LA PIEGA
Non mi piace disse Maurizio alla prima riunione dopo la riapertura
del circolo, la piega che ha preso questo Zibaldino da quando c’è quel
Rimiratore (senti poi…anche ‘sto nome…), pronto a farci le bucce su ogni
singolo particolare di quello che diciamo o scriviamo. E poi non conosce i limiti
della propria competenza ed invade il terreno altrui, con grande disinvoltura,
intralciando il lavoro e annacquando il vino, buono o mediocre che sia di
altri, con pignolesche tirate. Ora per esempio si è impossessato perfino dell’io
parlante per fargli dire cose che egli mai avrebbe pensato
L’io parlante uno è, e non puoi fargli dire quello che cazzo
pare a te. Come se si trattasse di un pensiero suo autentico. Qui sta capitando
esattamente quello che capitò a Cervantes, con De Vega, che gli rubò i
personaggi del Chisciotte e scrisse un secondo volume del suo capolavoro, a suo,
di Cervantes, nome, confondendo le acque e le teste dei lettori.
i
.
i
.
Sento già la voce gracchiante di questo grillo parlante,
Confrontarsi con Cervantes, però…andiamo benee!
Questo ora pretenderebbe di parlare anche a nome mio e di,
sentite sentite, Pancrazio, che non può essere imbrigliato da nessuno, figuriamoci
da un Rimira-che? Tore, tore…
La piega o la piaga? Non
osa infatti parlare di cultura e di confronti? Ma guarda, vorrei dirgli che qui
nessuno è in gara con nessuno, specie in campo di cultura, perché allora se di
cultura dovessimo veramente parlare, ebbene sapete cosa penso? che la sola parola
andrebbe bandita, da tutti noi, Zilbaldino e Miratotre (senza il Ri), perché
parlare di cultura a questo livello significherebbe far ridere veramente i
polli.
Perciò allora stiamoci buoni e seguitiamo a fare quello che
abbiamo sempre fatto. Esploriamo il sottobosco di una sia pur rada vegetazione
di piccolo taglio, quello che sia addice a noi, lasciando i grandi alberi delle
foreste inesplorate, ad altri che sanno come trattarli. Non ci montiamo la
testa e soprattutto, smettiamo di guardare il dito e non la luna, e non
prendiamoci troppo sul serio, uomini siamo e di poca sostanza.
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EliminaLA MERENDA
RispondiEliminaRimiratore aveva dato appuntamento a Evaristo al "Bar Osteria Del Fattore" (nome inventato) dove stava sistemando l'impianto elettrico, in un borgo in cima alla collina da dove si godeva un panorama dal mare fino al Gran Sasso, per una piacevole merenda ammirando il tramonto. Uscì dal bagno dove s'era dato una spolverata alla tuta e lavato le mani; si sedette al tavolo sulla terrazza panoramica di fronte a Evaristo che stava già assaporando una bruschetta. Ne prese una anche lui e brindarono alla loro amicizia con del buon vino rosso. Evaristo s'asciugò le labbra, schiarì la voce e disse: - "Rimi', tu la devi fare finita di creare problemi a Licius per cui non mi dare più niente da consegnargli. Con l'ultima lettera un qualche aiuto l'hai dato agli amici del club, ma non era quello il modo ... " - "Evarì ma io ..." - "ma statte zitto Rimi', é meglio che usi di più il tester e meno quella testa di ... " - " ... che te ritrovi! A professò" - intervenne Rimiratore - " non comincià co li aggettivi sennò sta merenda va a male!" - "va bene Rimi' mi fermo qui, ma ti ricordo che la strada per l'Inferno è lastricata di buone intenzioni e poi smettila di parlare romanesco che mi irriti!" - " E se me scappa qualche parola?" - "Qualche parola ci può stare, scappano pure a me." - disse Evaristo addentando l'ultima bruschetta. - "Va bene professore, farò del mio meglio ... ma frecati come magni!" - Il sole toccava già la cima del Gran Sasso mentre i due amici continuavano a intrattenersi in chiacchiere rimirando il paesaggio al tramonto tra un bicchiere e l'altro.