SALVEZZA

Articolo 4 della Confessione augustana - La giustificazione

«Ed altresì insegnano che l'uomo non può venire giustificato dinnanzi a Dio per la sua propria forza, merito od opera, ma viene gratuitamente giustificato per grazia dell'amore di Dio attraverso la fede, quando l'uomo creda di essere accolto nel favore di Dio e che i suoi peccati vengano perdonati per grazia di Cristo che, morendo, ha compiuto espiazione dei nostri peccati.»

Per comprendere filosofi tedeschi moderni come Nietzsche, Heidegger e, secondo me, pure Marx è fondamentale capire bene che cos'è il luteranesimo e che cosa ha rappresentato per il quest'ultimo la rivoluzione scientifica.
Noi, di formazione cattolica, pensiamo che i protestanti siano più meno cristiani come (eravamo) noi. Ma non c'è nulla di più distante da un cattolico romano di un luterano.
Il luteranesimo è una religione di un rigorismo terrificante. Per costoro l'uomo nasce già dannato e si salva solo per intervento di un'insondabile Grazia divina, che agisce secondo la propria impenetrabile volontà e cancellando completamente ogni forma di libero arbitrio umano. 
In nessun caso l'uomo può quindi "giustificarsi" da sé. La salvezza di conseguenza non è cosa che l'individuo possa guadagnarsi, e neanche perdere, agendo per conto suo. Essa spetta ai fedeli - quando spetta - per insindacabile dono divino. 
Ma, appunto perché non è nelle mani dell'uomo, ma è pura espressione della volontà divina, la salvezza per i protestanti è una cosa maledettamente seria.

Noi (pensate alla Divina commedia) siamo abituati a vederci con ogni probabilità dannati. Se ti va bene il Purgatorio, ma il Paradiso di Dante è un posto abitato solo dai santi, gente totalmente fuori dal comune, che ha dato sovrumana prova in vita non solo di fede e speranza, ma anche di carità indefessa. La conseguenza è che per il cattolico la salvezza è qualcosa che rimane sempre terribilmente in bilico, e la possibilità di una dannazione eterna è un'idea con cui si impara presto a convivere.

Annunciare la morte di Dio a un popolo di cultura cattolica non ha quindi l'effetto dirompente che ha avuto invece per i luterani, che erano davvero convinti che Dio avesse in serbo per loro la Salvezza, con la S maiuscola, la Vita eterna.

Toglietegli Dio e allora queste persone dovranno per la prima volta cominciare a fare realmente i conti con la Morte (di qui il famoso, e terrificante, essere-per-la-morte di Heidegger). Toglietegli Dio e, dovendo ora salvarsi da sé, metteranno Dio nell'uomo, a cui toccherà darsi una mossa per diventare Superuomo. Toglietegli Dio e con esso cadrà pure il Tempo, che per il cristiano è il luogo della speranza (e per il greco è altrettanto teleologicamente orientato, come passaggio dalla materia informe alla sostanza formata), per collassare nel perenne istante presente dell'eterno ritorno (rimane però sempre il servo arbitrio, per carità, che ora diventa "amor fati", ossia amore del proprio sovrumano destino). 

I greci, che li conoscevano bene, avevano confinato gli dèi sull'Olimpo per toglierseli di torno, in quanto terribilmente ingombranti. Epicuro, per stare ancor più stranquillo, li allontanò ulteriormente, ponendoli negli intermundia, le zone di passaggio da un mondo agli altri infiniti di cui è costituita la sua cosmologia
Il luterano fa esattamente il contrario, prende Dio dannatamente sul serio. Ed è un Dio che non solo "c'è", ma è dannatamente vicino, governa ogni tua singola mossa. Ed è così che quando la "gaia" scienza ti dice che di Dio al mondo non ce n'è traccia per il luterano sono dolori.

Secondo me il problema dell'uomo con Dio e con la salvezza lo aveva definitivamente risolto (come quasi tutto, del resto) Aristotele, per cui Dio c'è e produce il movimento di base che tiene vivo l'universo, e questa è l'unica cosa che bisogna sapere. Per il resto Dio sta nei suoi quartieri, contempla se stesso e si disinteressa di tutto e di tutti. 
La salvezza se la cerchi allora ciascuno come meglio può e crede. O come dicono gli abruzzesi: "chi vuole Dio, che se lo preghi!"

Commenti

  1. Accolgo in pieno la parte conclusiva che é relativa al pensiero aristotelico, infatti quello è il Dio che io concepisco in sostanza.

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