TREGENDA


                                                                            

Da quando, dopo la riapertura, al circolo le attività cominciarono ad avere una certa consistenza, non più solo cappuccini e brioche, ma anche qualche drink e timidi tentativi di discussione su questioni inconcludenti, la folla degli iscritti, ma come sapete queste parole folle e iscritti non corrispondono a niente, perché in tutti saranno stati al massimo una decina, con qualche volontario di passaggio che era andato a rafforzare il gruppo del “letterati”, e di iscritti non vi era alcuna taccia, ma comunque quelli che ritenevano appartenere a quella  comunità pseudo intellettuale, avevano preso l’abitudine di riunirsi pensando di custodire chissà  quale  tesoro, quando dal punto di vista materiale, in cassa non c’era un  euro e,  quanto al punto morale, lasciamo perdere.

                                                

C’era però la biblioteca, nata da poco, con la contribuzione di molti e lì forse qualcosa che poteva fare gola c’era, per cui Sebastiano la sera, andando via, chiudeva la saracinesca con chiavi e lucchetti, per la  sicurezza del bar e per l’incolumità di quella eventuale rarità bibliografica che avrebbe potuto essere fra quella accozzaglia di libri inutili che abbondavano. Presunta perla nel letamaio.

Avvenne che un mattino Sebastiano, andando ad aprire la saracinesca, trovò tracce evidenti di un tentativo di effrazione.                  Qualcuno con uno strumento idoneo, tipo un cacciavite, aveva cercato di scardinare un lucchetto senza riuscirci,     per cui l’allarme corse in tutto il circolo e si parlò a lungo di fare qualcosa per difendere quell’oggetto  di valore, ancora da individuare, che aveva attirato l’attenzione da parte di qualche malintenzionato. Furono avanzate diverse proposte, contattare un servizio           di vigilanza notturna, istituire dei turni di guardia, collocare nel locale trappole  e trabocchetti, ma alla fine   della discussione, come al solito inconcludente, Sebastiano   prese una decisione tra sé e sé, di dormire lui per qualche tempo dentro           il locale, in modo da poter intervenire di fronte al ripetersi di atti di delinquenza.  


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                                           Convegno notturno di streghe   Foto dal web                                                                                                                                                                                            

Per prima cosa piazzò un lettino pieghevole, tra il bancone e l’ingresso del bar, da rimuovere ogni mattina, e si procurò quel minimo di comodità indispensabili a rendergli la notte meno noiosa.

Vuoi che qualcuno di noi resti con te per farti compagnia? gli chiese Maurizio la prima sera.

No, non serve, rispose. E poi non saprei dove metterlo.

Così, a mezzanotte, come tutte le sere, Sebastiano chiuse la saracinesca del bar, dall’esterno, coi soliti lucchetti, chiavi e catene, ma rientrò da un pertugio che fungeva da uscita di sicurezza sul retro del locale, che conoscevano solo lui e pochi  soci.
Per cena aveva mangiato due pizzette avanzate al bar e bevuto un bicchiere di vino.  Si spogliò, si mise il pigiama, si distese sulla brandina, cercando la posizione più comoda e spense la luce centrale mentre accese una lampada che aveva collocato di fianco al letto, su un mobiletto a mo’ di comodino. Aveva preso dalla biblioteca un libro, a caso e si accingeva a leggerne qualche pagina prima di prendere sonno.

Come fu, come non fu, ad un certo punto si accorse di aver dormito, svegliandosi e  si trovò al buio. Tastò con  la mano per cercare il libro e non lo trovò. Non sapeva che ora era e non si orientava, dove si trovava? Un rumorino, ronzava nelle sue orecchie, dovette fare mente locale e chiarirsi un po' le idee e riconobbe una specie di  fruscio, che veniva dalla saracinesca. Tese di più le orecchie ed aguzzò la vista nel buio totale, dove però a causa dell’adattamento degli occhi, sembrava di poter distinguere figure.

Per prudenza aveva portato con sé e posato accanto al letto, una mazza da baseball che gli aveva regalato un cugino venuto dall’America e la prese in mano. Attese ed il rumore cessò. Nell’esaltazione della sua mente, gli parve di vedere passare un’ombra davanti a sé. Gli parve addirittura che qualcuno aprisse piano piano la porta della sala delle conferenze (capirai che sala!). Il cuore gli batteva forte. Si alzò cercando di non far rumore, ma la rete della branda cigolò e lui rimase in ascolto. Nessun rumore, ma poco dopo avvertì come un mormorio che proveniva proprio da quella sala. Si avvicinò gatton gattone e tese l’orecchio Erano più voci soffocate che parlavano all’unisono, come se recitassero una preghiera. Accese la luce della stanza e vide solo come uno svolazzo di strane figure che scomparvero subito dopo lasciando nell’aria un vago odore di zolfo.

La paura era tanta, ma egli doveva sapere. Con le ginocchia tramanti avanzò all’interno della sala, avendo solo dalla sua il conforto chissà quanto efficace della mazza da baseball stretta a  due mani. Nel caso in cui avesse dovuto menar mazzate, ma nella sala non c’era nessuno. Soltanto sul tavolo un libro aperto. Non uno di quelli che si trovavano nella biblioteca del club. Sembrava un vecchio libro con le miniature; accostandosi vide che sulle due facciate erano rappresentare creature infernali, con un scritto quasi indecifrabile, che quando egli fece per prendere il libro e leggerne il titolo, le lettere si trasformarono in insetti schifosi, che uscivano fuori dalle pagine e minacciavano di saltargli addosso.

