LICIUS
“Se mai io
riuscissi a fare silenzio dentro di me, nel frastuono di pensieri ed emozioni,
tra cianfrusaglie nell'anima come in un fondaco, forse sentirei la voce di quel
DIO in cui voglio credere”.
" Placa
il tuo cuore se s'attrista, scaldalo con dolci fantasie e teneri ricordi, che
il sole mai si stancherà di donarti splendide aurore."
Lucio/46.
Licius era
di fronte a quelle due frasi scritte su FB, da quel tale Lucio/46, intendi 46
come 1946, anno di nascita del di lui (ma sì, diceva Totò, meglio abbondare),
74 anni di età, non 14 e neanche 47, ma ben 74, non so se mi spiego, ebbene,
egli lo conosceva quel Lucio e lo stimava, ma ogni volta che si trovava davanti
ad un suo scritto, rimaneva perplesso. Ma quel Lucio possedeva davvero una
sensibilità superiore, era veramente un uomo eccezionale, oppure, semplicemente
scriveva e non sapeva cosa scriveva?
Foto dal web
Foto dal web
Non voleva, però,
pisciare fuori dell’orinale, come gli era capitato altre volte. Qui doveva stare
attento nel dare un giudizio, perché si era tra letterati e i letterati, si sa,
sono sempre un poco invidiosi e suscettibili. Egli non voleva offendere nessuno
e nemmeno passare per uno roso da invidia
di fronte al lavoro di un altro. Che poi, chiamare quello, lavoro, ‘mbà!
Ce ne voleva…
Più le
rileggeva, più le trovava discordanti, sembravano scritte da due persone
diverse. Tutto sommato, due perle di una amenità (amenità? E che c’entra ora l’amenità?
Ma sì, perché fanno un po’ ridere, così altisonanti e vuote!), comunque sconvolgente,
in sublime contrasto tra di loro.
La prima,
solenne come un racconto biblico e cinica, priva di luce, con il frastuono di
un ego ipertrofico, che relega la voce di Dio in un fondaco. Niente male, in
fondo Mosè non fece di meno, con il suo roveto rovente. Forse se un giorno
riuscirà a liberarsi dell’enorme peso del suo spirito, caotico e farraginoso (a
proposito, farraginoso vien da farro con l’aggiunta del ferro rugginoso? No che
senso avrebbe? Dovrò parlarne con Mauritius, pensò) , sentirà la voce di Dio, che pure è quello in
cui vuole credere. Fino ad allora quella
voce rimarrà chiusa in un cassetto, insieme alle altre cianfrusaglie, con buone
probabilità di rimanere per sempre inascoltata. Che razza di discorso è questo?
C’è qualcosa che lo scrivente vuole affermare al di là del suono delle parole?
La seconda è
idilliaca, piena di luce e di bellezza. Di amore per il mondo e per il creato.
Chi sa se anche per il Creatore? Comunque
infonde speranza tanto, quanto l’altra mette tristezza.
Sembrerebbe
che egli abbia fatto pulizia nel fondaco del suo cuore, superato le disperate
angosce, messe a tacere le emozioni, le cianfrusaglie di un’anima dilaniata dalla
eccessiva sensibilità e sentito finalmente quella voce che voleva sentire.
Sarebbe una
bella soluzione a lieto fine, se non fosse che la seconda strofe, l’ha scritta
prima della prima ed allora le cose si complicano. Egli non cerca una soluzione
una volta per tutte. Il suo è un animo ondivago, nella sua magnitudo, e si
accontenta di soluzioni provvisorie. Consolatorie. Come tutti.
Licius si
guarda allo specchio e vede un volto che non farebbe sospettare tanta angoscia;
fare silenzio entro se stesso? Ma cosa gli urla dentro? Sente un frastuono di
pensieri ed emozioni? Certo, se si avvicina l’ora di pranzo, grande è l’ansia
di sapere cosa troverà in tavola. Quanto al fondaco pieno di ciarpame, basta
chiamare Teramo Ambiente. Ma Dio certo non troverà da obiettare per questo.
E le albe
della seconda frase? Se uno è triste di sera, dovrà aspettare il mattino? Non
si potrebbe accontentare di un bel tramonto?
Sente già la
voce di Rimiratore dentro di sé, ma tu non sei un pensatore, che cosa vai
blaterando?
Licius non ti arrovellare perché non c'è nulla da capire, solo da leggere i pensieri di Lucio/46 come quelli di tati altri: impressioni, intuizioni, emozioni, ma nulla di nuovo sotto il sole.
RispondiEliminaTe ne riporto 2 che ho colto su FB, ma vedili in semplicità perché io non ci trovo significati nascosti. Il tuo alter ego Rimiratore.
(Licius, in realtà la frase consolatoria mi venne spontanea per cercare di confortare un mio contatto triste per la pratica di separazione in corso. Il post "del fondaco" è frutto di una riflessione sul fatto che se un contenitore è già pieno non può contenere altro (concetto letto in qualche argomento spiritualista), parimenti se non stiamo zitti non possiamo ascoltare le parole dell'interlocutore, quindi se non facciamo spazio e silenzio in noi non possiamo percepire pensieri suscitati da quel Dio che vorremmo esistesse e del quale non abbiamo certezza.
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11/6/20
PENSIERINO DELLA NOTTE
LO SPECCHIO
Questa è una riflessione autocritica che faccio analizzando me stesso e che può giovare anche a chi mi legge:
"Su i social alberga il nostro ego narcisistico sempre in cerca di consensi, di LIKE. Per questo postiamo tutto ciò che ci fa apparire bravi perché capaci di "scovare ciò che agli altri sfugge"; esprimiamo in modo vistoso i nostri pensieri illudendoci che sono unici in confronto a quelli altrui, mentre invece ogni nostra idea, nostra emozione, nostra scoperta sono state già vissute più e più volte in tanti milioni di anni di esistenza della specie umana. È difficile comportarsi con la giusta modestia, meno ancora con umiltà. Una sola attenuante ci è concessa: siamo umani per cui siamo facili prede inconsapevoli dell'errore. " Questo io provo quando mi guardo dentro.
Lucio/46)