TUTTOLOGIA

Camminavano fianco a fianco, ad una distanza di un metro e mezzo l’uno all’altro, indossando le mascherine di prammatica (in una precedente occasione Pancrazio aveva inteso ‘grammatica’ ed era successo un casino), lungo una strada di campagna, non lungi dall’abitato cittadino, Mauritius, molto composto e con l’ius del nome bene evidente e Licius, che non era da meno ma lo nascondeva sotto il cappello. 

L'Altopiano di Monfraccazzo - 2017   (1)



Parlavano del più e del meno, ma più del meno, che meno del più, passando da un argomento all’altro, con grande facilità, avendo loro in comune una vasta gamma di conoscenze in ogni campo del sapere umano (e disumano, aggiungeva qualcuno).

Rubando l’idea ad un sito internet, si potrebbe dire che i due avessero conseguito entrambi la laurea in Tuttologia, ma solo uno dei due aveva frequentato il master in Fraccazzismo. Indovinate quale.

Sai Licius, stava dicendo Mauritius, Pancrazio in più occasioni mi ha accusato apertamente di essere un saccente. Naturalmente saccente è una mia traduzione: egli dice saputone. Saccente viene dal latino, ma che lo dico a fare, tu lo sai, viene da sapiens, sapiente. Il dispregiativo saputone si applica nel caso di persona che vuole far credere di essere molto colta, mentre in realtà ha una erudizione superficiale molto abborracciata. Lo stesso è per il saccente, solo che a lui si associa una nota di ostentazione che irrita l’ascoltatore.

Se ci fai caso, rispose Licius, alzando il mento in modo da guardare il compagno dal basso in alto (Mauritius era di statura, di poco più alta), questo è quello che avviene normalmente in internet e marcatamente in Facebook, dove tutti credono di poter intervenire in qualsiasi discussione, senza avere la benché minima preparazione.

Naturalmente i due si escludevano dal novero dei tuttologi, quando forse proprio di loro un giorno si dovrà parlare.

E l’arroganza è la loro principale nota distintiva, aggiunse Mauritius. Sai Licius, questo avviene in ogni campo ed il peggio è quando la materia è tale che può influire sulla vita delle persone. Ti voglio raccontare un episodio della mia vita, molto significativo al riguardo.

Quando era fanciullo, in un’estate molto calda, mio fratello, avrà avuto undici, dodici anni, si ammalò di una malattia gastroenterica, diagnosticata dal medico curante, prima come tifo, poi, derubricata a paratifo, infine definita morbo asiatico di cui non si conosceva il ceppo. Dopo tanti tentativi di cura, tutti con esiti peggiorativi dello stato di salute di mio fratello, in mancanza di altre risorse, fu lo stesso curante a suggerire come ultima speranza in un quadro ormai decisamente sfavorevole, un consulto medico con uno specialista di sua conoscenza, che avrebbe potuto salvarlo.

Quando questo specialista arrivò al capezzale del malato, unitamente al medico curante, ignorò quanto questi andava dicendo come informativa generale sullo stato delle cose, e impose il silenzio assoluto a tutti i presenti. Quindi iniziò la sua visita, tenendo tutti a distanza, per avere la libertà di muoversi come voleva intorno al letto del malato.

Dopo un certo tempo trascorso fra manipolazioni, auscultazioni con stetoscopio e senza, fai un forte respiro, dici trentatré, ecc., girati di qua, girati di là, mia madre, sapendo che la malattia aveva compromesso il buon funzionamento di più organi contemporaneamente, chiese umilmente all’uomo in quel momento, col busto riverso sul corpo del malato, per osservare non so quale parte del povero corpo martoriato:

Mi scusi professore, ma lei di quale branca della medicina è specialista?

Egli, come punto sul vivo, sollevò il capo e guardando il volto di mia madre, che era la rappresentazione simultanea del dolore per il figlio sofferente e del timore di aver arrecato offesa ad una celebrità, cosa che non era assolutamente nelle sue intenzioni, dopo qualche attimo di sospensione, arrogantemente rispose:

Di tutte, cara signora, io sono specialista di tutto.

Capimmo allora che l’unica speranza di salvezza di mio fratello risiedeva in un miracolo. Lo specialista di tutto se ne andò senza lasciarci alcun indirizzo valido, dopo aver riscosso la sua parcella. Dietro di lui il medico curante, con la faccia più da funerale di sempre. Per lui non c’era più nulla da fare. Era sulla porta di casa ed improvvisamente annullò le limitazioni alle quali aveva sottoposto mio fratello per tutto il tempo della malattia. Soprattutto quelle alimentari. Mangiasse pure quello che voleva. A quel punto nulla più contava.

