbe la conclusione? Chiese il ragazzo, perplesso.
Che noi siamo come crivelli, rispose il vecchio. Quello che
noi leggiamo, passa attraverso di noi e tiene
pulito, passando, i buchi del crivello, per cui noi diventiamo migliori.
Ottavio : Veramente mi sembra che la favola non dica
esattamente così. La favola dice che noi tratteniamo una parte di quello che
leggiamo ed è quella che accumulandosi, diviene quello che chiamiamo cultura.
Ciò dimostra che l’esempio del crivello, fatto dal maestro non era alla fine
molto furbo. O comunque non si capisce bene.
A proposito di cultura, ritengo che sia necessario avere una
grande cultura per esprimere tutto quello che tu hai espresso nella paginetta
di quel racconto e per questo il grande pubblico di FB ti ha tributato un largo
successo.
Lucido: Per aver successo su FB ti devi mettere sullo stesso
livello di chi ti legge, altrimenti, se fai capire che tu sai molto di più,
nessuno più ti vuole leggere. Eppure molti si lamentano per la bassa qualità di
tanti post, messi lì come fossero capolavori e non sono che frescacce. Per chi
come me ha una buona cultura, conviene fare finta di non sapere e di avere
voglia invece di sapere sempre di più. Perché questa è una cosa che possono
fare tutti, dimostrare voglia di conoscenza e falsa modestia. Vogliamo progredire?
Leggiamo leggiamo, qualcosa rimarrà nel nostro cervello bucato come quel
crivello.
Ottavio: Nel tuo racconto Ciro è vittima delle sue false
credenze, è lui stesso che si procura un infarto mortale, per la sua eccessiva
preoccupazione, oppure è la fatalità del destino che ne genera la morte?
Lucido: Tu ora hai parlato per ossi-mori. Si può mai
generare la morte, se essa è la fine di tutte le cose? E poi dimentichi che
Ciro aveva un appuntamento con la morte, preso in occasione di quella visita
alla cartomante.
Ottavio: Già, l’appuntamento! Ma non si era già sentito in
una canzone di un cantautore di cui ora non ricordo il nome, di questo appuntamento
con la morte, che avviene a Samarcanda?
Non ti sembra un copione un po’ abusato?
Lucido, trasognato: Nessuno però lo aveva trattato così
splendidamente come ho fatto io. Nel mio racconto, modestamente, ogni parola è
un lapislazzulo, non vi è nulla di sprecato, né di eccessivo e la tensione
artistica è al suo massimo, e raggiunge il suo diapason, nel momento in cui
infrange tutte le regole di un racconto normale ed approda nell’insondabile mistero.
Ma tutta la scena rimane quieta e
ordinata come in un una lunga dissolvenza.
Ottavio: Nora, Nora sembra il personaggio più inquietante.
Molestatrice in ufficio assassina di notte, ma poi la falce chi gliela ha data?
E perché era arrugginita? Poche teste da tagliare o poca igiene dopo il taglio,
per fare più male al successivo? Qui si rasenta veramente l’ineffabile.
Potrebbe, per concludere, dirmi una sua idea di libertà?
Lucido: Libertà? Cos’è la libertà? Ma tu l’hai mia vista, la libertà? Sai che faccia
ha? I romani avevano Liber Pater il dio agreste della fecondità, della
sregolatezza e del vino. Mai sentita l’accoppiata libro- vino? Perché liber è
anche il libro che si legge. I liberi chi sono? Tutti quelli che sono capaci e
hanno voglia di leggere un libro.
Liberto era lo schiavo liberato. Libercolo è un libretto di
poco valore.
Ottavio: In poche parole sei del parere che la libertà non
esista, vero?
Lucido: In verità, in verità ti dico, non sei lontano dal
vero.
Orazio: Grazie della tua disponibilità e semper ad maiora.
Forse volevi dire maiorana, è buona coi fagioli, la trippa e
le polpette, resti a cena?
