CINQUANTA GIORNI


                                                                          
Lucio mi ha invitato a fare qualche considerazione sulla festa della Pentecoste. Lo ha fatto perché io più volte ho dimostrato di avere interesse per argomenti di carattere religioso, soprattutto per quanto riguarda la vita di Gesù, massimamente in occasione delle festività del Natale e della Pasqua, per cui ha pensato che essendo la Pentecoste, dopo quelle appena citate la più importante festa per la Chiesa cattolica, lo stesso interesse possa io avere per essa, da scriverne, come al solito, nel bene e nel male.

Mi dispiace dirlo, ma non è così. Contrariamente alle altre ricorrenze citate, che coinvolgono molti altri aspetti non strettamente religiosi, tipo inseguire le tracce storiche  di certi avvenimenti, riflessioni sulla  figura di Gesù uomo, la narrazione senz’altro affasciante della sua nascita, vita e morte, avvenute tutte in condizioni di grande eccezionalità, il contenuto della sua predicazione, di grande valore non soltanto per i fedeli della religione cristiana, questa di oggi si presenta come un festa esclusivamente religiosa, se vogliamo anche priva di vero fascino emozionale.

In un primo tempo avevo pensato di far cadere la proposta, poi ho avuto la curiosità di rinfrescare le mie memorie sull’argomento, infine ho deciso di aderire alla sua richiesta, cosa di cui ora lo ringrazio. Ho così ri-appreso che la parola Pentecoste significa cinquantesimo giorno e che la festività che porta questo nome è antichissima, risalendo ben oltre l’inizio dell’era cristiana. Al tempo dei romani era una festa agraria ed aveva a che fare con l’inizio della stagione della mietitura. Ma la sua origine è ancora più antica e risale alle popolazioni che abitavano il territorio dell’attuale Lazio, prima dell’avvento dei romani.

                 Che cos'è la Pentecoste? - Focus Junior
                                                               Pentecoste Foto dal web


 Si chiamava anche festa delle sette settimane che, ora si contano dalla data della Pasqua, giorno della resurrezione di Gesù. Sette settimane equivalgono a 49 giorni, per cui forse non è del tutto sbagliato che io ne stia parlando oggi, cinquantesimo dalla Pasqua, mentre la festa liturgica, è stata celebrata ieri, a soli 49 giorni da essa, sicuramente per esigenze organizzative della Chiesa.

Con la Pentecoste, si commemora l’episodio del secondo capitolo degli Atti degli Apostoli, nel quale si dice che Maria e gli apostoli si erano riuniti a Gerusalemme nella casa del Cenacolo, in occasione della festa della Pentecoste, quando un rumore assordante scosse l’aria ed apparvero delle lingue di fuoco che si posizionarono sul capo di ciascuno di loro. Il fenomeno, del tutto particolare fu interpretato come manifestazione dello Spirito Santo che era sceso su di loro apportando doni e infondendo qualità che essi non avevano, come quella di parlare tutte le lingue. Tutti cominciarono a parlare diverse lingue e questo facilità di rapportarsi con persone che parlavano le più diverse lingue, permise l’inizio della missione della cristianizzazione del mondo.

Sono convinto che se facessimo un sondaggio fra cristiani praticanti di medio livello, per appurare quanti sarebbero in grado di spiegarci il significato di questa festa, solo pochi saprebbero rispondere esattamente. Questo perché essa fa poca presa anche nei confronti dei credenti osservanti. Ma questo è un fenomeno che potrebbe riguardare anche altri aspetti della religione.
Come per le altre ricorrenze religiose, il dato di maggior rilevanza che mi sembra sia ormai accertato è che per ogni festività che si osserva ancora oggi, da noi,  in pieno cristianesimo, si trova una fonte che non è quella cristiana ma tutte hanno origini da precedenti manifestazioni religiose o civili dei tempi in cui il paganesimo era imperante.

Per parlare solo della Pentecoste, mi viene da pensare che sia stato lungo il cammino che ha portato alla trasformazione della festa, da agraria a religiosa, e che ci saranno state generazioni di uomini e di donne che hanno avuto la ventura di festeggiare prima quella che aveva vocazione agraria, che poi, piano piano si è trasformata in religiosa, con l’introduzione di riti e simboli di quella religione che stava nascendo assumendo tutt’altro carattere.

Se andiamo ad esaminare nel merito cosa è la festa della Pentecoste, rileviamo che essa sembra un espediente per dare inizio all’opera missionaria di espansione della religione cristiana.

Si discusse all’epoca della prima cristianizzazione, se questa religione, nata in ambito ebraico, tra ebrei, fosse, o meno da estendere ad altre popolazioni, propendendo alcuni per la chiusura, sul solco della tradizione di quel popolo di pastori, che era stato geloso del proprio Dio.

Paolo di Tarso era di diverso avviso ed aveva combattuto una battaglia con gli altri fedeli affinché la religione cristiana dovesse essere estesa ai così detti gentili e a tutti gli uomini della terra. E vinse la sua battaglia. La Pentecoste altro non è che l’avvio di questa nuova fase della cristianizzazione.

Si tratta di un passaggio fondamentale, ma riguarda esclusivamente la vocazione ad espandersi in tutto il mondo di una religione, che sul presupposto dato per scontato di essere essa stessa l’unica vera, abbia il diritto ed il dovere di far conoscere la verità a tutti gli altri ed essere l’unica religione al mondo.

Dopo due millenni e rotti, però, questo obiettivo è ancora lontano dall’essere raggiunto.   

Commenti

  1. Ho letto con grande interesse e piacere questo breve saggio che come tuo solito analizzi con cura l'argomento per poi trattarlo con stile narrativo ed "esaustivo". Hai completato la scarna conoscenza che avevo in merito e ti ringrazio.
    Lucio.

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