MULTA PAUCIS


                                                                           

Non sai cosa ha fatto Pancrazio?  E’ andato da Marcello che conosce appena perché lo ha incontrato una volta insieme a me e lo ha invitato al bar per un caffè, con la scusa che doveva parlargli di una problema che riguardava lo Zibaldino.

Questo diceva la notte di un giorno molto movimentato, Maurizio a Chiara, dentro al letto nel quale seguitavano a dormire insieme, ma ormai senza avere alcun contatto tra di loro, a far data da un certo giorno.

Però a questo punto, per non essere troppo intriganti con questi due poveri arrovellati, lasciamo la parola all’io narrante, ché questo è il suo mestiere, di ficcare il naso tra le lenzuola dei personaggi, nei letti, mentre chi è nella storia può rifiutarsi di farlo. Usciamo quindi dalla camera da letto dei nostri eroi e trasferiamoci sulla strada, nella quale Pancrazio ha trascinato Marcello, con la scusa dello
 Zibaldino.


                                      Il Sito dell'Arte al Grand Palais di Parigi. Foto dal web



Una volta fuori, dopo aver parlato del più e del meno, ma molto più del meno che del più, con il suo modo invadente, nell’angolino del bar dove aveva fatto portare le tazzine del caffè, per essere riparati dalla curiosità della gente, come due cospiratori, lui con la testa molto vicina a quella del suo ospite, da una parte all’altra dello striminzito tavolinetto, Pancrazio ha così esordito:

Ma tu a Maurizio ci vuoi bene? So che siete amici da tanto tempo e che Maurizio si fidava ciecamente di te, fino a poco tempo fa e precisamente dal giorno in cui ci è stata una certa festa, finita non proprio nel modo migliore e da quel momento Maurizio ha cambiato faccia, non sembra più lo stesso, è come se avesse un rovello, che è un assillo che non ti puoi togliere dalla testa, perché pensa che in quella occasione sia capitato qualcosa per cui egli non è più sicuro della fedeltà di Chiara nei suoi confronti.

Marcello era visibilmente imbarazzato e non sapeva come opporsi a quella indebita intromissione nei suoi fatti personali, che includevano anche l’onorabilità di altre persone, da parte di quell’uomo grande e grosso e piuttosto rozzo che aveva davanti.

Ma ancora di più si doveva meravigliare, quando Pancrazio,  di fronte al suo ostinato silenzio, senza alcuna accortezza, a bruciapelo gli chiese

Ma tu insomma a Chiara te la sei fatta, oppure no?

Ma come cazzo ti pemetti…riuscì appena ad articolare, che lui

No no, senza che t’incazzi. Io sono qui in rappresentanza del mio amico Maurizio che non ha il coraggio di chiederti la stessa cosa, però si macella nel dubbio.
.
Ma tu devi andare affanculo cento volte, gli disse infine Marcello con quanta voce aveva, tanto che nel bar alcuni si alzarono e si affacciarono discretamente dietro il separè, per vedere cosa stesse avvenendo.

Qui ci conviene mantenere la calma, disse Pancrazio e a quelli che avevano fatto capolino,

Tutto a posto, ragazzi, tornate al vostro posto, questi sono cazzi che riguardano solo noi due.

Poi rivolto al suo interlocutore, che aveva già perso parte della sua indignazione,

Qui ci vuole qualcosa di forte, sei d’accordo? Beviamoci da amici un buon bicchiere di whisky e poi ci chiariremo le idee. Ci stai? Senza attendere alcuna risposta:

Sebastiano, per favore ci porti due whisky? Grazie, lasciaci pure la bottiglia.

Vedi, io ti ho chiesto se te la sei fatta, perché Maurizio è convinto di sì, mentre io penso che non sia avvenuto niente quella notte. Si tratta di salvare un’anima e nello stesso tempo il nostro Circolo, che senza Maurizio muore. Se glielo dici tu che non è successo niente, lui ti crede. Così fanno la pace e pari e patta.

E tu pensi che se fosse avvenuto qualcosa quella notte, io verrei a dirlo a te, che non so nemmeno chi sei?

No per l’amore di Dio, dillo solo a lui, che si mette il cuore in pace, chi s’è visto s’è visto. A me basta che me lo fai capire. Io voglio solo la pace. E poi, sai che ti dico, che a volte è meglio una piccola bugia, per il bene comune, che una verità negata.

Ma fammi il piacere, cialtrone.

Mentre parlava ed insultava Pancrazio, tanto aveva capito che non avrebbe reagito, Marcello non rifiutò il primo bicchiere di Whisky che l’altro gli offrì e lo bevve tutto d’un fiato. Pancrazio versò di nuovo.

Vedi, nei fatti di cuore o di sesso, è meglio farsi i fatti propri, diceva Pancrazio conciliante. Ma se uno può dare una mano ad un amico che c’è di male? Chi si trova invischiato nella storia, invece, non ha la mente lucida, non è in grado di giudicare l’importanza o la non importanza di quello che sta avvenendo e da questo a volte dipendono conseguenze disastrose, molto spesso, per niente.

Raggiunsero un accordo i due ormai quasi amici? Erano al terzo bicchiere di whisky e la sera era ancora giovane. Ma a questo punto l’io narrante, per non rovinare al lettore la sorpresa, preferisce tornare tra le lenzuola di Maurizio e Chiara, scoprire cosa vi si sta svolgendo e finire la storia in bellezza.