Nello stesso tempo sentì un rumore nella parte posteriore della stanza, che dava su quell’anfratto che egli usava come uscita di sicurezza, si allontanò subito dal tavolino infestato da quelle bestiacce, e si avvicinò alla porta di uscita posteriore. Anche lì, il rumore era un fruscio, come se qualcuno, stesse lavorando con molta cautela nei pressi della pota, se non proprio sulla porta.

Al colmo dell’esasperazione, deciso a fare chiarezza ad ogni costo, aprì all’improvviso la porta e mise la testa e le due mani che reggevano la mazza, fuori, pronto a menar la prima mazzata.
So-no io, non mi riconosci? Disse la figura che accoccolata per terra, stava armeggiando intorno alla porta, Pancrazio, per Belzebù! Evitò per un pelo il colpo che era già partito e per fortuna nessuno si fece male.

Ma tu che cavolo fai qui a quest’ora?  Chiese Sebastiano.

Non ero tranquillo a sapere te qui da solo, allora sono venuto a far la guarda dall’esterno e controllare che tutte le serrature delle porte di acceso al locale fossero integre.

Vieni dentro, gli disse Seba, dissimulando a fatica la sua contrarietà, non sai cosa mi è successo!
E gli raccontò tutto quanto aveva vissuto in prima persona e non riusciva a spiegarsi.

E’ stata una nottata di tregenda, disse Maurizio, appena arrivato al bar alle prime luci dell’alba, io pure ero preoccupato e non ho chiuso occhio tutta notte.

Come di tregenda?  chiese Sebastiano.

Riunione di diavoli, streghe e spiriti maligni.

Maurizio non ritenne, date le circostanze di soffermarsi in quel momento a dare altre spiegazioni sulla parola, però la tenne in mente e alla prima occasione, di fronte ad altri del circolo, si prodigò a darne una sua interpretazione.

La tregenda è termine antico e viene dal latino transienda, che vuol dire punto di passaggio, in particolare tra il mondo e l’aldilà. Quindi luogo dove si incontrano personaggi soprannaturali, tra questi gli spiriti dei dannati. Una notte di tregenda è una notte in cui il corso naturale del tempo è sovvertito da fatti  ed eventi soprannaturali, o comunque eccezionali, sempre in senso negativo di cattive esperienze fatte. Il nome sembra formato dalla fusione di due parole, tragedia e leggenda, ma non è così. La tragedia non è sinonimo di tregenda, anche se una tragedia può essere la causa di una tregenda, intesa in senso lato, di fatto tremendo, non necessariamente sovrannaturale.      

Venite vi faccio vedere il libro che ho trovato sul tavolo questa notte, è n libro stranissimo con strane figure e cose assurde. Tornarono nella sala, Sebastiano per primo, vide che sul tavolo non c’era alcun libro. Al suo posto un foglio con su scritto:

  
Mica siamo fessi.

Quando cercò di prenderlo, il fogliò volò via e scomparve.

Pancrazio era vivamente impressionato dal racconto e quanto si era svolto sotto i suoi occhi. Aveva un aspetto preoccupato e pensoso.

Sentite ragazzi, qui succedono cose dell’altro mondo non so per quale ragione siamo stati presi di mira dagli spiriti maligni e dobbiamo fare qualcosa per cacciarli. Oggi stesso vado a chiamare don Tribozio, esorcista e gli faccio benedire il circolo. Se non ce la fa lui, dobbiamo chiudere, non c’è niente da fare.

Bentornati al Medio Evo, disse Mauritius. Siete pronti ad affrontare la Santa Inquisizione?

Commenti

  1. Rimiratore nella pausa pranzo quel giorno si recava al Bar trattoria Del Capitano in compagnia di Evaristo. L'asfalto sconnesso del lungofiume faceva sobbalzare rumorosamente il furgone carico di attrezzature per cui Evaristo alzò la voce: "Pare che ieri notte ci sia stato un tentativo di intrusione nel locale di riunione del club; addirittura stamattina Sebastiano mi ha raccontato che si è verificato un episodio paranormale a cui ha assistito, essendosi trattenuto nel bar la notte per verificare se ci fossero tentativi di scasso." - "Ma davero Evarì? Uno di questi giorni propongo a Sebastiano l'istallazione di un impianto di videosorveglianza a infrarossi e gli faccio pure uno sconto così sta tranquillo la notte. Per i fantasmi può chiamare quegli esperti che si vedono ogni tanto in televisione su FOCUS, ma è meglio andarci cauti in queste cose che di gente strana ne gira negli ambienti del paranornale." Giunsero nel parcheggio del bar trattoria argomentando sul menù del giorno esposto all'ingresso.

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  2. Maccheroni alla puttanesca e pollo alla diavola. Il vino, Elisir di Belzebù. La musica? ah, sì Il Trillo del Diavolo.

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    1. Più o meno così come hai detto. Questo posto esiste veramente a sinistra del bivio per Castellalto/Canzano dopo il ponte, cucina rustica e affidabile. Menù del giorno ogni giorno diverso con un minimo dicscelta, il primo è così abbondante che ti consigliano di aspettare per ordinare il secondo e la frutta. Vino compreso 10€. Buono per lavoratori e camionisti ... forse sarebbe anche adatto ed economico per una conviviale tra amici come quelli dello Zibaldino. Eventualmente fosse necessario fare una seduta spiritica per quel fattaccio dell'altra notte chiamiamo Antonio in arte "Antidemonio", un mio vecchio amico medium che di ste cose se ne intende.

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