Ritenendolo per spacciato, a mio fratello fu chiesto, fral le lacrime, cosa desiderasse mangiare, come si faceva con i condannati a morte, per l’ultimo pasto prima dell’esecuzione ed egli sorprendentemente allegro, tirò fuori una lista di desideri lunga quanto un lenzuolo, tenuta repressa lungamente nel suo intimo, che ora voleva soddisfare, riprovando gli antichi sapori di un tempo, uno alla volta, in un susseguirsi di piacevoli abbandoni.

Pasta e fagioli, scrippelle, maccheroni aglio e olio, frittura di pesce, supplì al telefono (con mozzarella), furono i primi ad essere soddisfatti. Poi seguirono molti altri, con un crescendo rossiniano (a Rossini, è noto, il cibo buono piaceva), un mezzo bicchiere di vino a pasto, ecc. Per noi non c’era piacere più grande, che vederlo mangiare, piano, ma con soddisfazione, ogni volta con maggior appetito.

Manco a dirlo, da quel momento, la malattia di mio fratello prese un decorso che si rivelò subito fruttuoso, oltre che virtuoso, migliorando giorno per giorno fino a guarire del tutto.

Questo è un miracolo ebbe a dire il medico curante, quando venne a sapere della completa guarigione senza cure di mio fratello.

Mia madre ne era più che convinta. Si erano realizzati i voti per i quali aveva lungamente pregato.

Mauritius si arrestò. Torniamo indietro? Domandò al suo compagno di passeggiata.

Sono commosso e non so che dire, rispose Licius. Sì. Certo, possiamo tornare indietro, ma ti prego, lasciamo un segnale qui per indicare fin dove siamo arrivati. Non vorrei che Rimiratore, che è rimasto notevolmente indietro, si perdesse. Inoltre dobbiamo lasciargli uno spazio per il suo commento. Tu sai com’è fatto, non c’è cosa che non lo interessi, e non c’è argomento in cui non gli piaccia mettere il becco.

Lasciamo un foglio in bianco per le sue eventuali osservazioni e così faremo in avvenire ogni volta che lui non sarà con noi. A lui piace rimuginare un poco su quello che legge, che vede o che sente e poi ha una soluzione per ogni problema, staremo a vedere, anche se, per quello che abbiamo detto oggi, essendo l’argomento molto personale, mi sembra difficile che possa avere qualcosa da aggiungere.

Sul ricordo personale, non penso, ma sul problema dei tuttologi, sì. Mi piacerebbe sapere come la pensa su questo argomento.

D’accordo, rispose Licius e poi di seguito:

Alla buon’ora, s’è fatto tardi; è tempo che torni dai miei.

Ciao Mauritius.

A domani, Licius. Stammi bene e…falla riposare, ogni tanto, la tua testa.

Vedrò di accontentarti, ma dovrò farmi violenza. Anche tu, d’altro canto…un refolo di vento, portò via le ultime parole.

Maurizius, allontanandosi: dicevi??

No, niente è il frusciare delle foglie, a domani.


1) Non perdete il vosro tempo a cercare sull'Atlante l'altopiano della foto.  

Commenti

  1. LA SCAMPAGNATA
    Rimiratore arrancava faticosamente sul fianco della collina per un sentiero in salita, tra campi di fave sfiorite e di grano ancora verde. Stava seguendo, di nascosto e a debita distanza, il gruppetto dello Zibaldino che in quel giorno aveva deciso di argomentare peripateticamente in mezzo alla natura. Era troppo distante per sentire - "ma guarda che passo sti fetenti, me sembrano atleti allenati e io so' du' anni che non vado in palestra"- disse parlando tra sé e sé tra un respiro affannoso e l'altro, da fare invidia a un mantice. Giunse sulla cima del colle e si imbattè in un ramoscello ifilato sul terreno con sopra infilzato un foglio di carta scritto: "Rimiratore, ci siamo accorti fin da principio che ci seguivi spiandoci come tuo solito. Per una forma di solidarietà, che a noi non manca, ti avvertiamo che qua non c'è campo per cui google map non funziona. Perciò se insisti a seguirci bada che quando arrivi al ruscello devi prendere a sinistra se vuoi tornà in città, altrimenti ti perdi tra i campi e ci fai notte. Hai capito tu che t'atteggi a tuttologo? Firmato Licius" - "oddio, sti fetenti m'hanno sgamato pure oggi" - pensò e aggiunse - "a sto fetente di Licius je devo fa' no scherzo. Da Evaristo je faccio manomette co na scusa il cellulare pe mettece un'app nascosta così sento li discorsi che fanno." - Preso da questi pensieri, seguendo le indicazioni di Licius raggiunse l'auto e si diresse alla volta del Caffe Grande Italia.

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