Con una precisazione tecnica: i due tempi, quello del discorso fra Pancrazio e Marcello e quello che succede in camera da letto dei due fidanzati, non sono coevi. Naturalmente il primo precede il secondo e perché questo secondo avvenga è necessario che, passato alquanto tempo dal primo accadimento, e venuto a conoscenza Maurizio del suo esito, l’io narrante immagina che questa seconda scena abbia luogo nel letto indicato, il giorno dopo l’incontro di Pancrazio con Marcello.

Anche prima di avere la conferma de visu, sbirciando sotto il lenzuolo, l’io narrante guardoncello, già ha  capito che qualcosa  è cambiato nel comportamento reciproco dei  due. Ora si scambiano tenerezze, buffetti, bacetti e le nuvole sembrano essere state fugate.

Diavolo d’un Pancrazio! Tante volte bastano poche cose semplici a dare risultati abbondanti. Multis paucis? direbbe con aria saccente il nostro Pancraziatore. Ma sì, dài pauca pauca, che ce ne frega!

Commenti

  1. CHIARA, la fosca

    Al solito bar per la cerimonia del caffe, Rimiratore mostrò una busta a Evaristo dicendogli che la doveva consegnare a Licius, precisando che la lettera era per lui mentre la piccola scheda SD era riservata personale per Mauritius ed era l'unica e originale. "Di che si tratta?" - chiese Evaristo. - Serio e preoccupato, Rimiratore lanciò uno sguardo furtivo intorno come per assicurarsi che non vi fossero spie. A bassa voce e con tono confidenziale disse: - "Qualche pomeriggio fa, in una pausa di lavoro, sono stato al Bar Dell'Olmo per un panino e un bicchier di vino, così ho saputo da Sebastiano del pasticcio che avete combinato tu Licio e Pancrazio. Sto povero Mauritius gia stava in pensiero pe Chiara, che mezza mbriaca la sera de la festa invece de restà a casa montò in machina co Marcello (bell'amico quello, te lo riccommanno!), e voi l'avete fatto pure 'ncazza de brutto. Ce voglio mette riparo a sta faccenda, se sto club si sfascia me dispiace, me diverto tanto a starli a sentì de nascosto"- giunse Giusi con il caffè e il solito Evaristo si distrasse attratto come sempre dalle belle forme di lei- "A professò piantala de fà il cascamorto e stamme a sentì che la cosa è seria! ... Giusi mo pago io" - disse porgendo il denaro mentre bloccava la mano di Evaristo - "Allora la sera della festa io stavo in macchina sotto casa col microfono selettivo direzionale a sentì quello che combinavano. Quando vidi uscire Chiara e Marcello, insospettito inforcai il visore a infrarossi e li seguii a luci spente. Giunti al lago nascosi la macchina e mi appostai tra i cespugli facendo riprese e foto con telecamera a infrarossi e il microfono direzionale su na scheda SD. Chiara da 'mbriaca diceva un po di scemate facendo gesti da ragazzina. Marcello se vedeva che era un poco 'nfoiato. Marcello invidia a Mauritius che stà co sta ragazza bella, atletica, colta e simpatica. De botto Chiara se leva la gonna e fa pe buttase 'n'acqua. 'M'allarmai, stavo pronto pe core a da' na mano a Marcello che là la riva è corta e dopo qualche metro se sprofonna, una che sta 'mbriaca mica tanto nuota. Pe fortuna non successe niente. Ma poi c'hanno fatto? niente, come du ragazzini se so abbracciati e se so' dati un bacetto, poi lei s'è stesa a tera su la coperta, cecata de sonno. Marcello se poteva approfittà ma se trattenne perché certo je dispiaceva de fa' sto sgarbo all'amico. Sttettero n'altro po' e rimontarono in machina, pure io ripartii na volta allontanati" - "Ma non ti vergogni per niente di fare il guardone co 'sa faccia di bronzo che te ritrovi!" - disse Evaristo e continuò - "...e la lettera?" - "A Evari', mo me rompi! Che rimiratore sarei se non fossi attrezzato pe spià la gente? È n'hobbi, me piace e non faccio male a nisciuno, ma stavolta è a fin de bene però e nun ce so' copie! Allora co la lettera do na dritta a sti amici: - pe fa' pace - dico - organizzate una conviviale da Schillaci, a LA CANTINA DI PORTA ROMANA, sotto quei porticetti è bello mangiare co l'amici tra una chiacchiera e un bicchiere di vino casereccio; è rustico il posto e pure la cucina, ma il simpatico Schillaci si intrattiene co i clienti e li fa sentire come a casa. Nella busta c'ho messo pure due stampe da na sintesi de wikipedia: IL CONVIVIO di Dante così hanno tanto da ragionà sul quarto trattato soprattutto; poi pe ricompone lo spirito de gruppo il DE AMICITIA di Cicerone. Ce ne sta de robba pe argomentà e magnà de gusto." Si alzarono e mentre Evaristo si mise a fare il solito scemo con Giusi, con la scusa di salutarla, Rimiratore andò ad aspettarlo in macchina borbottando e facendo gestacci visibilmente scocciato.

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    1. Ahu! E chi magna più se se mette a legge Dante o Cicerone?

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