IL RITO ESOTERICO (1-2)
RispondiEliminaRimiratore e il professor Evaristo se ne stavano seduti al tavolo del solito bar in collina, a godersi la sera all'ombra di una robinia dal folto fogliame, degustando ricche bruschette e succulenti rosticini, innaffiati da birra bianca tenuta in fresco in una caraffa termica. Un senso di frescura alitava su i due recata da una lieve brezza: - "Hai letto su lo Zibaldino l'intervista fatta a Lucido da Ottavio? " - disse Rimiratore - "Si, mi pare condotta egregiamente"ma ho l'impressione che sia stata data un po' troppa importanza ad un breve racconto di uno scrittore dilettante." - "Professo' a me pare che ci sia pure una sottile e garbata critica mascherata da troppi complimenti che quella specie di grafomane mascherato da colto opinionista non merita!" - Ribattè Rimiratore degustando il decimo rosticino e tracannando il secondo bicchiere di birra. Evaristo più interessato alle bruschette - rispose - "Ma che dici, scrive bene piccole storie e altre cose amene per dar piacere ai suoi contatti provando soddisfazione per i like e i commenti. Tratta pure argomenti impegnativi ma noto che si limita ad esprimere opinioni dichiarandole tali non avendo sufficienti cognizioni per fare affermazioni. Se così non facesse avrebbe la sicumera del tuttologo come ce ne sono tanti su FB (anzi pure troppi); io lo definirei un "tuttofilo" data la sua curiosità per tutto (o quasi), perchè l'unico vero tuttologo di fama che si rispetti è Pico De Paperis degli albi di Topolino." - Dopo un osceno e sonoro rutto a causa della troppa birra Rimiratore riprese a parlare mentre Evaristo, contrariato da tale ostentazione di malacreanza, lo guardava torvo addentando un rosticino - "se non era per me e Antonio "l'Antidemonio" mo la faceva l'intervista Ottavio! Lucido aveva avvertito l'intero condominio che sarebbero venuti due esperti a liberarli da quella bestia orrenda, materializzatasi dal nulla la sera dopo la pubblicazione su FB di quel ca..o di racconto. Raccontano i cobdomini che la bestia era appostata davanti alla porta d'ingresso di Lucio/46 (alias Lucido, come piace a Mauritius) e ringhiava da sembrare un T.REX esalando un alito fetido di morte.
IL RITO ESOTERICO (2-2)
RispondiEliminaCome scendemmo dal mio sgangherato e rumoroso furgone carico di ferraglia, ci accolse una corale ovazione dei condomini da finestre e balconi ... per completare il quadro ci mancava solo la colonna sonora del film "GLI ACCHIAPPA FANTASMI". Siamo saliti in ascensore al terzo piano e lentamente al quarto per le scale, altrimenti la porta si sarebbe aperta proprio sulla bestiaccia che come ci vide ringhiò puntandoci minaccioso gli occhi di fuoco. Stava per avventarsi quando gli puntai la pistola scacciacani ultrasonica sparandogli 140 db da farlo torcere per il dolore alle orecchie. Mentre lo tenevo a bada Antonio dal borsone cacciò un telo bianco che srotolò sul pavimento inginocchiandosi. Aveva indosso un manto bianchissimo e dal collo pendeva un amuleto a forma di pentacolo con la punta verso l'alto. Un analogo pentacolo circondato da simboli esoterici era stampato sul telo steso a terra con la punta rivolta verso la bestia. Estrasse dalla borsa uno stick al sandalo e lo accese. Poggiò la mano sinistra sul plesso solare e con lo stick fumante nell'altra disegnava nell'aria un pentacolo con la punta verso l'alto, mentre pronunciava una frase rituale intimando alla bestia di tornare dai Baskerville. Il fumo dello stick si espanse fino ad avvolgere la bestia che svanì all'istante non restando altro che il denso fumo nero profumato di sandalo. Aprimmo la finestra più vicina per aerare quando si affacciò dalla porta Lucido sbiancato in volto, avendo assistito al rituale dallo spioncino. Fummo accolti in salotto composto da un gran divano di fronte ad un insieme di vari apparecchi audiovisivi ed alle spalle una piccola scaffalatura con pochi libri, trai quali si notavano due dizionari enciclopedici in vari volumi e una enciclopedia del pensiero filosofico-scientifico. Ci accomodammo sul terrazzino verso il Gran Sasso per ammirare il tramonto sorseggiando del rum originale venezuelano per rimetterci dalla forte emozione. "Mia moglie ha preparato della buona trippa, delle polpette all'aroma di maggiorana con contorno di fagioli in tegame alla maniera di Tetence Hill, cenate con noi" ci propose Lucido ... dopo un attimo di esitazione e uno sguardo di intesa tra me e Antonio accettammo. Passammo piacevolmente il resto della sera serviti da una padrona di casa molto accogliente e ridanciana. La cena ebbe inizio con un brindisi proposto da Lucido: -"Brindiamo ai libri e al vino con questo ottimo rosso millesimato in onore degli ospiti che mi hanno liberato da un incubo; al vino per l'ebbrezza che il suo spirito ci da recandoci allegria ed ai libri che ci donano ben altra ebbrezza di cui il nostro spirito è ghiotto"- Bevvero di gran gusto facendo poi schioccare le labbra. Poi chiesi a Lucido come avesse fatto a placare lo spirito di E.A.Poe., la risposta fu: "Ho trascorso questa settimana d'assedio guardando tutti i film ispirati ai suoi racconti dell'orrore, a partire dal "IL BARILOTTO DI AMONTILLADO" considerato che amo il buon vino."
Si trattennero ben oltre la mezzanotte in lieti conversari, affascinati dai racconti delle esperienze paranormali di Antonio.
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